Il Regno di Ga’ Hoole è un film vecchio. Uno di quei fantasy visti e stravisti la domenica mattina su Italia 1 dagli anni ’80 fino ad oggi.

Un protagonista timido e sognatore strappato con forza alla sua modesta famiglia, che scoprirà il suo coraggio durante una perigliosa avventura fino ad entrare nella leggenda con l’ultima decisiva battaglia contro i cattiverrimi di turno. Amicizie con personaggi strambi, emarginati dalla società, aiutanti magici e “preveggenti”, piccole sorelline da salvare e un vecchio Re pieno di insegnamenti.

E la novità?

Il mondo è quello dei gufi.

Niente umani, elfi, gnomi, mezz’uomini, stregoni, Hobbit e leoni maestosi dalla voce ridicola.

Qui tutti son gufi, civette, barbagianni con special guest quali istrici, serpenti e pipistrelli.

E la cosa può far storcere il naso, si capisce.

Ci si immagina una volpe vestita da Robin Hood e si pensa a gufi in giacca e cravatta che se ne vanno a spasso discutendo del perché e percome Michael Douglas ha accettato di recitare nel finale-scempio di Wall Street – Il denaro non dorme mai.

Ma il nuovo progetto di Zack Snyder, dopo il coraggioso e non totalmente riuscito Watchmen, non è un fastidioso Come cani e gatti in salsa fantasy; si pensi piuttosto allo straziante Le avventure del bosco piccolo con animali parlanti, ma mai umanizzati al punto da farli giocare una partita di calcio con un cappellino rosso in testa (Franklyn tartaruga docet) .

Il giovane regista si conferma ancora una volta coraggioso nella scelta di un progetto sicuramente non molto appetibile dal punto di vista commerciale: un fantasy adulto nella sua veste grafica, ma preadolescenziale nei temi trattati e nei valori trasmessi.

Snyder è, fin dagli esordi de “L’alba dei morti viventi”, potenza, epicità e spettacolo e Il regno di Ga’ Hoole trasmette tutto ciò in modo esemplare attraverso una grafica praticamente perfetta (esemplari le espressioni dei gufi) e una storia che sembra scritta da Zack stesso per servire lo scopo. Un 3D finalmente usato con buon senso mette infine in ridicolo lo Scrooge di Zemeckis con voli a dir poco spettacolari e con una profondità di campo vicina all’inarrivabile Avatar.

Non mancano i difetti: la difficile “vendibilità” del prodotto ha evidentemente imposto dei tagli alla storia per renderla più facilmente fruibile ad un pubblico più piccolo e i canonici 90 minuti vanno un po’ stretti ad una storia che necessitava un più ampio respiro, almeno per alcuni cambiamenti di carattere nei protagonisti.

Vecchio quindi?

Piuttosto il film di Snyder, tratto dai primi 3 libri di una serie di ben 15 romanzi di Kathryn Lasky, imbocca la via del nuovo classico; quella intrapresa da Stardust, Inkheart, Ember (per rimanere nello stesso ambito) che, riprendendo le classiche tematiche fantasy dei film degli anni ’80 come Willow o Labyrinth, cercano di riportare in sala un po’ di quella magia andata perduta negli anni ’90 con eroi a tutti i costi alternativi (Blade).

Un ottimo film in conclusione, un fantasy che, forse proprio per la sua natura classica, non ha brillato al botteghino americano per cui difficilmente si rivedranno sullo schermo i pennuti protagonisti, ma che sicuramente saprà conquistarsi un posto in ogni videoteca di famiglia e nel cuore di ogni sognatore.

Voto: 7,5
Regista: Zack Snyder
Sceneggiatura: John Orloff, Emil Stern
Doppiatori: Jim Sturgess, Emilie de Ravin, Hugo Weaving, Geoffrey Rush, sam Neill, Helen Mirren
Effetti speciali: Beau Garcia
Montaggio: David Burrows
Musiche: David Hirschfelder
Produzione: Village Roadshow Pictures, Warner Bros Pictures, Animal Logic
Distribuzione: Warner Bros
Paese: USA
Genere: animazione, fantasy
Durata: 87’
Formato: colore 3D