Il malessere ancora attuale del “tutto è niente”

Il cult movie di Nicholas Ray chiude la kermesse del cinema Odeon realizzata in occasione della mostra Picasso, Mirò e Dalì. Giovani e arrabbiati: l’inizio della modernità in corso a Palazzo Strozzi.

Scrivere la recensione di un film uscito più di mezzo secolo fa sembra un proposito privo di fondamento. Si recensiscono le novità, gli eventi originali o di una qualche portata – seppur nel loro piccolo – rivoluzionaria. Ebbene, cosa manca di tutto ciò a Gioventù bruciata?

La pellicola di Nicholas Ray nulla ha perso del suo potenziale dirompente di denuncia sociale, poiché l’attualità dei contenuti è ancora sorprendente.

Giovani benestanti che all’apparenza possiedono tutto e allevati in famiglie irreprensibili: perché dovrebbero lamentarsi? I genitori non capiscono e, allargando le braccia, constatano che “all’improvviso sono diventati un problema.” Cos’hanno questi ragazzi?

In anticipo di circa tredici anni rispetto alla deflagrazione del ’68, Ray realizzò che il malessere dei giovani derivava dalla loro insofferenza alle regole di una società inamidata, nonché dalla loro lucida presa di coscienza che le felici famigliole calviniste e puritane dell’America di quegli anni celavano situazioni tutt’altro che amene: genitori ciechi dinanzi alle esigenze dei figli, padri sottomessi dalle madri, una totale mancanza di punti di riferimento.

Proprio sulla necessità di solidi e indiscutibili modelli e sulla lancinante richiesta di chiarezza insiste il soggetto di Ray; la sincerità è ciò che i ragazzi implorano da chi li circonda: si appigliano al poliziotto della sezione minorile che li ha compresi e cercano nei loro compagni la figura mancata del padre, della madre, del marito affettuoso o della moglie complice. Tutto questo nel mondo parallelo che si sono creati, dove è possibile condurre una vita fuori dalle regole correnti, ubriacandosi e sfidando la sorte in giochi mortali, come lanciarsi con le automobili nelle fatali chicken run, verso il precipizio di una scogliera.

Jim Stark (James Dean), Judy (Natalie Wood) e John “Platone” Crawford (Sal Mineo) danno vita al microcosmo che i giovani avevano pensato per loro, nell’atmosfera primordiale di caos e sentimenti confusi innescata dal big bang generazionale di istanze represse troppo a lungo.

La critica precedente ha voluto scorgere in Platone il primo omosessuale di Hollywood, andando forse un po’ oltre con l’interpretazione; infatti, il personaggio di Mineo centra l’impellenza, nella beat generation, di una famiglia presente e comprensiva: «perché mi hai abbandonato» chiede Platone a Stark in preda alla disperazione.

Dov’è l’omosessualità in questa ricerca di un nido sicuro?

La dimensione drammatica del film è accresciuta ad arte dalle inquadrature oblique, dalla funzionalità dello schermo in Cinemascope, l’allora innovativo sistema di ripresa cinematografica in uso solo dal 1953 e dai colori metallici che ingenerano un contrasto quasi tagliente.

James Dean morì il 30 settembre del 1955, lo stesso anno di uscita del film. Natalie Wood nel 1981, annegata in circostanze mai chiarite. Sal Mineo fu assassinato nel 1976. La natura della pellicola e il cast falcidiato hanno fatto sì che Gioventù bruciata entrasse nella leggenda come film maledetto.

Rabbia, tenerezza, smarrimento sono i sentimenti emessi con forza dall’urlo straziante di questa generazione di Belli e dannati che – come insegna anche Fitzgerald – aveva tutto eccetto ciò di cui aveva bisogno.

Titolo originale: Rebel Without a Cause
Regia: Nicholas Ray
Attori principali: James Dean, Natalie Wood, Sal Mineo, Dennis Hopper
Genere: drammatico
Durata: 111′
Anno: 1955
Casa di produzione: Warner Bros
Fotografia: Ernest Haller
Montaggio: William H. Ziegler