La biografia che non è vita

Susanna Nicchiarelli presenta al Lido il film sulla vita della figlia minore di Marx, ma questa volta non riesce a forzare le logiche classiche dei biopic.

Miss Marx è il secondo film italiano in concorso a Venezia dopo Padrenostro di Claudio Noce. Si tratta di un film biografico sulla terza figlia di Karl Marx, Eleanor, scritto e diretto dalla regista (e saltuariamente attrice) Susanna Nicchiarelli.

Nicchiarelli aveva avuto un buon riscontro con la sua opera prima Cosmonauta, aveva proseguito il suo percorso con La scoperta dell’alba e nel 2017 aveva vinto a Venezia il premio Orizzonti con Nico, 1988, la sua prima co-produzione internazionale, incentrato sull’ultimo anno di vita della cantante tedesca (nota per la sua collaborazione con i Velvet Underground). C’erano tutte le premesse per un biopic non tradizionale, capace di affrontare dalla giusta ottica un personaggio storico femminile ai suoi tempi importante e influente ma dimenticato all’ombra dalla figura paterna. Queste premesse forse non vengono del tutto rispettate.

Miss Marx inizia con il discorso di Eleanor (l’attrice britannica Romola Garai) sulla tomba del padre appena morto; l’assenza-presenza del padre, così come il trauma della morte della sorella maggiore Jenny, è comunque rievocata quasi in ogni scena del film, e nei pochi flashback sparsi qua e là nel montaggio Marx viene interpretato dall’acclamato regista tedesco Philip Gröning. Già nella scena al cimitero inizia a emergere quale sarà il vero fulcro del film, il rapporto fra Eleanor e lo squattrinato commediografo inglese Edward Aveling (Patrick Kennedy). La trama di Miss Marx infatti si concentra molto sulla relazione fra i due, mostrando di tanto in tanto, attraverso lo sguardo della coppia, le battaglie politiche e civili che Eleonor Marx, in collaborazione con il Partito socialista inglese, condusse nel corso della sua vita. Aveling sembra un uomo raffinato, galante e con il gusto di provocare gli altoborghesi e i nobili inglesi, una sorta di Oscar Wilde minore, ma la protagonista non tarda a scoprirne la doppiezza e l’incapacità di regolarsi con le spese e con il denaro, vista prima quasi come un pregio, ma che presto diventa un vizio destinato ad attanagliare la coppia per tutta la durata della loro unione.

Nico, 1988 assumeva un’ottica per certi versi simile, ma decisamente più originale: Christa Päffgen, in arte Nico, ha lasciato alle spalle gli anni della collaborazione con i Velvet e con l’ormai morto Andy Warhol e si destreggia fra le date di quello che sarà il suo ultimo tour cercando al tempo stesso di recuperare il rapporto con il figlio avuto con Alain Delon. Il film trasmetteva allo spettatore la sensazione di aver assistito veramente all’ultimo anno di vita di Nico, di essere stata con lei fra la Germania e Ostia in un mondo sempre più popolato da fantasmi e rimpianti, nel ricordo di un passato glorioso ma al tempo stesso difficile che si scontrava con un presente più scabro e snervante. Toni simili si ritrovano anche in Miss Marx, ma qui non è più un pregio: iniziando il racconto nel 1883 all’indomani della morte di Marx, restano cronologicamente al di fuori episodi importanti della vita di Eleanor che vengono appena accennati – il fermo e l’interminabile interrogatorio che subì dalla gendarmeria francese nei giorni della Comune di Parigi, ad esempio – e non basta qualche battuta sparsa a chiarirli a un pubblico che non sia esperto della biografia della donna.

Sicuramente quella di Eleanor Marx era potenzialmente una prospettiva molto interessante per rileggere gli eventi che alla fine del XIX secolo hanno segnato gli sviluppi del comunismo dopo la morte del suo maggiore teorico: ma anche la complessa pubblicazione postuma del secondo e del terzo volume de Il Capitale viene completamente messa da parte dopo che la seconda scena del film mostra Engels iniziare a mettere mano ai disordinati appunti dell’amico appena morto. Visti attraverso lo sguardo intimo e originale di Eleanor, i filosofi che orbitavano attorno a Marx non fanno una figura positiva nel film, in particolare Engels che sul letto di morte rivela una notizia sconcertante sul figlio che tutti credevano lui avesse avuto con la domestica; ma buona parte delle figure storiche più note restano sostanzialmente in secondo piano, e anche le loro criticità non vengono pienamente sviluppate, a favore di una narrazione incentrata sul rapporto fra Eleanor Marx ed Eveling.

Nondimeno è sul rapporto fra la donna e il commediografo che si concentrano le due scene più riuscite del film: la prima mostra i due mettere in scena un adattamento della Casa delle Bambole di Ibsen in cui gli dice di essere semplicemente «passata dalle mani di mio padre alle tue», ma il montaggio fa credere fino alla fine del dialogo che si tratti di una vera e propria crisi coniugale. La seconda è relativa invece a Eleanor che torna a casa di sera, e trova alla porta una ragazzina che dice di aver sposato Aveling subito dopo la morte della prima moglie; senza scomporsi – ormai abituata ai suoi tradimenti – Eleanor legge il certificato di matrimonio e le fa candidamente notare che Aveling l’ha firmato usando il suo nome d’arte. Ricalcando un po’ quanto fatto da Sofia Coppola per il poco riuscito Marie Antoinette, Nicchiarelli ha affidato la colonna sonora al noto gruppo Gatto Ciliegia Contro il Grande Freddo; la fusione fra ambientazione ottocentesca e musica rock generalmente funziona, ma in una delle ultime scene del film Marx esplode in un ballo rockettaro decisamente stridente sia con il tono generale del film sia con l’esito ofelico che avrà la sua vicenda.

Ciò che a Miss Marx sostanzialmente manca è la fluidità, sia nella scrittura sia nella messa in scena sia nello stile di regia: c’è troppo parlato a discapito dell’elemento visivo e questo parlato, fatto salvo per la scena tratta da Ibsen, da solo non basta a movimentare il film. Il quarto di Nicchiarelli è un biopic classico su un personaggio non classico che non riesce mai veramente a superare il suo genere di appartenenza.

Dei film biografici ha tutte le qualità – una discreta regia, discrete interpretazioni, buona ricerca delle location, pregevole cura nei costumi e nella veridicità storica – ma nessun valore aggiunto. Il film non va oltre il suo intento, fare luce su una figura dimenticata della storia del comunismo e del femminismo europeo. Ciò che è forse paradossale nella sceneggiatura di Miss Marx è che – per fare luce su una donna che almeno nella memoria dei posteri e nonostante i suoi meriti era stata completamente oscurata dalla figura del padre Karl – il film si concentra fin troppo sul suo rapporto con un’altra figura maschile, quella del marito/compagno, lasciando appena accennati i suoi meriti nella lotta contro il lavoro minorile o il suffragio universale. Non si può dire che il film non sia riuscito, ma sicuramente – tenendo conto anche dell’originalità di sguardo del precedente Nico, 1988 – si sarebbe potuto scegliere di dare un ritratto più completo e a trecentosessanta grandi di Eleanor Marx.

Sono davvero pochi nella storia del cinema i film biografici che hanno saputo raccontare a fondo e organicamente la vita dei loro protagonisti – uno di questi è La vita nascosta di Terrence Malick sul martirio di un obiettore di coscienza austriaco ai tempi del nazismo

Forse narrando la vita di personaggi realmente esistiti, è facile ma forzato ricondurli ai classici impianti narrativi – la storia d’amore destinata a finire in tragedia, in questo caso – e nel selezionare cosa raccontare e cosa lasciar fuori, soprattutto in un film che come Miss Marx si estende su un intervallo di tempo piuttosto ampio, è ancora più facile ricreare un ritmo artificiale che non sa di vita.

Titolo: Miss Marx
Regista: Susanna Nicchiarelli
Sceneggiatura: Susanna Nicchiarelli
Attori principali: Romola Garai, Patrick Kennedy, John Gordon Sinclair, Felicity Montagu, Philip Gröning
Scenografia: Alessandro Vannucci, Igor Gabriel
Fotografia: Crystel Fournier
Montaggio: Stefano Cravero
Costumi: Massimo Cantini Parrini
Produzione: Vivo film, Tarantula, Rai Cinema, con il contributo del MiBACT, VOO, BE TV
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 107 minuti
Genere: biografico, drammatico
Uscita: 17 settembre 2020