The Good Heart, terza pellicola del regista islandese del cult Nòi Albinòi viene presentato al Sottodiciotto Film Festival in anteprima europea.

Per la sua prima esperienza con attori hollywoodiani, Dagur Kàri tira fuori dal cappello una classica pellicola da Sundance Film Festival e lo fa con la perizia dell’abile “prestidigibilizzatore”.

Fin dal titolo a doppio senso (che si spera nessun folle titolista italiano voglia stravolgere), The Good Heart si presenta come un piccolo film fatto di emozioni nascoste dietro alle urla del bancone di un bar: un vecchio barista dal cuore debole per il troppo fumo (un grande Brian Cox) e un giovane senzatetto eccessivamente buono (la promessa, ormai mantenuta, Paul Dano) si trovano in ospedale per l’ennesimo infarto del primo e il tentato suicidio del secondo. Nasce così un’ amicizia strana con il consumato Jacques ad insegnare i trucchi del mestiere all’ingenuo Lucas.

Ci sono momenti comici nella descrizione da manuale del perfetto barista, attimi di tristezza (soprattutto nell’incipit e sul finale), ma ciò che ricopre tutta la pellicola è un velo di malinconia, difficile da levarsi di dosso anche una volta terminata la visione.

In un mondo che non guarda in faccia nessuno c’è una vita che scivola via lentamente, lasciando un duro uomo completamente indifeso, mentre un’altra vita si fa largo timidamente convinta della bontà di tutte le persone che la circondano.

Un finale totalmente imprevisto, anche se annunciato da più di una scena, chiude The Good Heart non nel migliore dei modi possibili, ma esattamente come avviene nella vita: con il taglio del filo sbagliato.

VOTO: 7,5

Titolo originale: The Good Heart
Regista: Dagur Kári
Sceneggiatore: Dagur Kári
Attori principali: Brian Cox, Paul Dano, Damian Young, Stephanie Szostak
Genere: Drammatico
Durata: 95′