Amore e amaro in bocca

Un uomo e una donna, il loro incontro al “sapore di ruggine e ossa”. Dal 4 ottobre nelle sale italiane il film francese De rouille et d’os di Jacques Audiard con protagonista il premio Oscar Marion Cotillard, liberamente basato su una serie di racconti dell’americano Craig Davidson.

Lungo le polverose strade della periferia francese, Alì e suo figlio fanno l’autostop, il bimbo ha solo cinque anni, ha fame e nel mondo animale riconosce di più il suo habitat. Il padre è un rude uomo che vive alla giornata, circondandosi di donne occasionali, il cui fisico possente gli permette di essere prestante sia a letto che a lavoro; dopo essere stato ospitato dalla sorella, commessa in un supermercato dove ruba scorte di prodotti in scadenza, trova infatti occupazione come buttafuori in un locale, dove conosce Stéphanie a seguito di una rissa. L’accompagna a casa, dove convive con un uomo e sfacciatamente le lascia il suo numero. Lo chiamerà in un momento terribile della sua vita: lei addestratrice di orche, ha perso le gambe, proprio durante uno spettacolo.

La ritroverà su una sedia a rotelle in una casa a misura del suo nuovo stato, simile a una scatola chiusa tra le sue esigenze, dove il buio ormai le tiene compagnia. Alì la ricondurrà verso la luce e verso quel mare infinito di sensazioni e brutti ricordi e dove è possibile ancora perdersi per ritrovarsi in un abbraccio, doloroso ma rigenerante.

I corpi straziati, dilaniati, che mostrano le cicatrici di una vita ribelle e costellata da tragici eventi, sono in realtà i veri protagonisti di questa pellicola francese presentata al Festival di Cannes 2012: il corpo sfigurato di Stéphanie, la cui intensità è espressa dalla struggente e straordinaria interpretazione di Marion Cotillard, già premio Oscar, che gli impressionanti effetti speciali rendono menomata, e il corpo sfruttato e viziato di Matthias Schoenaerts, che verrà esaltato ancor di più quando prenderà parte a dei combattimenti clandestini per guadagnare più soldi.

Corpi che si ritrovano uniti solo per dar sfogo a un bisogno, quando lui è “opé”, operativo sessualmente e a lei basterà chiedere quando ne sentirà l’esigenza.

La rabbia e la forza, la ruggine e le ossa di due destini allo sbando, che ormai la vita ha fatto incontrare e che il continuo dolore che si presenterà inaspettato, metterà alla prova.

Due ore intense per raccontare due persone l’una l’opposto dell’altro, in continuo contrasto, ma dall’attrazione emotiva che supera ogni barriera.

La vita va oltremodo combattuta, è una sfida, ma insieme è più bella.

Brutalità sentimentale
di Andrea Ussia

Brutale, lirico, sentimentale, ma a tratti retorico. Audiard mette, l’uno di fronte all’altro, un uomo e una donna: due corpi martoriati e in attesa di una seconda possibilità.

Un sapore di ruggine e ossa, ultima fatica cinematografica di Jascques Audiard, è bello, ma non memorabile. Purtroppo Il profeta è irraggiungibile. E la tragica vicenda, che il regista francese disegna con tratti marcati e profondi (proprio come le ferite che si palesano sul corpo di Ali e nell’anima di Stephanie), dimostra come Audiard sia in grado di creare cinema come nessun’altro e di colpire forte allo stomaco. Difatti Un sapore di ruggine e ossa è un pugno, non solo ben assestato, ma anche doloroso e appassionato.

Ali è senza casa e lavoro e decide di trasferirsi, con il figlioletto Sam, ad Antibes dalla sorella. In evidente difficoltà riesce, anche grazie alla sorella, a trovare un impiego come buttafuori di una discoteca. Qui incontra, prestandogli aiuto, Stephanie, avvenente capo-istruttrice di orche nel parco marino locale. Qualche giorno dopo Stephanie viene coinvolta in un incidente sul posto di lavoro e le vengono amputate entrambe le gambe.

Un sapore di ruggine e ossa è straziante ed è sovraccaricato di immagini evocative e lucidamente emozionanti. Difatti si entra empaticamente in contatto in modo abbastanza semplice con i protagonisti, grazie anche allo stile registico di Audiard (dettagliato e sinuoso) e a una colonna sonora particolarmente travolgente (di Alexandre Desplat). Come anticipato non si raggiungono le vette inavvicinabili de Il profeta (narrativamente più compatto ed estremamente intenso), ma nonostante tutto la pellicola regala momenti di purissimo cinema. Dopotutto Audiard ha il principale interesse di sconvolgere e successivamente emozionare. E non è un caso se ci tiene particolarmente ad avvicinarci lentamente al letto di ospedale di Stephanie (quasi come se volesse scoprire il lenzuolo con la macchina da presa), per poi mettere di fronte lo spettatore al fatto compiuto, tragico, ma ormai compiuto: l’amputazione delle gambe. E l’intensità interpretativa di Marion Cotillard fa il resto. Non è solamente compiuta la sua caratterizzazione, ma anche sfaccettata perché è in grado di cambiare registro recitativo in base alle esigenze. Distrutta, drammatica, enfatica e passionale, la Cotillard rivela un’estrema versatilità (per nulla inaspettata). Tuttavia la forza espressiva e visivamente scioccante non è l’unica caratteristica del film; ed ecco che le emozioni si fanno spazio e si concentrano in una scena liricamente commovente, in cui Stephanie perdona l’orca che le è ha stravolto la vita.

Convincente è anche l’interpretazione di Schoenaerts, corpo ferito dalla vita e dalla lotta. Corpo sublimato e ineluttabile strumento di sfogo da parte della protagonista, dal punto di vista sessuale e da quello fisico. Difatti se la storia d’amore si fa contenuta, sentimentalista, ma senza facili e prevedibili patetismi, i limiti fisici di Stephanie trovano l’ideale allungamento nell’incontrollabile rabbia di Ali, uomo rude, schietto ed ex-kickboxer.

Un sapore di ruggine e ossa è bestialità e mutilazione che si sovrappongono, brutalità e liricità che si sommano e si dividono. Impregnato di sudore, sangue, ruggine e ossa, il film diretto da Audiard ostenta le seconde possibilità e il perdono: quelle che la vita riesce a restituire ad Ali (con il figlio spesso maltrattato) e a Stephanie (le sue gambe, la sua nuova esistenza).

Nonostante tutto Audiard vuole chiudere la pellicola sorridendo e non riesce, forse per eccesso di consapevolezza, a evitare la retorica spiccia. Tuttavia si accetta senza verbo proferire. Dopo tanti pugni nello stomaco, le ossa si spezzano e la ruggine si posa, ma non corrode. Anzi solidifica.

Titolo originale: Un sapore di ruggine e ossa
Paese / anno:Francia, Belgio / 2012
Regia:Jacques Audiard
Interpreti: Marion Cotillard, Mathias Schoenaerts, Bouli Lanners, Corinne Masiero
Sceneggiatura: Jacques Audiard, Thomas Bidegain
Fotografia: Stéphane Fontaine
Montaggio:Juliette Welfling
Scenografia: Michel Barthélémy
Costumi: Virginie Montel
Colonna sonora: Alexandre Desplat
Produzione: France 2 Cinéma, Les Films du Fleuve, Page 114, Why Not Productions
Distribuzione: BIM
Durata: 120 minuti
Data di uscita: 04-10-2012