Lo stratega che voleva riunire tutti i populismi del mondo

Lontano dal paradigma della propaganda ma con un pubblico di riferimento ben chiaro in mente, The Brink sceglie un approccio ispirato al cinema verità per tratteggiare una delle figure più controverse dell’attuale panorama politico. Stringato e non banale, restituisce un ritratto di Bannon profondo e stratificato.

Steve Bannon. Ideologo o genio del marketing? Teorico o profondo conoscitore dell’animo umano? Macchinatore nell’ombra o arrampicatore socio-politico che ha investito sulla figura cucitasi addosso nell’ultimo decennio?
Difficile approcciarsi a The Brink – Sull’orlo dell’abisso mantenendo separato il contesto ideologico dal giudizio cinematografico. Ruotando intorno a un nucleo che per sua stessa definizione non può che polarizzare le opinioni ed estremizzare le discussioni, avrebbe potuto correre il rischio di ridursi al solito prodotto di stampo (contro-)propagandistico. Invece Allison Klayman e Marie Therese Guirgis, rispettivamente alla regia e al timone della produzione, scelgono di seguire il sentiero del cinema verità, distaccandosi da quel taglio smaccatamente liberal (nel senso statunitense e politico del termine) che avrebbe potuto contraddistinguere un film focalizzato sull’attivismo.
The Brink non si ispira al modello Michael Moore, non cede al sensazionalismo e alla tendenza all’altezzoso indottrinamento di masse ignoranti o poco informate, non è latore di verità assolute: decide di non scendere a patti con lo stesso sistema che intende smascherare. Tallona l’ex stratega della campagna presidenziale di Donald Trump dal momento del suo allontanamento dalla Casa Bianca (in seguito alla manifestazione Unite the Right Rally, organizzata dai suprematisti bianchi, e ai disordini di Charlottesville) fino alle elezioni statunitensi di metà mandato svoltesi nel 2018. Un anno durante il quale Bannon avrebbe posto le basi per una campagna itinerante tra Europa e Stati Uniti, al fine di fondare una rete internazionale che promuovesse politiche sovraniste e populiste e unificasse i partiti di estrema destra sotto un’unica bandiera in vista delle successive sfide elettorali.
Un approccio distaccato che va oltre l’immagine superficiale della personalità pubblica di Bannon, che mette a nudo la sua propensione a distorcere i fatti secondo il proprio tornaconto, che tratteggia l’uomo dietro la maschera, a costo di mostrarlo anche in quei momenti leggeri, rilassati e divertenti che invitano a provare per lui simpatia o empatia. The Brink infatti, oltre a essere una cronaca dettagliata di come si possa edificare un fronte ideologico e d’intenti sfruttando uno schema ben oliato, è una schermaglia continua a colpi di fioretto. Bannon ha costruito le sue fortune sfruttando l’immagine che i media gli avevano confezionato involontariamente su misura, ribaltando il suo ruolo e trasformandosi in un martire della causa al fine di accrescere e mantenere potere e influenza; che abbia accettato di farsi ritrarre pur cosciente del taglio che la pellicola avrebbe assunto può essere intesa come l’ennesima sfida figlia della spavalderia e del desiderio di cavalcare l’onda. Klayman invece rimane fuori scena, limitando al minimo i propri interventi, lavorando di montaggio e sottrazione, e scommettendo tutto sullo spettatore: per far passare un’idea non serve colpevolizzare ci ti sta di fronte insinuando che stia sbagliando (si discute ancora di quanti voti furono persi dai democratici quando Hilary Clinton apostrofò come “miserabili” gli elettori di Trump), molto meglio metterlo di fronte ai fatti e lasciare che sia lui a decidere in coscienza.
The Brink, proprio come il suo titolo, suggerisce molteplici chiavi di lettura. Pennella un uomo che vive sempre sul limite, e che anche a sessantacinque anni continua a trovare nuovi appigli per portare avanti la sua brillante carriera da venditore mascherandola da crociata. Ma quel limite è lo stesso orlo che ci vede in bilico su un abisso di odio, e che la pellicola ritrae proprio come l’imperatore di quella fiaba di Andersen: nudo.

Nazionalità: Stati Uniti
Anno: 2019
Genere: Documentario
Durata: 91′
Regia
: Alison Klayman
Produzione
: Marie Therese Guirgis, Alison Klayman, AliKlay Productions, Claverie Films, RYOT Films
Distribuzione
: Wanted

Nelle sale italiane da giorno 29 Aprile 2019