In concorso alla Mostra del Cinema di Venezia il primo film di Gian Alfonso Pacinotti, tratto dal graphic novel Nessuno mi farà del male di Giacomo Monti.

La terra vista dalle stelle
di Velia Viti

Una realtà provinciale, periferica, degradata. Lui cameriere in una sala di Bingo, lei in un autogrill. Lui si porta dietro un trauma infantile che gli impedisce di abbandonarsi ai sentimenti, lei è sensibile e ama gli animali. L’unico amico di lui è un travestito. Il fidanzato di lei la tradisce. Poi c’è un delitto. E una storia d’amore.

In questa trama, simile a tante altre già sviscerate dal nostro cinema d’autore, si inserisce sullo sfondo una rivelazione, una visitazione, un’apparizione quasi mistica di piccoli dei che decidono di lasciare i loro intermundia per purificare questo pascoliano “atomo opaco del male” : opaco, cioè spento, rassegnato, insulso; male inteso come indifferenza, egoismo, amoralità, brutalità. Quasi tutti i personaggi (un po’stereotipati) però sembrano seguire il loro percorso senza essere minimamente influenzati dallo straordinario evento, perché sono personaggi già rassegnati al loro destino o troppo concentrati solo sulla dimensione più infima della realtà (soldi, alcol, sesso); personaggi che non alzano mai il viso verso il cielo stellato ma si accontentano delle false luci di una sala da giochi, di una discoteca o del bancone di un bar. E’ una sorta di diluvio universale, di quelli in cui i cattivi sono puniti e solo i (cosidetti) buoni si salvano. L’unico puro di spirito è il travestito, un angelo vestito di bianco e di sesso imprecisato, che proprio per questa sua purezza viene subito accolto fra i visitatori venuti dal lontano. Ma come in tutti gli sconvolgimenti epocali anche qui troviamo un uomo e un donna nuovi, un Deucalione e una Pirra che, aprendo man mano il loro cuore, incarneranno una speranza di miglioramento per l’umanità del futuro.
Interpreti ottimamente scelti (il quasi esordiente Gabriele Spinelli, con i suoi occhi duri e stupiti, Luca Marinelli nel ruolo del travestito Roberta, il sempre straordinario Herlitzka) e ambienti ideali in ogni dettaglio per la creazione dell’atmosfera asettica, finta e decadente (geniale il negozio di arredamento utilizzato come postribolo o la piscina del protagonista trasformata in una pozza malsana), per un film che tuttavia rimane sempre sopra le righe, mantenendo un tono grottesco e surreale.

Incontri ravvicinati (italiani) del 3 tipo
di Lorenzo Bianchi

Cosa succederebbe se tutt’a un tratto scoprissimo che gli alieni stanno per arrivare sulla Terra? Saremmo indifferenti? Avremmo paura? Cosa penseremmo di loro se anche uno solo potesse cambiare la nostra vita?

Nel 1977 il genio di Steven Spielberg aveva portato una svolta nel genere fantascientifico con il film Incontri ravvicinati del terzo tipo. A 34 anni di distanza, Alfonso Pacinotti tenta di ambientare una storia simile in Italia, in cui simili sono anche gli alieni, ma con un’idea differente da trasmettere: una denuncia sociale tagliente e una storia della vita di un uomo in cui mestizia e angoscia regnano sovrane. Luca Bertacci (Gabriele Spinelli) è un cameriere che lavora al bingo: solo, depresso, ossessionato dalla sua vicina di casa Anna (Anna Bellato) e che cerca tenerezze in una prostituta non esattamente giovanissima. La sua è un’esistenza difficile, con nessuna soddisfazione e un padre (Roberto Herlitzka) vecchio e disilluso che altro non fa che rimpiangere la madre e maledire le donne. Il suo unico vero amico? Un transessuale di nome Roberta (Luca Marinelli), con cui riesce ad aprirsi e confidarsi, lui che è l’unico a non averlo mai preso in giro o giudicato.
Gli alieni stanno arrivando e la vita di Luca sta per avere una svolta decisiva. Il cinema italiano non è molto incline a storie di alieni, UFO o che riguardino la fantascienza in generale. Pacinotti infatti tenta di utilizzare gli extraterrestri non come protagonisti, bensì come escamotage per spogliare la società attuale, mostrando i suoi limiti, le sue debolezze e le sue colpe, partendo dalla storia personale di un disadattato come Luca.
L’ultimo terrestre parte benissimo, con una stellata magnifica e una voce fuori campo proveniente dalla radio che interroga gli ascoltatori sulle loro impressioni riguardo l’approdo alieno sulla terra. Prima scena, prima critica: «già i giovani italiani giocano poco nel calcio di oggi per colpa degli extracomunitari, solo le grandi società potranno permettersi gli alieni». Touché. Si spera dunque in un crescendo, che però non arriva e porta il film ad appiattirsi scena dopo scena, salvandosi solo con un inaspettato finale ed una rivelazione scioccante. Senza dubbio l’Italia contemporanea è presa di mira con colpi ben assestati: la credulità delle persone, i perbenisti sposati che passano le notti con le prostitute, lo sfruttamento nei luoghi di lavoro, l’onnipresente qualunquismo e sottovalutazione della figura femminile. Sotto l’aspetto contenutistico non c’è nulla da obiettare, infatti ciò che lascia perplessi è la stucchevole realizzazione, con un ritmo narrativo lento, che stenta a decollare (e che infatti non decolla mai). È notevole l’uso delle musiche, o meglio, dei silenzi angoscianti che sono distribuiti in maniera sapiente lungo tutta la durata della pellicola, rendendo perfettamente l’idea dell’isolamento interiore ed esteriore che il protagonista è costretto a vivere.
L’alieno visto dunque come portatore di salvezza, come portatore di cambiamento e di novità. Non per nulla Anna, la vicina di casa tanto desiderata, recita forse la battuta più significativa di tutto il film: «Luca che c’è? Hai paura che arrivino gli alieni? La mia paura è che resti tutto com’è ora.»
Di sicuro non stiamo bene, ma servono necessariamente gli extraterrestri per cambiare le cose?

Titolo: L’ultimo terrestre
Regia: Gian Alfonso Pacinotti

Montaggio: Clelio Benevento
Fotografia: Vladan Radovic
Musica: Valerio Vigliar
Produttore delegato: Laura Paolucci
Produttore esecutivo: Domenico Procacci

Attori principali: Gabriele Spinelli, Anna Bellato, Luca Marinelli, Teco Celio, Stefano Scherini, Roberto Herlitzka, Paolo Mazzarelli, Sara Rosa Losilla, Vincenzo Illiano, Ermanna Montanari
Genere: fantascienza, drammatico
Durata: 96′
Anno: 2011
Distribuzione: Fandango