Il bene e il male all’inizio degli X-Men

Le origini degli X-Men: dalla seconda guerra mondiale ai quesiti di oggi, passando per la guerra fredda.

Dopo essere andati alla scoperta di uno dei mutanti della Marvel più celebri – Wolverine – con X-Men: L’inizio, quinto capitolo della saga, si torna ancora più indietro, con la visualizzazione della scoperta adolescenziale di superpoteri, le prime battaglie e il formarsi del primo gruppo di mutanti.

Erik (Michael Fassbender) scopre il suo potere quando si trova in un campo di concentramento nazista (luogo nel quale conoscerà anche la cattiveria, l’egoismo, la malvagità dell’uomo), dove viene strappato ai genitori ed è testimone dell’assassinio della madre.
Da quel tragico momento tutta la sua esistenza viene a essere dominata da un profondo senso di vendetta e di rivalsa nei confronti del genere umano. Questo sentimento porterà, infatti, Erik ad allearsi con un gruppo di mutanti – reclutati da un professore capace di penetrare nella mente delle persone e di influenzarla, Xavier (James McAvoy), e da un riservato dipartimento della CIA – e ad andare alla ricerca di Shaw (Kevin Bacon), mutante e assassino di sua madre. Ma se Erik vorrà unicamente vendicarsi di tale morte, l’intenzione di Xavier sarà quella, invece, di evitare una nuova guerra nucleare tra America e Russia.

L’elemento più interessante del film è, probabilmente, il contesto storico in cui le vicende sono ambientate e che procede di pari passo con l’elemento fantascientifico, intrecciandosi e condizionandosi vicendevolmente: infatti, se la vicenda dei mutanti trae origine da quel campo nazista, la Storia del Novecento, a partire dalla guerra fredda e dalla crisi di Cuba, può dirsi conseguenza del secondo conflitto mondiale.

Ancora una volta, siamo di fronte al conflitto tra bene e male, ma a differenza di altre occasioni, il confine tra i due mondi non è ben definito. Personaggio emblematico di questa incertezza è proprio Erik che lotta con Xavier a fianco del bene, ma è, tuttavia, motivato da un autodistruttivo sentimento di vendetta. Non solo: la sua rabbia contro l’universo umano, lo fa rimbalzare continuamente dal giusto allo sbagliato (e ritorno), rendendo impossibile comprenderne la delimitazione. Di confine parla anche Xavier in una scena significativa, dove incitando Erik a spostare un radar, dice: «La concentrazione sta in un punto a metà tra rabbia e serenità». È la linea di confine, il punto d’equilibrio, ma – si sa – stare su un punto è molto complicato e si tende a scivolare da una parte o dall’altra.

Ben saldo al timone del film è, invece, il regista Matthew Vaughn, per la prima volta alle prese con gli X-Men. La sua regia non è invasiva, ma è evidente un’estrema cura nei dettagli: lo studio di inquadrature ricercate (per esempio vediamo l’estrazione di un dente dall’interno della bocca), un sapiente utilizzo di primo e secondo piano attraverso il controllo della messa a fuoco, l’adozione di filtri colorati, un montaggio alternato e dai ritmi incostanti – senza mai essere monotono o noioso -, l’utilizzo di sofisticati split screen (schermo diviso) – come raccordi tra le inquadrature nella sequenza dell’addestramento dei mutanti – o d’immagini ricercate come l’ingrandimento fino al particolare di una moneta nazista su sfondo completamento nero (utilizzato come espediente per un flashback che conduce dal campo di concentramento a un ufficio degli anni Sessanta). Da sottolineare anche l’interessante soluzione di avventurarsi in soggettive “mentali”, nelle quali non solo vediamo ciò che vedono i personaggi, ma anche quello che pensano o, addirittura, quello che inducono a pensare nella mente di terzi.

Ottima la scelta dei protagonisti: McAvoy ha la saggezza del professor X, Fassbender è nato supereroe – potrebbe anche essere un ottimo Batman -, Bacon è il classico attore ideale per il ruolo di “cattivo”. E ricompare anche Hugh Jackman, il futuro Wolverine, in un cammeo da applausi.
Il resto del cast interpreta un’infinità di mutanti al limite del confusionario: si pongono fianco a fianco, infatti, personaggi risalenti a diversi periodi storici e a diverse annate del fumetto, andando a scovare anche quelli meno noti e rendendo più complicata – ma anche per questo curiosa – la visione del lungometraggio per chi non è un appassionato lettore di comics, il quale sarà però ugualmente coinvolto dalla vicenda e divertito da un costante umorismo tipicamente americano che pervade il film.

Molti i temi sui cui riflettere: l’amicizia, l’amore, la pace e la guerra, la vendetta, l’accettarsi per quello che si è (un giovane mutante si trasforma ne La Bestia iniettandosi un liquido per diminuire le dimensioni dei suoi piedi animaleschi), il desiderio di potere.

Due scene all’apparenza non molto significative nel contesto del film e che potrebbero passare inosservate nascondono, invece, due spunti su cui ragionare.
La prima: Erik, Xavier e alcuni soldati americani stanno attraversando una foresta nascosti all’interno di un furgone, quando vengono fermati a un posto di blocco russo. Un soldato sovietico si sposta verso il retro del mezzo per ispezionarlo. Quando ne apre il portellone, un’inquadratura dall’interno del furgone mostra tutti i componenti (i soldati armati di fucili) e la successiva dall’esterno – col punto di vista del russo – mostra il contenuto del furgone completamente deserto: è Xavier che, grazie alla sua capacità di controllare la mente delle persone, ha “inculcato” al soldato sovietico un’immagine differente dalla realtà. Un’interessante scena che dovrebbe mettere all’erta gli uomini: mutazioni come la capacità di lanciare cerchi infuocati, di creare tempeste, di trasformarsi in cristalli o in ferro, la capacità di teletrasportarsi sono molto lontani dalla realtà e alquanto improbabili; la capacità di manipolare le menti delle persone è invece molto più semplice e frutto di una spiccata intelligenza e capacità persuasiva, tipica di tutti i regnanti di qualsiasi secolo. La scena diventa, perciò, un invito a tenere gli occhi ben aperti e a non farsi manipolare.

La seconda scena presenta un tema quanto mai attuale in Italia in queste settimane perché Shaw spiega le motivazioni dell’incredibile aumento del numero di mutazioni umane e argomenta: «Siamo i figli del nucleare». Tema scottante quello dell’atomo e del nucleare: che conseguenze può avere lo sfruttamento di questa forma di energia? È giusto oppure no affidarsi ad essa nel terzo millennio? Da molto tempo se ne discute. Col referendum del 12 e 13 giugno l’Italia ha scelto il suo futuro. Lo ha fatto recandosi alle urne e disegnando una croce sulla scheda elettorale.

È sempre questione di scelte e di croci. Anzi, di X.

Titolo originale: X-Men: First Class
Regista: Matthew Vaughn
Attori principali: James McAvoy, Michael Fassbender, Kevin Bacon
Genere: fantascienza, azione
Durata: 132’
Produttore: Gregory Goodman, Simon Kinberg, Lauren Shuler Donner, Bryan Singer
Produttore esecutivo: Stan Lee, Josh McLanglen, Tarquin Pack,
Casa di produzione: Marvel Studious, Donner’s Company, Dune Entertainment, Bad Hat Harry Production, Marv Films
Casa di distribuzione: Twentieth Century Fox
Sceneggiatura: Ashley Miller, Zack Stentz, Jane Goldman, Matthew Vaughn
Fotografia: John Mathieson
Scenografia: Chris Seagers
Montaggio: Eddie Hamilton, Lee Smith
Costumi: Sammy Sheldon
Musiche: Henry Jackman