Flash Forward e Lost: le due creature dell’ABC

Inutile negarlo: il successo di Flash Forwad e l’iniziale curiosità che ammanta l’esordio della nuova serie tv mystery targata ABC, cedono fin troppo presto il passo a perplessità e timori di ritrovarsi di fronte all’ennesima genialata che poi non ha la minimina idea di dove andare a parare.

Il pubblico ha troppo fresca nella mente la delusione provata con l’avanzare delle stagioni di Lost, per non ipotizzare che questi shows vengano partoriti tutti secondo il medesimo schema: inizio travolgente, partorito dalle menti  brillanti di sceneggiatori, che poi ignorano clamorosamente come far quadrare le questioni messe sul tavolo, e optano per uno sparigliamento delle carte progressivo e costante.

Risultato: La carne al fuoco è talmente tanta, e le fila da sbrogliare talmente infinite che non ci ricordiamo più da dove eravamo partiti nè cosa volevamo sapere, mentre la delusione e lo sconforto per la presa in giro si imprimono a fuoco e ci vaccinano come spettatori e come critici.

Non ci cascheremo più, ed ecco che lo scetticismo ostacola il coinvolgimento totale, perchè l’allarme bufala è inserito.

Flash Forward risente dunque dell’effetto “Lost”, che a sua volta non risentì dell’effetto Twin Peaks (altra serie sbrodolatasi col passare delle stagioni, che a suon di colpi di scena dette il colpo di grazia alla credibilità e all’audience), perchè questa era andata in onda più di dieci anni prima.

Diciamo che Flash Forward deve vedersela con un pubblico più attento e recentemente “scottato”, che pur  non avendo lesinato una buona  fiducia iniziale (un debutto americano con più di 12 milioni di spettatori), resta sul “chi va la.”

La storia ruota attorno ad un evento drammatico e inspiegabile, un black out di poco più di 2 minuti, in cui (quasi) tutta l’umanità sviene e si proietta nel futuro di lì a sei mesi (flash forward si taduce con premonizione, sbalzo in avanti).

Un agente dell’Fbi, Mark Benford (Joseph Fiennes agghindato della solita aria stralunata da Shakespeare in Love sofferente e sorpreso dell universo mondo), usera’ la sua premonizione come filo conduttore e collante di un’ indagine governativa che mira a risolvere l’annosa questione attraverso la raccolta e la condivisione di tutte le premonizioni del globo, postate su uno speciale sito (The Mosaic), che permette la supervisione e il monitoraggio dei fatti, oltre che un certo mutuo soccorso.
Frammenti di immagini che messe insieme posso restituire un quadro globalmente condiviso, in un progetto in cui tutti gli esseri umani lavorano gomito a gomito con l’FBI, mentre già si scorge la mano esterna (umana, diciamolo subito) che tira le fila di quello che appare come un complicato esperimento, che proprio nella citta di Los Angeles, proprio a un passo da Mark Benford, vede risiedere i suoi artefici.

Di Lost ritroviamo le suggestioni, i punti di sospensione, le allusioni e le tensioni, mentre ogni puntata si chiude col rilancio di un interrogativo nuovo, che dovrebbe garantirsi la presenza del pubblico all’episodio successivo.
Di Lost si recupera l’atteggiamento borderline, che salda una certa dose di paranormale, a tentativi di ipotesi più pragmatiche e realiste.

Nel tedioso quanto inevitabile esercizio archeologico del ritrovamento e del paragone, la produzione ci viene incontro evidenziando legami tra le due serie in modo da ufficializzarne e istituzionalizzarne il gemellagio, partendo dal cast (da Sonya Walger, Olivia in F.F, Penelope in Lost, a Dominic Monaghan, Simon in F.F, Charlie in Lost) e finendo con degli easter eggs che potrebbero perfino suggerire il finale di Lost, e il suo ultimo perche’.

Famosa è infatti la scena dove, sullo sfondo di una passeggiata in macchina di Mark e Dimitri (FOTO), scorgiamo nientepopodimenoche‘ un cartellone pubblicitario della Oceanic Airlines che recita lo slogan “Record di perfetta sicurezza“.
E’ chiaro che, o i pubblicitari della Oceanic ricorrono ad un macabro umorismo per far salire le vendite dopo il tremendo disastro, o la bomba atomica gettata da Jack durante l’ultima puntata di Lost (Lost 5×16:The Incident) e’ esplosa fornendo gli effetti desiderati: nulla e’ mai successo e nessun aereo e’ mai caduto.

O e’ l’ennesimo bluff, l’ennesimo tranello servito caldo ad un nugolo di fan fin troppo attenti e certosini nel raccogliere informazioni e tracce distribuite nel corso delle stagioni, solo per alimentare una mitologia sterile e senza esiti, che ha poi mostrato il suo vero volto svelandosi nella (dis)continuita’ dei fili portanti, che non hanno portato proprio da nessuna parte.
Flash Forward raccoglie l’eredita’ di Lost, invitando alla fedelta’ un pubblico esposto che ci va con i piedi di piombo e non vuole essere tradito, e proprio a loro si rivolgono David S. Goyer e Marc Guggenheim, creatori e produttori della serie: “Noi sappiamo esattamente come finirà la prima stagione, e il network ci ha detto che gli ricorda molto Lost, che abbiamo scritto una buona sceneggiatura, ma ci hanno anche chiesto se abbiamo qualche idea di dove ci dirigeremo. Dopo l’arrivo di Lost, quando vai da un network a proporre un pilot ti senti dire ‘Hai idea di dove andare a parare?’ E come spettatore, mi sentirei frustrato se gli autori non lo sapessero“. Garantiscono che lo sanno. E noi li aspettiamo al varco.