Chi ben comincia non sempre è a metà dell’opera

L’eterna domanda bioetica sull’intelligenza artificiale…

Sin da A.I. – Intelligenza Artificiale di Steven Spielberg (e Stanley Kubrick), solo per citare l’esempio più famoso, il mondo del cinema ha iniziato ad interrogarsi sull’eterna questione bioetica riguardante gli automi e la loro pericolosità, la loro utilità e la moralità che un’operazione simile comporta. Eva non si distacca troppo dal tema, anzi, partito in maniera innovativa come una sorta di favola, ci piomba proprio dentro nel finale.
In un futuro distopico dove anche gli animali domestici sono automi, Alex (Daniel Brühl), un ingegnere cibernetico, viene richiamato dalla sua università per portare a termina un progetto iniziato 10 anni prima: creare un robot bambino. A Santa Irene ritroverà suo fratello David (Alberto Ammann), ora sposato con Lana (Marta Etura), l’amore mai dimenticato che Alex ha abbandonato alla sua partenza. Il giovane conosce anche la loro figlia, Eva (Claudia Vega), sulla quale vuole fare test perché gli sembra sia il prototipo perfetto per le emozioni che vuole far provare al suo robot…
Quando chi ben comincia non è a metà dell’opera. Il film infatti inizia a mille, con una caduta da un precipizio, una bimba che bussa freneticamente ad una porta ed un ragazzo che le apre attonito. Buio. E si ricomincia da capo dopo l’incipit in medias res, con un lunghissimo flashback che ci permetterà di capire chi è quel ragazzo e chi è quella bimba. La narrazione comincia in maniera fluida, scorrevole e piacevole, in un paese futuristico dove i maggiordomi sono automi con grado di empatia regolabile e dove addirittura gli animali, anche i gattini domestici, sono dei piccoli robot di compagnia. Man mano che passano i minuti, però, il mistero sulla piccola e affascinante Eva inizia a perdere d’interesse e il regista sembra quasi cadere nella tentazione del melodramma con tanto di triangolo sentimentale di amori mai finiti, mai dimenticati, e che dopo tanto tempo riemergono. Si cade nello stucchevole, quasi, fino ad un’impennata di tensione quando il prototipo a cui sta lavorando Alex ha delle reazioni che non sono calcolate. Da qui poi sorge la domanda, spontanea, su quanto sia etico/morale creare esseri umani-robot, su come l’intelligenza artificiale possa reagire al contatto con un essere umano reale. Tutte domande a cui probabilmente non riusciremo mai a dare risposta, ma che trasformano Eva in uno di quei numerosi film che si focalizzano su quest’argomento. Se poi ci aggiungiamo la componente sentimentale e drammatica il gioco è fatto e la favola iniziale svanisce del tutto. Peccato, perché la partenza era ottima, ma con un finale di questo genere il film galleggia sulla mediocrità, senza infamia e senza lode. Non sconsigliabile, ma nemmeno imperdibile. Insipido, con qualche traccia di déjà – vu.

Titolo: Eva
Regista: Kike Maìllo
Attori principali: Daniel Brühl, Marta Etura, Alberto Ammann, Claudia Vega, Anne Canovas, Lluis Homar
Genere: drammatico, fantascienza
Durata: 94min
Anno: 2012
Produttore esecutivo: Sergi Casamitjana, Aintza Serra, Rita Roig
Casa di produzione: Escac, Escandalo Films, Ran Entertainment
Distribuzione: Videa, CDE
Fotografia: Arnau Valls Colomer
Musiche: Evgueni Galperine e Sacha Galperine
Montaggio: Elena Ruiz