Tratto dal romanzo di TolstojSonata a Kreutzer”, il film di Sciarra racconta (meglio, spiega) una passione fredda, consumata fra gli angoli bui di una borghesia crogiolata e stantìa, sorda ai tumulti dell’animo umano. Anche i piu’ pericolosi.

Andrea (Pasotti di nuovo nei panni del geloso oltre ogni limite, vedi Ecco Fatto di Muccino) guarda a sua moglie Antonia come a un cimelio, un monile raro e prezioso da preservare e non mostrare (o mostrare e sottrarre) alla vista golosa di chi potrebbe sgualcirla con una sola occhiata.

Non e’ amore. L’amore e’ una sciocchezza“. Cio’ che consuma e porta sgomento fra i pensieri di Andrea e’ l’immagine del corpo di Antonia condiviso con qualcun altro.
Il possesso, signori miei, e il controllo, sono tutto quello che avvelena il sangue di un uomo insicuro.

Il peccato capitale di questo film (fra gli altri) e’ l’aver reso esclusiva l’indagine del mondo interiore di Andrea, trascurando un po’ troppo  l’identita’ di Antonia, che si riduce a sgusciante oggetto di smania, priva di incisive caratterizzazioni.

Chi e’ Antonia? Cosa la muove? Perche’ fa quello che fa, e cosa prova per il marito? Avrebbe davvero voluto tradirlo?
I movimenti interiori di Antonia appaiono dunque ininfluenti ai fini del racconto perche’ Antonia esiste solo dalla prospettiva di Andrea, e questo, pur suonando coerente con il testo narrato, alla fine annoia molto, non essendo Andrea un personaggio sufficientemente affascinante e intrigante da reggere col suo solo monologo l’intera impalcatura.

Se Pasotti (male che va) e’ sempre brillante e dona ad Andrea un’aurea tagliente e crudele a intermittenza, la Incontrada e’ del tutto fuori luogo e fuori parte. La sua sciatta dolcezza (dolciastra) mal si concilia con la presunta sensualita’ trabordante e misteriosa di Antonia. Mi chiedo come e quando si sia deciso che questa donna e’ un’attrice (colpa di Avati, che pure preferi’ doppiarla?), essendo fatalmente dotata di due sole espressioni significative: coi capelli sciolti; coi capelli alzati.

Nel complesso il film non gira e si incaglia in manierismi di scenografia pensati per orchestrarsi con le esecuzioni musicali, pulite e sobrie come gli arredi grigi dall’eleganza minimale e ricercata.
Non c’e’ una vera anima a pulsare sotto la scorza delle leziose interpretazioni, e tutto si configura come terribilmente tedioso quando non perfino superficiale.

Anche la sottotraccia psico morale suona discutibile, e non va giu’ la tesi secondo cui la gelosia si giustifichi da se’, e non proliferi nel brodo di coltura della patologia tout court.

Una curiosita’: se guarderete e riguarderete la cameriera di Andrea e Antonia lambiccandovi il cervello alla ricerca di “nemmeno voi sapete cosa”, sappiate che vi trovate al cospetto di un autentico monumento: Maria Schneider, insuperata icona di Ultimo Tango A Parigi.

Quale Amore: Saggio di fine corso al Dams. Lo spessore e’ quello.

La Frase: ” Dicono che la musica lenisce gli animi. Non e’ vero. Funziona da eccitante.” Giorgio Pasotti, Quale Amore, 2006.

Voto: 4