L’apoteosi del fumetto. La complessita’ apocalittica del ragionamento sul Male. Il compedio di follia lucida che ha per scopo e obiettivo un contagio di massa (le ambizioni del Joker). Tutto e’ tanto ed e’ magnifico nelle due ore e mezza di cinema “pulito” regalatoci dalla premiata ditta Nolan & bros.

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Grandi scene d’azione classiche non tradiscono le aspettative degli action addicted, ma non sacrificano le intenzioni piu’ sottili di indagine psicologica raffinata e acuta, e non si sottomettono ad effetti speciali che travalichino l’esplosione o i lunghi inseguimenti d’auto. Come detto a proposito di Superman Returns non c’e’ bisogno di patinati e algidi effetti visivi per restituire la magniloquenza di un fumetto che, per costituzione, sa restituire l’ essenziale suggestione con poco piu’ di un tratto di matita. Rispettare questa intrinseca semplicita’ e’ l’arma vincente di Nolan , che avanza nelle personalita’ dei protagonisti e nella complessita’ della vicenda, senza scomodare effetti ottici eccessivi.

La vicenda ha per protagonista un triangolo di giustizia: il tenente di polizia James Gordon, il nuovo procuratore distrettuale Harvey Dent e il sempre piu’ controverso Batman, che vede il suo operato rivoltarsi come un boomerang che suscita inquietanti interrogativi “Non dovevo ispirare tutto questo”, dichiara a fronte di una perplessita’ crescente nei suoi riguardi. Batman non e’ piu’ un supereroe in senso classico, e’ stato trasformato in icona dell’anarchia, un simbolo attivo del giustizialismo e soprattutto “del farsi giustizia da se'”, delegittimando il potere delle forze locali, che per giunta si avvalgono del suo aiuto in modo per alcuni eccessivo.
Batman vede sempre piu’ vicino il momento di “sparire”, e crede di individuare nella visione di Harvey Dent cio’ che Gotham merita: un eroe con una faccia e un riconoscimento istituzionale (per quanto pensare di sostituire un super eroe con un politico e’ un operazione che capiamo fin da subito essere “troppo” anche per Batman).

Purtroppo il cammino dell’anonimato e’ lungo e tortuoso, poiche’ un nuovo diabolico nemico minaccia la citta’: il Joker, un maniaco lucido e distante, un autentico malato consapevole e ambizioso. Il piano del Joker e’ semplice: dimostrare la superiorita’ ontologica del male sul bene. I mostri come lui sono dalla parte giusta, e convincere Gotham che l’orrore e la crudelta’ sono la pasta di cui e’ fatto il mondo sara’ la sua missione.

L’interpretazione di Ledger (di cui tanto si e’ detto e scritto) e’ a tratti spaventosa, fastidiosa e sinceramente disgustosa, quindi ineccepibile, e in qualche punto il suo Joker si muove imponente nella notte proprio come Il Corvo di Brandon Lee, che cammina fra le fiamme col fare dell angelo vendicatore mosso da ragioni etico filosofiche che scavalcano il concetto di semplice cattiveria. Mai un Joker era stato tanto multiforme e sofisticato: a tratti goffo, a tratti citazionistico, basti pensare ai gridolini di Buffalo Bill del Silenzio degli Innocenti. Il doppiaggio di Adriano Giannini rende giustizia alle sue escalation di tono come ai suoi squittire melliflui, mentre Claudio Santamaria trasforma l’addolorato Bruce Wayne in un robotico inespressivo (troppo preso a controllare l’accento romanesco?).

Buone (anche se piccine) le performance di Morgan Freeman e Michael Caine: i due vecchi lupi di mare partecipano al progetto senza atteggiarsi a prime donne. Cose che solo i grandi sanno fare.

La grinta e la scorza coriacea di Maggie Gyllenhaal mal si conciliano col personaggio vagamente arrendevole di Rachel Dawes, e benche’ io straveda per la Gyllenhaal (o proprio per questo), considero piu’ azzeccata la faccetta da topolina della Holmes, maggiormente in linea con un ruolo femmineo e non troppo particolareggiato. Alla Gyllenhaal spettano parti piu’ strutturate.

L’atteso film di Nolan non delude dunque, e conferma gli entusiasmi del primo bellissimo episodio (cosa oggettivamente non semplice), triplicando il coefficiente di azione, pathos, e trovate interessanti proposte con una inusuale eleganza di girato, vedi la potentissima scena dell’esplosione del Gotham City Hospital, e la strepitosa performance di Ledger che “inceppa” il detonatore con la struttura che incendia alle sue spalle: da storia del cinema. Altrettanto gradevole risulta la trovata dell’ esperimento sociale, a cui Joker delega un messaggio importante, e che pur fallendo non scompone il Nostro allucinato anti eroe (a proposito, sicuri non diventi lui, l’eroe dello spettatore?).

Meraviglioso il finale con la voce off che profuma di saggezza, in cui l’eroe sacrifica se stesso per consegnarsi alle tenebre di un destino latitante, in cui si sceglie di decidere cosa e’ meglio per i tanto amati cittadini di Gotham City, protetti con accondiscendenza paterna da una verita’ che non potrebbero sopportare.

Il Cavaliere Oscuro e’ l’angelo custode che lotta in silenzio contro l’angelo vendicatore, che come prima mossa sceglie di sottrargli la gloria di una vittima accertata: la moralita’ di Dent, che il Joker aveva corrotto, e’ qualcosa che non gli si concedera’, un punto che non avra’ il piacere di segnare, anche a costo di mentire. E sparire. Per Ora.
La lotta e’ appena cominciata.

Il Cavaliere Oscuro: Cosi’ si girano i fumetti.

La Frase: “Perche’ sei cosi’ serio?!” Heath Ledger, Il Cavaliere Oscuro, 2008

Voto: 7,5

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