Una vita a due

Di produzione e impianto francese ma di regia italiana, l’opera prima di Filippo Meneghetti Due racconta la storia d’amore tra due donne anziane.

Due, film d’esordio di Filippo Meneghetti è al tempo stesso qualcosa di inaspettato e calcolabile. Certo non è tipico, e non è neanche un bel segnale, che un regista italiano esordisca in Francia, con un cast e una produzione interamente straniera; ma al tempo stesso, questo è capitato anche ad Andrea Pallaoro per Medeas e a Roberto Minervini per i suoi documentari. Ciò che tuttavia risulta, al tempo stesso, prevedibile e sorprendente è il tema di fondo del film: l’amore tra due donne mature. Negli ultimi anni, il cinema è stato oggetto di una sovrabbondanza di storie LGBT+ – ma, con l’unica parziale eccezione di Supernova, molto raramente i protagonisti erano sopra i cinquanta. Che nelle varie combinazioni possibili di storie d’amore non eteronormative prima o poi sarebbe arrivata anche una lesbian romance in terza età era prevedibile: che questo tema non facile sarebbe stato affrontato con la semplicità e l’assenza di retorica che ha Due, era meno scontato.

Protagoniste di Due sono le due dirimpettaie Nina e Madeleine, interpretate rispettivamente da Barbara Sukowa, nota soprattutto per la sua collaborazione con Fassbinder e con la von Trotta, e da Martine Chevallier della Comédie-Française. In maniera del tutto silenziosa e segreta, Nina e Madeleine hanno da anni una storia d’amore, dopo essersi conosciute in una vacanza a Roma: quando Madeleine, dopo un litigio, ha un ictus, Nina cerca disperatamente un modo per continuare la storia d’amore senza che la famiglia dell’altra lo sappia e nonostante il fatto che, apparentemente, Madeleine non riconosca più né lei né nessun altro.

In alcune interviste Meneghetti ha descritto Due come «una storia d’amore in forma di thriller»: non mancano in effetti momenti di tensione o di mistero, soprattutto quando Nina si trova a scontrarsi con la badante di Madeleine; in Due ci sono anche alcune inquadrature oniricheggianti che, qua e là nel film, rappresentano un elemento che sarebbe stato interessante vedere maggiormente approfondito. La regia è statica, e talvolta piacevolmente geometrica; il suo elemento di maggiore originalità sta però nella gestione creativa del sonoro. Gli oggetti delle case delle due donne arrivano quasi a “parlare”, e questo non vale solo per il giradischi che ha un significativo peso narrativo: a volte anche i suoni della lavatrice o di una padella che frigge vengono impiegati da Meneghetti a fini narrativi, per sottolineare alcuni momenti e accompagnare le emozioni delle due protagoniste.

Due è un’opera prima frutto di una lunga elaborazione: a quanto raccontato dallo stesso regista, sono passati sei anni dall’idea iniziale al completamento del film e, di stesura in stesura, l’architettura narrativa è stata ridotta, o quantomeno essenzializzata. Nella forma in cui si presenta al pubblico – poco più che un dramma da camera – Due in parte lascia trasparire le rinunce imposte, ma è al tempo stesso compatto nel focalizzarsi quasi esclusivamente sulle due donne e sull’evoluzione del loro rapporto allorché Madeleine resta invalida. Prima di ogni altra cosa però Due è una grandissima e duplice “prova d’attrice”: bastano i primi piani di Martine Chevalier, che recita per gran parte del film muta e immobilizzata giocandola unicamente sull’espressività, a testimoniare da soli tutta la forza della tradizione recitativa francese e l’importanza di portare al cinema interpreti di background teatrale.

Titolo: Due
Regista: Filippo Meneghetti
Sceneggiatura: Filippo Meneghetti, Malysone Bovorasmy
Attori principali: Barbara Sukowa, Martine Chevallier, Léa Drucker
Scenografia: Laurie Colson
Fotografia: Aurélien Marra
Montaggio: Ronan Tronchot
Costumi: Magdalena Labuz
Produzione: Paprika Films, Tarantula Luxembourg, Artemis Films
Distribuzione: Teodora Film
Durata: 95’
Genere: drammatico, sentimentale
Uscita: 6 maggio 2021