Esce nelle sale il 4 ottobre l’ultimo capitolo della saga dei film dedicati al ballo più famosa del grande schermo. Promossa la sensibilità alle nuove forme di comunicazione, bocciato il 3D.

Il 3D non basta
di Michela di Mario

Non è facile recensire questo film. Step up 4 – Revolution 3D, infatti, è un mix (abbastanza bilanciato) di aspetti positivi e negativi.
La storia è banale. Due amici d’infanzia, Sean (Ryan Guzman) ed Eddy (Misha Gabriel) lavorano come camerieri in un esclusivo hotel di Miami, proprietà del cattivo di turno, Bill Anderson (Peter Gallagher – convincente nelle sua interpretazione). Il cattivo di turno è anche il padre della bella di turno, Emily (Kathryn McCormick). I due amici, cresciuti nei quartieri poveri della città, hanno entrambi la passione per il ballo. Così, quando non lavorano, sono a capo dei “Mob”, un gruppo di ballerini, musicisti e artisti d’avanguardia che cattura l’attenzione di cittadini e autorità con spettacolari flash mob. Anche Emily è una ballerina (con sogni di gloria ostacolati dal padre). Conosce Sean e si innamora di lui, entra nei Mob, ma la sua presenza infastidisce Eddy. Quando Anderson annuncia un piano che prevede di radere al suolo il quartiere dove vivono i ragazzi del gruppo, questi decidono di preparare il flash mob più coraggioso della loro carriera. Emily e Sean sono così costretti a scegliere tra i legami di sangue e il loro amore.
Diciamo che quattro film sullo stesso filone, forse sono un po’ troppi. Si finisce per essere un po’ ripetitivi e poco originali. Non aiuta nemmeno il 3D. Questa tecnologia è in grado di fare meraviglie, ma ancora non ha trovato la sua giusta dimensione all’interno dell’industria cinematografica.
Nella maggior parte dei casi si tratta di immagini che sbucano dallo schermo, ma niente di più. Per quanto riguarda specificatamente questo lungometraggio, va segnalato che tra fantastici ballerini, eccezionali coreografie (soprattutto quelle di gruppo), belli e coinvolgenti mob non sambra affatto necessario l’uso della tecnologia 3D.
Le idee che convincono di più sono due: l’uso dei flash mob (esibizione di gruppo improvvisa e rapida) per dare voce e corpo al ballo e l’importanza che si dà alla rete come forma di comunicazione. L’introduzione di internet, per l’impatto che ha avuto sulle nostre vite, può essere paragonata alla scoperta del fuoco, all’invenzione della ruota o alla scoperta del DNA. Un fatto, un’opinione, un’idea nascono da poche persone ma messe in rete raggiungono, influenzano e cambiano – almeno potenzialmente – il mondo intero e gli eventi assumono un interesse sociale. Le istituzioni si svegliano e il web mostra il lato migliore di se, come piattaforma di denuncia sociale, come possibilità di far sentire la propria voce e aiuto per realizzare i sogni di ognuno.

Il quarto episodio è sempre il migliore
di Andrea Ussia

La saga Step Up cambia leggermente rotta. Nessuna sfida di ballo, ma un movimento flash mob che vuole comunicare qualcosa. Peccato che la sceneggiatura non esista.

Scott Speer (regista della pellicola) arriva direttamente dai videoclip. E la sua impronta è chiaramente riconoscibile. Cento minuti di balli sfrenati, coreografie pirotecniche e sfavillanti. Ballerini che si avvitano in aria e si muovono all’unisono rispettivamente su una avenue di Miami, in un museo d’arte moderna, in un ristorante, in un complesso statale e all’interno di un porto. Niente di più spettacolare e accattivante, soprattutto per un pubblico giovane, che divora su Youtube (e inonda di like) i video sui flash mob, un movimento che attira e diverte. Step Up 4 – Revolution comprende la moda e ci costruisce una pellicola, che punta soprattutto a intrattenere, sfruttando, inoltre, una colonna sonora riconoscibile e di sicuro impatto. Basta poi aggiungere un montaggio rapidissimo e una storia d’amore travagliata sullo sfondo e il gioco è fatto: il film diviene un facile “acchiappa-spettatori”, soprattutto se il target di riferimento è il pubblico adolescenziale. Speer da questo punto di vista fa la scelta giusta: evita di aggrapparsi forzatamente ai precedenti episodi (stop alle crew che si sfidano a colpo di beat), ma persegue una moda, che in questo film viene declinata a stile di vita. Difatti centrale è l’interesse, la voglia di comunicare qualcosa, ma soprattutto di protestare in modo forte nei confronti di un potente imprenditore, che vuole radere al suolo il quartiere di Miami nel quale vivono i componenti della crew Mob. E l’unico modo per imporsi è quello di ballare e creare spettacolo.

Inoltre sullo sfondo (ma nemmeno troppo) si sviluppa una storia d’amore tra due giovani: Sean (fondatore dei Mob) ed Emily (aspirante ballerina classica e figlia del perfido “palazzinaro” Anderson). Ed è qui che Step Up 4 – Revolution perde tutta la sua carica esplosiva. La sceneggiatura superficiale, che per semplicità fa estremamente sorridere, diviene, in conclusione, addirittura retorica e sentimentalista. Eppure Ryan Guzman e Kathryn McCormick provano anche a recitare; purtroppo, però, il loro apporto è puramente accessorio e decorativo e comunicano molto di più nel momento in cui muovono i loro corpi.

Step Up 4 – Revolution a tratti è strabiliante, scintillante e si fa estremamente coinvolgente, peccato che la sua dimensione non sia assolutamente filmica, ma musicale. Difatti il gigantesco videoclip diretto da Speer non può definirsi un film a causa di una sceneggiatura abbozzata e quasi inesistente. A conferma di ciò ci viene in aiuto una scena in particolare: in sottofondo una melodia romantica e delicata, in primo piano i due protagonisti si accarezzano in un ballo sensuale con uno stupendo tramonto sullo sfondo. Non riesco a ricordare se questo spezzone sia tratto da un video di Britney Spears o da una pubblicità di una nota marca di profumi.

Titolo: Step up 4 – Revolution 3D
Regia: Scott Speer
Sceneggiatura: Amanda Brody
Attori: Ryan Guzman, Kathryn McCormick, Misha Gabriel, Cleopatra Coleman, Stephen “Witch” Boss, Tommy Dewey e Peter Gallagher
Coreografie:Jamal Sims, Christopher Scott, Travis Wall, Chuck Maldanado
Supervisione musicale:Buck Damon
Scenografia: Carlos A. Menéndez
Produzione: Offspring Entertainment
Genere: Drammatico, Romantico, Musicale
Durata: 97’
Uscita in sala: 4 ottobre 2012