Involucro nuovo, contenuto vecchio

Ne L’ora nera Mosca fa da sfondo a un attacco alieno anticonvenzionale.

L’ora nera tratta dell’invasione della Terra da parte degli alieni. Fin qui niente di originale. Ci sono, però, due grandi novità. Innanzitutto, diversamente dagli innumerevoli attacchi alieni passati su grandi e piccoli schermi, la vicenda è ambientata a Mosca, ai piedi del Cremlino. La seconda novità riguarda gli alieni: non si tratta, infatti, di mostri, forme orripilanti o esseri con enormi teste, ma di onde elettromagnetiche invisibili durante il giorno.

Gli eroi di turno sono cinque ragazzi americani che, incontratisi in un locale, vivono insieme il momento dell’attacco alieno. Improvvisamente la musica si ferma e si spengono tutte le luci; escono in strada e scoprono una pioggia di strane luci che giungono a terra. La curiosità si trasforma in orrore e disperazione quando capiscono che si tratta di onde che hanno il potere di polverizzare gli esseri umani. Troveranno un riparo sicuro dove trascorreranno qualche giorno. Decideranno, quindi, di raggiungere l’ambasciata americana sfidando le creature aliene. Ma la città che si ritroveranno davanti è stravolta e spettrale.

«Mosca è stata cotta al microonde» sentenzia uno dei sopravvissuti. Estremamente suggestive le inquadrature della città: campi lunghi o lunghissimi che mostrano Piazza Rossa e le vie della capitale russa completamente deserte, punteggiate soltanto da auto abbandonate.
Da gustare anche la scena della discoteca con il primo attacco delle onde: inquadrature frenetiche, montaggio serrato, jump cut, fughe e inseguimenti creano una buona dose di tensione e suspense.
Ciò che, tuttavia, caratterizza L’ora nera – come il titolo già preannuncia – è il buio e l’oscurità. Buona parte del film, infatti, si svolge di notte, nel momento in cui le onde elettromagnetiche sono visibili e rivelano il loro arrivo accendendo luci, lampioni o attivando le sirene della polizia. Lo spunto è interessante e l’atmosfera estremamente dark affascina. Ma tutto ciò che nel buio accade – e ancora di più alla luce del giorno – non ha nulla di anticonvenzionale o quantomeno di nuovo. Ci sono i soliti ragazzotti eroici capaci di battere gli alieni, c’è il classico umorismo americano poco divertente e banale, ci sono molte frasi scontate, c’è la classica scena culminante finale (tutt’altro che indimenticabile) e non manca perfino una caratterizzazione tradizionale degli alieni che vivono all’interno delle onde. Anche le frequenti soggettive delle onde non escono dagli schemi tradizionali e rimandano a una lunga serie di lungometraggi e mostri vari (l’inseguimento delle vittime non è poi molto lontano da quello dei bruttissimi vermiciattoloni di Tremors).

A ciò si aggiungono anche strumenti, protezioni e armi improbabili al limite del ridicolo – corazze composte da chiavi, gabbie e recinti di metallo, scudi di ferro e vetro, un proiettore di microonde – che, però, hanno quantomeno il merito di mostrare fino a dove può spingersi l’ingegno dell’uomo per garantirsi la sopravvivenza in condizioni difficili.

Da un punto di vista tecnico abbondano i mezzi primi piani, si notano alcune carrellate per le vie deserte di Mosca e sono numerose le dissolvenze in nero che gettano ancor più nel buio la sala e rendono il film ancor più “nero”. Il 3D è poco efficace se si escludono alcune scene riprese dall’alto o nell’acqua e i titoli di testa che lasciavano sperare qualcosa di nettamente migliore.

L’ora nera tocca due temi rilevanti. Mostra, ad esempio, una intensa collaborazione tra russi e americani che, nonostante siano passati molti decenni dall’epoca della Guerra Fredda, è tutt’altro che frequente. E in più riemergono anche i sottomarini tipici del periodo di gelo tra le due potenze e mostrati a più riprese dalle numerose pellicole che hanno trattatato quel tema.

L’argomento principale, comunque, riguarda la tecnologia. Ovunque, infatti, nel film troviamo elettricità, cellulari, consolle portatili, proiettori messi k.o dalle onde le quali, essendo elettromagnetiche, sono attirate da tutto ciò che genera corrente e dai buoni conduttori. Dietro la superficie banale del contesto della storia si può riflettere sulla centralità della tecnologia al giorno d’oggi, su quanto possa essere dannosa e quanto utile, se fatta progredire in simbiosi e in sintonia con l’ambiente e con l’uomo. Dipende solo da come viene sfruttata e da chi.

Nel complesso L’ora nera non travolge: le scene nel buio, la capitale russa deserta, l’invenzione delle onde aliene, il 3D erano tutti elementi che potevano e dovevano essere sviluppati meglio e il risultato poteva essere nettamente migliore. L’ora nera poteva essere davvero un film nuovo, originale e potente. E invece non si discosta dai classici film di serie B, adatti per chi cerca al cinema storie di invasioni e catastrofi aliene per un’ora e mezza di moderata tensione e senza troppe aspettative. Perfetto per la televisione.

Vista la natura elettrica la definizione questa volta è davvero pertinente: per il ciclo Alta Tensione.

Titolo: L’ora nera
Regista: Chris Gorak
Sceneggiatura: Jon Spaihts, Leslie Bohem, M.T. Ahern
Attori principali: Emile Hirsch, Olivia Thirlby, Max Minghella, Rachael Taylor
Fotografia: Scott Kevan
Montaggio: Priscilla Nedd-Friendly, Fernando Villana, Doobie White
Musiche originali: Tyler Bates
Produzione: Timur Bekmambetov, Monne Wills
Scenografie: Valeri Viktorov
Costumi: Varvara Aydyushko
Trucco: Linda Dvorakova
Genere: fantascienza/thriller
Durata: 89’
Uscita nelle sale italiane: 20 gennaio 2012