Ecco come ti sconfiggo la crisi

Il primo film d’animazione di Patrice Leconte, La bottega dei suicidi, sdrammatizza con un’intelligente e abile commistione di cinismo e poesia, la fatica del vivere in tempo di crisi.

“Fa morire dal ridere” è forse un’affermazione un po’ scontata per un film del genere. Ma è così, questa pellicola è una sorpresa dietro l’altra: si sente il titolo e si pensa a un film drammatico, persino pessimista – La bottega dei suicidi; poi si scopre che è un film d’animazione, che diverte, ma è vietato ai minori di 18 anni. Quando però si approfondisce la trama, tutto diventa chiaro: è il racconto di una città dove la gente fa così fatica a vivere – a causa della crisi – che i suicidi sono diventati tanto frequenti da essere multati e vietati in pubblico. Ma ecco che, a garantire una buona e dignitosa morte, giunge la famiglia Tuvache, con il suo delizioso negozietto in cui puoi trovare tutti i metodi possibili per un trapasso regale: il loro motto è “se la tua vita è un fallimento, fai della tua morte un successo!” – e già questa trovata basterebbe a indicare la genialità della pellicola. Ma non finisce qui: a sbaragliare le carte, ecco che arriva la nascita di Alain Tuvache – un ragazzino solare, positivo, pieno di voglia di vivere che, inevitabilmente, mette a rischio gli affari di famiglia che su pessimismo e nichilismo mangia.

Il regista, Patrice Leconte, ha seguito abbastanza fedelmente la trama dell’omonimo libro di Jean Teulè dal quale, insieme, hanno gettato le basi per l’adattamento cinematografico, a eccezione del finale (nella pellicola prevedibilmente positivo) e della caratterizzazione di alcuni personaggi che, nel film, acquisiscono particolari davvero notevoli. Ulteriore aspetto interessante è che il regista, appena ha pensato al film d’animazione (primo esperimento di questo genere nella sua carriera di cineasta dopo pellicole come Ridicule, La ragazza sul ponte, L’uomo del trenooConfidenze troppo intime), lo ha concepito come un musical: molti passaggi sono infatti resi attraverso canzoni diegetiche, interessanti dal punto di vista musicale ma un po’ povere a livello di testi; qui forse, a peggiorare la resa, ha contribuito il problema della traduzione.

La caratteristica che affascina oltre ogni altra – al di là della comicità travolgente anche di passaggi che, nella realtà, sarebbero considerati tragici – è la capacità di Leconte di valorizzare i vantaggi che un film d’animazione ha, rispetto a una pellicola con attori reali: innanzi tutto, il modo di delineare la città, soprattutto attraverso inquadrature preziose e artistiche che, con macchine da presa reali sarebbe stato difficilissimo – se non impossibile – ottenere. A seguire, la caratterizzazione dei personaggi: da una parte più reali del reale (dai vestiti, ai tic, ai più piccoli gesti o movenze facciali, passando poi per l’intonazione della voce e l’approfondimento psicologico, nulla farebbe credere che non esistano davvero) ma, dall’altra, delineati con atteggiamenti e scelte che sarebbero inaccettabili nella nostra esistenza quotidiana (come quando il signor Tuvache offre al figlio di 6 anni una sigaretta perché gli venga un tumore!).

Non si fatica a credere che, prima o poi, nell’attuale clima di sfacciataggine di molte categorie commerciali, ci ritroveremo rivenditori di strumenti di suicidio che, con voce suadente e fare gentile, consigliano come offerta per San Valentino “morte per due”; o commessi pronti a promuovere la classica corda per impiccarsi se si è in bolletta o una più elegante katana se si è sportivi e si desidera una morte trionfale che si ricordi nei secoli.

In breve, se è vero che da sempre si sa che il modo migliore per esorcizzare qualcosa è riderne, è altrettanto vero che questo film lo fa in maniera veramente nuova e geniale. Tanti poi i dettagli pregevoli che sottolineano il valore di quest’opera: dal fatto che il signor Tuvache si chiami Mishima – come il celebre autore giapponese morto suicida – al coro di topi che commenta un suicidio cantando strofe che ci fanno intendere, ironicamente, quanto la loro vita sia più piacevole di quella degli essere umani. Al contrario di quanto scritto in molte recensioni uscite in questi giorni, bisogna inoltre sottolineare quanto il film NON sia un’istigazione al suicidio, e che tutti gli elementi di cinismo si giustificano con la dimensione cartoonistica e irreale dell’intera opera (allo stesso modo, cosa dovremmo dire del perfetto Nightmare before Christmas, prodotto da Tim Burton? Cartone animato al quale Leconte dice di essere molto legato e al quale è debitore per spirito, atmosfera e stile grafico). In questo film, al contrario, si raggiunge uno tra i risultati più alti dell’arte e della vita: sdrammatizzare argomenti pesanti come la crisi e il suicidio, senza mettere in discussione il culto della morte, l’importanza della scelta e del valore dell’esistenza – e in questo senso va sottolineata l’importanza di un personaggio positivo come Alain: mai sdolcinato, mai retorico nel modo di presentarsi, questo bambino è il leit-motive che permette ai personaggi di seguire una propria evoluzione, di avere dei ripensamenti sui propri atteggiamenti sbagliati e permette al pubblico di riflettere su quanto spesso ci si lamenti esageratamente della vita e delle difficoltà, senza fare niente perché le cose cambino. Lui è l’esempio di come, in mezzo a tanto grigio, si possa portare un raggio di luce, semplicemente cantando, regalando un sorriso in più.

Consigliato ad adulti e bambini (nonostante il divieto per i minori). Certamente, con i cartoni animati pubblicizzati al giorno d’oggi, e con quello che spesso si vede (di reale) in televisione, non sarà qualche immagine di suicidio a scandalizzare i più piccoli – immagini, tra l’altro, poste con grande eleganza e sobrietà. Anzi, siamo certi che quando il film arriverà sul piccolo schermo, molti bambini avranno una gran voglia di emulare Alain.

Titolo: La bottega dei suicidi
Regista: Patrice Leconte
Genere: Animazione, Commedia
Sceneggiatura: Patrice Leconte
Montaggio: Rodolphe Ploquin
Musiche: Etienne Perruchon
Produzione: Diabolo Films, La Petite Reine, ARP Sélection, France 3 Cinéma, Entre Chien et Loup, RTBF
Distribuzione: Videa-CDE
PAESE: Belgio, Canada, Francia 2012