Una distanza di circa vent’anni separa la grande depressione americana dal secondo dopo guerra e in quel vent’ennio sono avvenuti dei grandi cambiamenti dovuti alla solida politica roosveltiana e alle teorie economiche di John M. Kaines, prima della piaga Coreana e dell’inferno Vietnamita.

Negli anni cinquanta il cinema statunitense quando ripensava al grande tracollo economico, lo faceva senza l’impellente bisogno di imprimere i valori democratici espressi dalla politica del New Deal (indispensabile invece come linfa vitale di tutte le commedie capitalistiche di Capra degli anni 40, da “Mr. Smith va a Washington” a “Meet John Doe”) ma con spensieratezza gioiosa e quasi mai superficiale.

“Tè per due” (1950) è l’esempio deliziosamente perfetto.
Tea for two è una commedia musicale che guarda al 1929 con sorridente tenerezza, senza sdolcinature, ma con una carica di dirompente vitalità che ancor oggi si fa notare.

Certo visto oggi il film dimostra i suoi anni e non sarebbe obbiettivo paragonarlo a pietre miliari del genere come “Singin’ in the rain” (1952) (che mantiene intatto il suo prodigioso impianto metalinguistico e metacinematografico).

David Butler era si un buon mestierante che passava con disinvoltura dai leziosi filmettini musicali con Shirley Temple alle parodie con Bob Hope mattatore, ma come qualità tecniche oggi resta un cineasta indubbiamente datato.

Tutto questo però conta poco se la protagonista è “la ragazza della porta accanto”, Doris Day con il suo indistruttibile e smagliante sorriso, la sua raggiante presenza e le sue doti canore ammantano la pellicola di un’ aura dorata, trasformando un classico musical alimentare costruito su di un banale canovaccio sentimentale in un’ autentica sinfonia del buonumore.