Il fenomeno del futuro, casomai qualcuno rimasto chiuso in un castello transilvano negli ultimi 6 mesi non se ne fosse accorto, sono gli zombie.

Neanche il tempo di riciclare tutta quella cartaccia sporca d’inchiostro sui vampiri apparsa in libreria, nemmeno la possibilità di rivedere per la miliocentesima volta in replica in ordine casuale Vampire Diaries su Italia 1 ed ecco la grande critica tirar fuori i morti macilenti dal cassetto sottoterra.

The Walking Dead come trasposizione di un fumetto sugli zombie? La prima puntata di The Walking Dead è bella. The Walking Dead è bello! The Walking Dead rilancia la moda degli zombie!!! Zombie!!! ZOMBIE ZOMBIE ZOMBIE!!!

E così ci si ritrova a parlare del fenomeno Walking Dead (che il The dopo un po’ stanca), capace di rovesciare l’attenzione di una vasta fetta di pubblico affamata di buon horror (dico horror, non storie di vampiri-umani-adolescenti-arrapati-innamorati) su di una serie tv prodotta e sceneggiata da Frank Darabont: uno dei pochissimi autori capaci di portare le storie di Stephen King sullo schermo senza creare pasticci allucinanti (tanto per dirne uno: Pet Semetary) che nel 2007 con The Mist ha girato uno degli horror americani più sottovalutati e più riusciti degli ultimi anni.

Il regista c’è, il fumetto di successo è già stampato, il formato chic da miniserie in 6 puntate è trovato e gli zombie, come da titolo, sono già in marcia: la critica è pronta a lanciare il nuovo fenomeno dell’anno.

Abboccano quasi tutti: Walking Dead è spettacolare, fantastico, mai visto, ben fatto, ottimo, curato, ventata d’aria fresca e una serie di sinonimi improponibili che forse nemmeno lo Zanichelli contempla.

Ma perché?

Come mai nessuno si rende conto che Walking Dead appare come un prodotto “banalotto” e mal sceneggiato, con personaggi a dir poco stereotipati che in 240 minuti riescono a malapena a far quello che in un classico film zombiesco accade in un’ora e mezza?

Le risposte, ovvie ed assai abusate anche se ancora poco diffuse (dato che pochissimi si permettono di criticarlo), sono principalmente quattro:

  1. La serie tv è tratta da un fumetto (cult!) quindi i personaggi sono fantasticamente “fumettistici” e si muovono in un meraviglioso scenario da “storia banale” (sinonimo di fumetto nel thesaurus di Word…Un plauso ai suoi pensatori dell’Ottocento);
  2. La sceneggiatura è scritta da Frank Darabont con l’aiuto del fumettista originale Robert Kirkman, apprezzato regista di film fantastici uno, e amato scrittore di fumetti horror (e non) l’altro;
  3. Agli effetti speciali per il make-up c’è, tanto per citarne uno, Greg Nicotero, esperto del settore ed in particolare di zombie avendo lavorato agli ultimi 4 (brutti) film di Romero oltre ad un infinità di altre pellicole horror;
  4. Ho letto il cartellone pubblicitario in città, anche se un pazzo signore biondo con gli occhiali da sole continuava a dirmi che c’era scritto OBEY e non The Walking Dead.

Ad ognuna di queste risposte segue, nella mente di ogni estimatore di Walking Dead il complesso del: “quindi è bello per forza”.

In tutto questo splendore spiccano per piattezza il supereroe risolvo-tutto-io (simile per certi versi al protagonista di un’altra orrida serie tv finita male di nome Jericho), il buzzurro violento che obbedisce solo ai suoi istinti animaleschi (e il fratello ancor più cattivo, ai limiti della barzelletta), il vecchio saggio e il coreano scemo-simpatico: allegra combriccola a cui manca solo il nero Yo-fratello…(Non è vero, c’è pure lui).

Si salvano dalla nomination e arrivano quindi in finale, Shane Walsh, vicesceriffo amico del protagonista e Andrea, i cui nomi non vengono citati a caso essendo gli unici personaggi in grado di evolversi (proprio come un Pokemon) durante l’intera vicenda.

Ogni pellicola horror o di fantascienza che si rispetti ha le sue incongruenze, nessuno lo può negare, ma è anche vero che solitamente sono dovute al tempo limitato in cui si vuole raccontare una storia mentre Walking Dead, avendone in abbondanza, sceglie di scialacquarlo nel peggiore dei modi: con puntate inutili in cui non accade assolutamente nulla (la terza) ed altre che sembrano una via di mezzo tra un videogioco e un mashup di Zombie e L’alba dei morti dementi (la seconda, con la trovata stucchevole di Kirkman della camminata “impuzzati” da zombie, mancava solo che camminassero ciondolando come in Shaun of The Dead).

The Walking Dead, in definitiva, propone una storia vecchia, con personaggi tratti in gran parte da un film di Steven Seagal, che si snoda su 6 puntate abbastanza disomogenee per quantità d’azione e qualità visto che il succo è concentrato nel primo promettente Days Gone Bye e negli ultimi due (fin troppo aperti) episodi: si può concludere una stagione dimenticando ben 3 personaggi al loro destino e abbandonandone uno appena trovato e uno per niente approfondito in mezzo ad un’esplosione?

Tralasciando l’attenta regia da molti assegnata a Darabont, che si è occupato in realtà solo del primo episodio abbandonando i restanti al lavoro mediocre di registi di serie tv e videoclip, la realizzazione tecnica del serial è sicuramente buona, ma la cosa avrebbe potuto stupire una decina di anni fa, non dopo l’esplosione di perle come Lost, CSI, True Blood e chi più ne ha più ne metta, senza tener conto del livello medio-basso degli attori.

Un’ultima nota stonata riguarda il senso del telefilm in generale: può un serial tv di nome The Walking Dead, i cui protagonisti veri dovrebbero essere degli zombie, non spaventare e nemmeno impressionare?

Ci sono sbudellamenti di cavalli e di persone, zombie marci e putrefatti che si trascinano senza la parte inferiore del corpo, bambine zombie uccise con un colpo di pistola (niente a che vedere con una scena come quella di Distretto 13: le brigate della morte) e tanto sangue, ma Walking Dead non fa paura, si concentra sui rapporti tra i vivi, ma non si avvicina minimamente allo spessore di un capolavoro come La notte del morti viventi capace di spaventare e di far riflettere.

Saranno capaci i nostri eroi, in una già annunciata e strombazzata seconda stagione, almeno a spaventarci o la strada intrapresa sarà quella dello zombie ridicolmente intelligente di un’oscenità indescrivibile come Il giorno dei morti viventi del maestro Romero?

Voto: 5 –

Titolo: The Walking Dead
Stagione: 1
Puntate: 6

Ideatori: Frank Darabont, Robert Kirkman
Attori principali: Andrew Lincoln, Sarah Wayne Callies, Jon Bernthal, Laurie Holden, Chandler Riggs, Jeffrey DeMunn, Steven Yeun, Lennie James, Emma Bell
Musiche: Bear McCreary
Durata: 45′
Genere: Horror, azione, drammatico