Alice è una ragazza nobile e ricca, che vive in una villa con piscina e servitori assieme al marito e al figlio Filippo.

L’improvvisa morte di suo marito, che la lascia piena di debiti, costringe Alice a trasferirsi in periferia, nel palazzo dove vive Aziz, uno dei suoi servitori. Per non finire in galera dovrà recuperare molti soldi, diventando una escort. Poi conosce Giulio e niente sarà uguale a prima.

Massimiliano Bruno, dopo una serie di film a cui partecipa come sceneggiatore, decide di lanciarsi nella regia. Purtroppo, il risultato di quello che vorrebbe essere uno spaccato della società contemporanea non convince quanto il soggetto.

La storia ruota tutta attorno ad Alice (Paola Cortellesi), donna spocchiosa, ricca e altezzosa che è costretta, dopo la morte del marito (che nel testamento le lascia un mare di debiti), a divenire una escort (con l’aiuto di Eva) per non finire in galera e non abbandonare il figlio Filippo. Si trasferisce nella periferia romana e quiconoscerà persone semplici e povere, che – pur nei loro difetti e nelle loro contraddizionile – le mostreranno il vero valore della vita: un portiere razzista (Rocco Papaleo), una famiglia di burini e Guido (Raoul Bova), un ragazzo squattrinato che gestisce un Internet point. L’amore e l’affetto dei vicini le cambieranno l’esistenza.

La disperazione che porta ad agire contro la propria volontà per il bene dei nostri cari è un bel messaggio, chiaro e preciso, contro chi dispensa giudizi senza sapere cosa si cela dietro le quinte della vita di ognuno di noi. Il problema, infatti, non è tanto nella trama, quanto nella realizzazione. La pellicola richiama le atmosfere dei precedenti prodotti diretti da Brizzi (che è produttore in questo caso) e scritti da Bruno: da Notte prima degli esami (bella speranza) a Femmine contro maschi (delusione).

Di sicuro il film è divertente, leggero e spensierato, anche se non mancano momenti di vuoto che non rendono la narrazione sempre fluida e piacevole. La nota positiva che dà un maggior effetto di verosimiglianza è l’uso del dialetto romano, al posto di un ipotetico italiano standard (che standard non è) difficilmente parlato nella periferia della capitale. Merita una menzione particolare l’argomento escort, troppo inflazionato e presente sui quotidiani di ogni giorno per poter mancare in uno dei tanti prodotti creati a misura di pubblico dal cinema nostrano negli ultimi anni. Il merito di Bruno è tentare di dare uno spessore ad una situazione che le malelingue facilmente commentano senza cognizione di causa; la sua colpa è quella di parlarne in un momento dove il pubblico vorrebbe distrarsi da argomenti simili.

Paola Cortellesi è molto brava, la goffaggine che le impedisce d’essere la femme fatale che vorrebbe (o forse no?) essere è il valore aggiunto di una prova molto valida, che quando occorre sa sfociare anche nel dramma. Raoul Bova, pur non essendo al meglio delle proprie possibilità, è comunque bravo ed essenziale nell’interpretare la parte, mentre Rocco Papaleo si conferma attore talentuoso e divertente che con il suo ‘Nanni Moretti te lo meriti’ tocca il picco della comicità.

Nessuno mi può giudicare non è malvagio, ha solo il peccato d’essere troppo uguale ai prodotti precedenti. Per chi vorrebbe essere l’impressionista Monet e invece si ritrova ad essere Andy Wahrol. Seriale. Con la differenza che Wahrol lo faceva volontariamente.

Titolo: Nessuno mi può giudicare
Regista: Massimiliano Bruno
Sceneggiatura: Massimiliano Bruno, Edoardo Falcone
Attori principali: Paola Cortellesi, Raoul Bova, Rocco Papaleo, Anna Foglietta, Caterina Guzzanti, Dario Cassini, Massimiliano Bruno, Giovanni Bruno, Hassani Shapi, Valerio Aprea, Lucia Ocone, Awa Ly, Pietro De Silva, Raul Bolanos, Maurizio Lops, Massimiliano Delgado
Fotografia: Roberto Forza
Montaggio: Luciana Pandolfelli
Musiche: Giuliano Taviani, Carmelo Travia
Produzione: I.I.F. Italian International Film; in collaborazione con Rai Cinema
Dsitribuzione: 01 Distribution
Genere: Commedia
Durata: 95′