Part one

Recensione Mission Impossible: Dead Reckoning. Arriva nei cinema Mission Impossible: Dead Reckoning – Part one, settimo capitolo della saga con Tom Cruise, che inizia ad avvertire qualche segno di stanchezza.

Iniziata nel 1996 con la regia di Brian De Palma, proseguita sotto le mani di John Woo, di J.J. Abrams e di Brad Bird prima di arrivare a Christopher McQuarrie che ne ha diretto stabilmente gli ultimi tre capitoli, Mission Impossible con Tom Cruise è una delle saghe action più iconiche dell’ultimo trentennio di cinema hollywoodiano. Costruita tutta attorno al suo protagonista, un agente segreto dei servizi collaterali degli Stati Uniti dal nomen Omen di Ethan Hunt, Mission Impossible è uno dei principali titoli attorno ai quali Tom Cruise ha cementato e mantenuto il suo stardom – anche grazie a leggendarie sequenze d’azione che, in un curioso cortocircuito à la Baudrillard tra la macchina della finzione hollywoodiana e un morboso bisogno di reale, Cruise ha preteso di voler interpretare personalmente, ricorrendo il meno possibile a stuntman anche a corso di rischiare seri incidenti.

Una delle sequenze più spettacolari di tutto il franchise è quella al centro di questo settimo capitolo, Dead Reckoning: Part one: Tom Cruise, ormai sessantenne, che si getta nel vuoto in moto, planando poi a terra con un paracadute dopo aver attraversato un baratro di diverse centinaia di metri. Questa clip era già stata diffusa a fine dell’anno scorso, a otto mesi dall’uscita del film, per consolidare l’hype che circondava la pellicola: e per quanto indubbiamente spettacolari siano questi e altri momenti del film, è altrettanto indubbio che, a livello narrativo, qualcosa non funzioni più nella macchina affabulatoria di Mission Impossible. A palesare certi segni di stanchezza non è soltanto l’inevitabile stereotipia di certi cliché che hanno accompagnato una saga giunta ormai al suo settimo episodio; e non è neanche quella curiosa congiuntura che ha visto il primo dei due Dead Reckoning uscire appena un mese dopo Fast X – eppure è significativo quanto le sequenze romane dei due film siano simili, nel passaggio che mostra piazza del Popolo praticamente identiche.

Cronologicamente parlando, Ethan Hunt è un eroe insolito per i nostri tempi filmici: vive sui nostri schermi ininterrottamente dalla seconda metà degli anni novanta, laddove tutti i principali eroi che adesso popolano i blockbuster di maggior successo o rappresentano iterazioni di saghe degli anni sessanta, settanta e tutt’al più ottanta, o, come nel caso di Avatar e del Marvel Cinematic Universe, si sono consolidate nell’immaginario collettivo attorno al 2008-2010 rielaborando o adattando precedenti narrazioni fumettistiche se non mitologiche tout court. Proprio con Fast & Furious, volendo, si potrebbe tracciare un eventuale paragone, ma la saga di automobili capeggiata da Vin Diesel e iniziata nel 2001 ha da sempre assunto una narrazione più corale rispetto a quegli one man show che sono i Mission: Impossible – e lo stesso discorso lo si potrebbe fare per i Jurassic Park, ininterrottamente al cinema dal 1993. A maggior ragione se paragonato ad altri eroi action che tuttora si affacciano sui nostri schermi, come Indiana Jones o 007 nelle loro ultime apparizioni cinematografiche, la particolarità dell’Ethan Hunt di Tom Cruise sta nel fatto di incarnare un ideale di eroe senza tramonto in un momento della storia del cinema di intrattenimento in cui persino James Bond e Iron Man sono morti sul grande schermo. Il personaggio di Ethan Hunt è forse troppo vincolato al volto e alla personalità di un singolo attore e questo singolo attore fin troppo legato a un franchise, di cui è anche produttore principale, per cambiare: ma il superomismo senza poteri speciali e senza fantascienza di cui si fa esponente Ethan Hunt rischia, a lungo andare, di risultare ripetitivo, estremistico, quasi paradossale.

Per il resto, Mission Impossible – Dead Reckoning: Part one è un film più interessante per quello che si lascia sfuggire sul nostro mondo piuttosto che per quello che racconta a livello di puro intreccio o plot: forse mai fino a ora Hollywood aveva raccontato con altrettanta chiarezza le apprensioni suscitate dal mondo virtuale, questo grand animaux che pare destinato a inghiottire anche il mondo digitale, per non parlare del mondo reale già sclerotizzatosi almeno dai tempi della televisione. Tutta la caccia all’uomo al centro del settimo capitolo di Mission Impossible ruota attorno a un misterioso e oscuro algoritmo incarnato fisicamente da un «Messia nero» – testuali parole – che riaffiora dal passato della saga; e quest’algoritmo pare apoditticamente destinato a sopraffare la razza umana una volta finito nelle mani sbagliate. Tanto i “buoni” del film, Tom Cruise e la sua squadra, quanto il gruppo dei villain, vanno alla ricerca delle due parti di una chiave – curiosa riaffiorazione di un oggetto fisico nel cuore dell’immaginario virtuale – che garantirà il controllo e l’accesso all’algoritmo. Che qualcosa “non vada”, che il tempo stia iniziando ad andare out of joint lo si intuisce già dalla prima inquadratura del film, una ripresa subacquea di un sottomarino nello stretto di Boering il 29 febbraio di un anno imprecisato: la stessa sensazione straniante, di dissonanza, di contraccolpo la danno anche certe inquadrature leggermente sbilenche, che conferiscono un carattere sinistro al tradizionale campo-controcampo che puntella i fin troppi dialoghi paradossalmente presenti nel film.

Questo blockbuster, come gran parte dei blockbuster, è una significativa cartina tornasole dei tempi che viviamo, ma al netto di due o tre sequenze d’azione notevoli che entreranno nell’immaginario collettivo Mission Impossible: Dead Reckoning non riesce a essere altro che un blockbuster, uno dei tanti titoli che in una stagione estiva per una volta fin troppo ricca di offerta non riesce a trovare la sua peculiarità.

Titolo: Mission Impossible: Dead Reckoning – Part one
Regista: Christopher McQuerrie
Sceneggiatura: Christopher McQuarrie, Erik Jendresen
Attori principali: Tom Cruise, Hayley Atwell, Ving Rhames, Simon Pegg, Rebecca Ferguson, Vanessa Kirby, Henry Czerny
Scenografia: Gary Freeman
Fotografia: Fraser Taggart
Montaggio: Eddie Hamilton
Costumi: Jill Taylor
Produzione: TC Productions
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 156’
Genere: azione
Uscita: 14 luglio 2023