Sicilia e pallottole

Esordio deludente per Sergio Misuraca. Malgrado qualche guizzo originale e tanta passione, la pellicola non diverte né trascina col suo mix di noir e sicilianità.

Nicola, farfallone nullafacente, e Dario, laureato e disoccupato, vivono in un piccolo paese del palermitano e tirano avanti tra l’ignavia e l’impossibilità di trovare un impiego nella propria terra.
Assecondando l’insistenza di un vecchio e ricco professore e in cambio di una promessa di lavoro, Dario accetta, infine, di consegnare a Roma una busta della quale non è autorizzato a conoscere il contenuto. Nella capitale ritrova suo zio Tony, che aveva abbandonato la Sicilia parecchi anni prima e si rivela invischiato nella faccenda; al primo intoppo la situazione rischia di prendere una piega inaspettata.

Fuori dal coro dimostra svariate quanto alte aspirazioni: punta al noir ruvido e quadrato, strizza l’occhio allo humour nero con una spruzzata di grottesco, non disdegna un blando sottotesto sociale; soprattutto, dimostra l’indiscutibile passione e la discreta tecnica (per un esordiente) di Sergio Misuraca, regista con un passato in cucina addirittura al servizio di Robert De Niro.
Purtroppo la passione agghindata di tenacia da sola non basta a elevare il film a poco più di un pastrocchio informe. L’archetipo della sicilianità nella cinematografia, attuale e meno recente, è fiorito in pellicole potenti e dai generi disparati (dalla produzione hollywoodiana di stampo mafioso agli alti e bassi di Tornatore passando per il neorealismo della metà secolo scorso e il bizzarro universo di Ciprì e Maresco, solo per citarne alcuni), ma Misuraca lo districa fin da subito, dapprima erigendo un’impalcatura da commedia leggera (peraltro senza convincere e non regalando che stiracchiatissimi sorrisi) condita da macchiette surreali e situazioni paradossali, virando poi a capofitto su un noir di stampo “criminal-pasta con le sarde” nei cui calderone finisce proprio di tutto, da pusher dal grilletto facile a parenti tenebrosi invischiati nella mala e legati alla vicenda da coincidenze fin troppo labili, da bande di malviventi balcanici guidati da boss schizofrenici a ignari uccellini corrieri, folklore spicciolo, casse per massaggi erotici e, soprattutto, una pistola puntata per novanta minuti alla tempia della sospensione di incredulità.
La sceneggiatura pasticciata plasma tre giovani che dovrebbero ergersi a paradigma delle generazioni siciliane in balìa di un destino che si fa beffe di loro, ma finiscono per inanellare scelte talmente assurde da far dedurre che ciò avvenga al solo fine di trascinare una narrazione già sottoritmo.
Il salto di Misuraca da dietro ai fornelli a dietro la macchina da presa è stato molto ambizioso e, malgrado la spasmodica ricerca di originalità e di una voce cinematografica fuori dal coro, altrettanto mal riuscito. La presunzione autoriale di voler chiudere ciclicamente la narrazione ricorrendo a un furbo quanto diabolico e stucchevole virtuosismo gratuito rende il boccone ancora più amaro.
Il vero cannolo siciliano è farcito con la ricotta, non ha senso aggiungere contemporaneamente crema, cioccolato e pistacchio. E questo, nella cucina come nel cinema, un bravo cuoco originario della Trinacria avrebbe dovuto saperlo.

Titolo originale: Fuori dal Coro
Nazionalità: Italia
Anno: 2015
Genere: Noir, Commedia
Durata: 95 minuti
Regia
: Sergio Misuraca
Cast: Dario Raimondi, Alessandro Schiavo, Alessio Barone, Ivan Franek, Aurora Quattrocchi, Emanuela Mulè
Sceneggiatura: Sergio Misuraca
Produzione: Sciò Produzioni, Movie Sound Editor
Distribuzione: Microcinema Distribuzione
Fotografia: Giuseppe Pignone
Musiche:
Lello Analfino
Montaggio:
Andrea Bonanni
Scenografia:
Sergio Chiovaro