valzer-con-bashirUn sogno ricorrente. Ventisei cani inferociti inseguono un uomo. L’angosciato latrare spalanca le porte della coscienza costringendo il protagonista ad un confronto serrato con il proprio rimosso. I giorni della guerra in Libano. Di quei giorni, soltanto pochi frammenti nella sua memoria.

Una ex fidanzata. Una breve licenza. E quei cani, ventisei.

Inizia così, il viaggio di Ari Folman alla ricerca di un passato le cui tracce sembrano sepolte nel silenzio di un popolo.

Presentato al 61° Festival di Cannes, vincitore del Golden Globe 2009 per il miglior film straniero, Valzer con Bashir narra, in una forma ibrida tra documentario e animazione, la prima guerra israelo-libanese.
Periferia di Beirut, primi anni ‘80.

E’ lì che ha inizio il viaggio di Ari. L’omicidio del neoeletto Presidente libanese Bashir Gemayel scatena la vendetta delle Falangi armate crisitano-maronite dando luogo a uno dei più sanguinosi eccidi del nostro tempo, il massacro nei campi profughi di Sabra e Shatila.

La Commissione ufficiale di inchiesta israeliana parla di 800 vittime, 2.000 secondo fonti palestinesi. Procediamo fianco a fianco con il protagonista, recuperando quegli eventi a ritroso attraverso i frammentari racconti dei commilitoni.

Realizzato con una tecnica mista che coniuga animazione tradizionale, animazione in Flash e in 3D, il film affronta un episodio controverso della storia israeliana, rimettendo in discussione presunte connivenze, silenzi, responsabilità. In uno stile scarno, realistico, a tratti onirico, tra raffinate citazioni e richiami rock, Valzer con Bashir denuncia con lucidità il processo di rimozione di un tempo.

L’affresco storico-politico dà il là ad una accorata riflessione sull’afasia, sul silenzio, sulla memoria. Abile documentarista, Folman mette in luce, senza pregiudizi, le ambiguità di cui si compone il rapporto tra realtà e finzione esemplificandole mediante la sovrapposizione di differenti registri linguistici.

A metà strada tra documentario e fiction, non senza contaminazioni noir, Valzer con Bashir, inaugura una fertilissima stagione di nuove possibili sperimentazioni per il cinema chiamando in causa il concetto stesso di rappresentazione. Rappresentazione di un tempo, rappresentazione di un rimosso, rappresentazione di un silenzio.