WikiLeaks: demone o dio?

Bill Condon rimane, pericolosamente, a metà strada tra il biopic e l’action-thriller. Il quinto potere “sviluppa” WikiLeaks, ma si perde per strada, ostentando una seconda parte da “caccia alle streghe”.

Nel 2007 Assange, fondatore e gestore di WikiLeaks, incontra a Berlino Daniel Berg. I due ben presto divengono soci e in 3 anni pubblicano e divulgano materiale classificato di enorme notorietà e pericolosità. Nel 2010 hanno l’occasione di diffondere numerosi cablogrammi e dispacci della guerra in Afghanistan.

Tratto dal libro scritto da Daniel Berg (ex-socio di Julian Assange e ora in causa contro di lui), Inside WikiLeaks, Il quinto potere sviluppa sufficientemente bene la prima parte (nascita del sito, crescita e obiettivi) per poi rendersi presuntuoso e inquisitorio. Difatti la figura di Assange (paladino della giustizia e della verità 2.0, in perenne conflitto con i poteri forti e il segreto di Stato) si tramuta in un ambizioso e ambiguo personaggio al limite dell’autismo (parole sue), senza ritegno e decisamente vendicativo. Ma il punto di vista è univoco e parziale e Assange viene dipinto con i toni del classico villain: spietato e perennemente sul labile orlo del delirio di onnipotenza.

Ed è proprio sulla delineazione del protagonista che Condon pecca maggiormente, rendendolo superficiale, non staccandosi dagli stereotipi legati al mondo dell’hacking, che vanno dalla solitudine all’inettitudine, dall’asocialità al rancore. Inoltre il regista non calca la mano sul contrasto tra tensione verso la verità e continuo ricorso alla menzogna e a mutevoli e fumose maschere di cera.

Diviso tra ammirazione e condanna, Il quinto potere è un film episodico ed eccessivamente impegnato a fare la morale, piuttosto che a mostrare quanto siano rivoluzionarie le nuove tecnologie e quanto sia facile emergere nascosti dietro a nickname. Condon sbaglia registro e affonda le mani nel thriller, alzando il ritmo narrativo, recuperando qualche trovata visiva dalla cinematografia del defunto Tony Scott.

Nonostante ciò, Il quinto potere può far rimanere storditi e ammaliati grazie a una costruzione filmica coinvolgente, che alza i toni nel momento in cui le verità e le pubblicazioni sono più serrate e la caccia all’uomo diviene progressivamente più opprimente e destabilizzante.

In conclusione si può affermare che Il quinto potere segue fedelmente la dialettica del melò vecchio stampo, nel quale gelosie, invidie e ripicche divengono l’effimero e superficiale obiettivo di una vicenda, che mette di fronte due amici/nemici contraddistinti da una visione del mondo profondamente controversa e differente. Una pellicola che ostenta scaramucce personali e mediatiche in primo piano, dimenticandosi (a un tratto) che la vicenda nasconde molto di più.

Titolo originale: The Fifth Estate
Regista: Bill Condon
Sceneggiatura: Josh Singer
Attori principali: Benedict Cumberbatch, Daniel Bruhl, Anthony Mackie, Nick Davies, Alicia Vikander, Peter Capaldi, Carice van Houten, Dan Stevens, Stanley Tucci, Laura Linney
Fotografia: Tobias Schliessler
Montaggio: Virginia Katz
Musiche: Carter Burnwell
Prodotto da Dreamworks Pictures, Reliance Entertainment
Distribuzione: 01 Distribuzione
Genere: Drammatico
Durata: 128’