vickycristinabarcelonaUna guida turistica per l’americano medio pronto a digerirsi tutti i luoghi comuni sull’assolata Europa, che per l’occasione abbandona il clima foggy londinese fin qui prediletto da Allen in gita nel vecchio continente, e sfodera prendisole e chitarre tzigane per illuminare la piu’ monotona e incredibile penisola iberica.

Una nazione in cui la massima attivita’ consentita e’ far tardi la sera ascoltando sotto le stelle bruni musichieri fascinosi e capelloni, che pizzicano le corde degli strumenti come stessero facendo all’amore con una donna.

Gaudi’ a tutto spiano (Barcelona e’ la Sagrada Famiglia, il resto solo un contorno ai paesaggi da cartolina), musei, vino, cibo mediterraneo, mostre, arte e poesia a gogo, in una sorta di paradiso dello spirito e limbo della fatica, il tutto innaffiato con una fotografia calda e vaporosa che, di concerto alle musiche ispaniche e scanzonate, affresca un quadro di suggestioni stereotipate, coerenti e organiche.

Due turiste americane soggiornano in questo luogo vacanziero per antonomasia (pare non potrebbe essere altro), ripercorrendo stancamente l’escamotage di partenza gia’ usato in Scoop, dove, sempre la Johansson (vestita perennemente uguale anche in Match Point: camicettina strizzata sul petto e castamente accollata) raggiunge amici di famiglia che la ospitano per motivi di studio (in questo caso e’ Vicky che sta per laurearsi).

Falsa partenza, dunque, accentuata dall’imbarazzante onnipresenza di una voce off che scompagina la narrazione filmica, illustrando in modo didascalico (quasi per iscritto) tutti i passaggi chiave: dai moti interiori delle protagoniste, alle scelte conclusive intraprese dalle stesse; nulla e’ affidato alla visione o a prodezze registiche di sorta, e tutto sembra suggerire uno stato di pigrizia catatonica in un Allen dimentico del mestiere, e alle prese con un progetto piu’ glamour che cinematografico.

Cruz, Bardem, Johansson : i poderosi corpi dei tre attori fungono da richiamo erotico per le masse in cerca di passione sudata e ormonale. In realta’ il film, che si annunciava come stuzzicante parabola amorosa di un triangolo impossibile, delude anche sotto quell’aspetto, e riduce il tanto annuciato personaggio di Maria Elena, vero peperoncino della storia, a una mezza macchietta almodovoriana, incapace di trovare una collocazione adeguata e significativa, con una Cruz a tratti splendida come sempre, a tratti quasi naiif e ripetitiva.

Bardem se la cava sicuramente meglio con il seduttore tout court che con l’improbabile chaplinismo del suo Florentino Ariza (L’Amore ai tempi del colera), per quanto nemmeno il carattere di Juan Antonio venga egregiamente raccontato e chiarito: uomo ferito, latin lover da strapazzo o sensibile artista poco compreso?

La Johansson non fa una piega rimessa nella posizione di partenza: petto in fuori e pancia in dentro: e tanti saluti alla riuscita prova semi comica di Scoop che ne aveva evidenziato un curioso talento buffo. E’ evidente che Hollywood (e Allen) la vuole nei panni della bomboletta burrosa sexy e smorfieggiante, alla faccia della recitazione.

Vicky Cristina Barcelona: un film di cui non si sentiva il bisogno e di cui sfugge il senso ultimo.

La Frase: “Noi ti amiamo” Penelope Cruz, Vicky cristina Barcelona, 2008

Voto: 4