A raccontare comincia lui

Recensione Raffa – Il ritratto di un’icona senza tempo. Dal 6 al 12 luglio nelle sale italiane arriva Raffa, un docufilm diretto da Daniele Lucchetti, titolo originale Disney+ prodotto da Fremantle, che tra testimonianze, filmati, foto e articoli di giornale, ripercorre la vita artistica e privata di un’icona senza tempo: Raffaella Carrà.

Sì, ha ragione Daniele Lucchetti, pluripremiato regista e sceneggiatore, affermando che di Raffaella Carrà ci si può solo innamorare. Per chi non ne fosse già innamorato prima, con questo film – che ne traccia un ritratto abbastanza completo (raccontando la storia pubblica e privata di una donna nativa di Bologna, vissuta a Roma e divenuta nel tempo fenomeno internazionale) – ne resterà incantato e stregato, scoprendo l’enorme talento di cui era dotata.

Era impossibile pensare che fosse un’attrice a ridar vita a Raffaella ripercorrendone la vita lunga, costellata di successi, ma segnata anche da ferite private. La Carrà aveva un suo bagliore, unico, che nessuno avrebbe potuto restituire; ecco che l’inventiva di Lucchetti ha messo insieme tantissimo materiale, anche inedito, per ridare luce alla stella più luminosa della televisione. È un sensazionale collage lungo tre ore, costituito di tre parti, ma che, visto tutto d’un fiato, emoziona, sorprende, tocca nel profondo e contemporaneamente diverte, soprattutto nei filmati in cui il pubblico di tutte le età (Millemilioni, 1981) canta le sue canzoni nei posti più disparati del pianeta.

Una Raffaella reinterpretata, bambina però, in realtà c’è nel film, ma si tratta solo di escamotage per evidenziare quelle aspirazioni così forti a cui Raffa ha sempre voluto credere e che la mamma ha sempre sminuito, col suo carattere autoritario; il resto, a dare un senso alla sua presenza, lo fanno i costumi con la sua anima che si libera nel vento.
Il film Raffa, sarà distribuito dal 6 al 12 luglio al cinema in esclusiva da Nexo Digital in collaborazione con i media partner Radio Deejay, Radio Capital, MYMovies.it e Sony Music Italia, prodotto da Fremantle per Disney+, a pochi giorni da quello che sarebbe stato il suo ottantesimo compleanno (18 giugno 1943) e a due anni esatti dalla sua morte: era infatti il 5 luglio del 2021 quando, in un caldo lunedì pomeriggio, arrivò come una doccia fredda la notizia che il caschetto biondo della tv, l’artista più rivoluzionaria e innovativa dagli anni ’70 in poi, era andata “in un mondo migliore”.

Lucchetti inizia a raccontare la storia di Raffaella Carrà partendo proprio dalla fine, dalla notizia della scomparsa di questa straordinaria donna con immagini estrapolate dai telegiornali e dal funerale, per ripercorrere poi i passi dallo stile impeccabile che han fatto sì che diventasse un’icona senza tempo, come evidenzia il sottotitolo del film.
Le foto da bambina della piccola Raffaella Pelloni – questo il cognome d’origine, divenuta poi Carrà per l’accostamento ad un pittore moderno (Carlo), così come il nome la legava già all’indiscusso Raffaello – rapiscono per la tenerezza e per la carica espressiva che aveva innata. Immagini esclusive quando è a tavola col fratellino Enzo, al mare di Bellaria, dove ha trascorso la giovinezza, con Iris, la madre, donna forte che Raffaella descrive più bella di lei, più alta e con gli occhi azzurri, tra le prime a separarsi dal marito dopo la fine della guerra. Non mancano gli abbracci con nonna Andreina, scomparsa nel 1983, i racconti della tata e quelli di Gino Stacchini, primo fidanzatino, che alla fine degli anni ’50 era un abile calciatore bianconero, squadra che Raffaella ha sempre seguito da sportiva qual era.
È indubbiamente il racconto di Salvo Guercio, autore televisivo, grande ammiratore della Carrà, a tenere il lungo filo di aneddoti che vengono sviscerati tra un’intervista e una canzone. Sono tanti però i contributi di amici, parenti, come quello del nipote Matteo, e collaboratori che hanno affiancato la Raffa nazionale nel corso degli anni. Simpatico il ricordo di Fiorello, emozionante quello di Tiziano Ferro, che a lei dedicò la canzone E Raffaella è mia, verace quello di Enzo Paolo Turchi, che per molti anni ha ballato con Raffaella: il Tuca Tuca ha segnato un pezzo di storia e ha abbattuto tabù. Gli aneddoti professionali continuano poi con le testimonianze della scrittrice Caterina Rita e dell’assistente Licia Turchi: entrambe sottolineano il rigore sul lavoro e la forza del carattere. È pieno di stima, invece, quello di Loretta Goggi, che avrebbe voluto chiedere a Raffa il costo dell’essere Carrà. Ci sono poi le parole di Renzo Arbore, che si legano al vissuto professionale con Gianni Boncompagni ed evidenziano soprattutto il rapporto artistico nonché affettivo, che legò la cantante e il suo più grande autore di canzoni; del loro privato è, invece, soprattutto la figlia Barbara Boncompagni a raccontare le sfumature.

Lui era un uomo divorziato e con tre figlie quando conobbe Raffaella, il sodalizio artistico e l’affetto è durato fino alla scomparsa di quest’ultimo nell’aprile del 2017. La loro unione amorosa non poteva però durare a lungo, Gianni era sì un uomo creativo, ma fondamentalmente pigro, tanto che non prendeva neanche l’aereo. Impensabile per Raffaella “accettarlo” dato che, sul finire degli anni 70, iniziò a farsi conoscere anche in Spagna e dovette affrontare le tournée e l’enorme successo da sola, senza nessuno al suo fianco, soprattutto dopo l’exploit che ebbe in America latina. Cosi si “sfidanzarono”, come dichiarò Boncompagni e Raffa si legò successivamente al ballerino Sergio Japino.
Se l’Accademia di danza e il Centro sperimentale di cinematografia non diedero i frutti sperati, nonostante la parentesi hollywoodiana vissuta soprattutto dopo l’incontro con Frank Sinatra, è in televisione, in quella scatola magica che riproduceva emozioni in bianco e nero – all’epoca -, che la giovane Carrà finalmente poté esprimere il suo estro.

Con Io, Agata e tu (1970) al fianco di Nino Ferrer, in cui chiedeva solo 3 minuti, Raffaella Carrà esplose con tutto il suo carisma. Il modo di ballare, libero, il movimento della testa che le scompigliava il caschetto, divenuto col tempo sempre più biondo e le spiccate doti comunicative, le spalancarono le porte del mondo televisivo. Seguirono così due edizioni di Canzonissima (’70/’71) con Corrado e la conduzione con Mina nel 1974 con Milleluci, che le diedero una popolarità senza precedenti.

Non vengono naturalmente elencati tutti i programmi televisivi condotti dalla Carrà in cinquant’anni di televisione, così come non vengono nominati tutti i suoi successi discografici, ma il regista e gli sceneggiatori si sono soffermati su quelle trasmissioni che hanno segnato un’epoca e sono divenute vere e proprie pietre miliari.

In questa lista non poteva mancare Pronto, Raffaella? (’83/’84), programma pioniere del mezzogiorno, in cui nel salotto di Raffa trovarono accoglienza sia persone comuni sia personaggi di spessore, uno su tutti Madre Teresa di Calcutta. Tra un balletto, una canzone e tanti giochi telefonici – come quello storico dei fagioli – la Carrà diventa popolarissima, ma dopo due edizioni lascia il programma perché osannata dalla gente, che la paragona quasi a una Madonna dei miracoli, inconcepibile per l’artista, che con Buonasera Raffaella, recupera la fascia serale e conduce le ultime 5 puntate, addirittura, in diretta da New York.
La Carrà ormai è un marchio di fabbrica, ha i suoi fidati collaboratori, alcuni dei quali, per varie dinamiche decideranno di non seguirla oltre – come Danilo Vaona – e sul finire degli anni ’80 l’allettante proposta di Silvio Berlusconi la farà traslocare all’allora Fininvest per due anni. Il successo non raggiunge quello ottenuto negli anni in Rai, mentre la Spagna, ormai seconda sua patria le spalanca di nuovo le porte. Lì è sempre una Fiesta. In Italia tornerà nel 1995 con Carramba, che sorpresa!, programma ispirato al format britannico Surprise Surprise, condotto esclusivamente in diretta: i ricongiungimenti con parenti dall’altra parte dell’emisfero caratterizzano il programma, apripista di altre tante trasmissioni sorte nel tempo. Raffaella segna un’altra pagina di bellissima televisione, seguiranno altre edizioni, legate alcune anche alla Lotteria Italia.

Nonostante la durata di tre ore, il tempo scorre come un fiume in piena. Dinamico e appassionante, il lavoro di Lucchetti non narra solamente la vita straordinaria di un icona irraggiungibile, ma anche pezzi di storia, italiana e non, vissuti inevitabilmente, seppur in parte, da ognuno di noi. I successi e gli scandali della Carrà (dall’ombelico agli alti compensi), dunque, si susseguono mentre sullo sfondo fanno notizia le contestazioni studentesche del ’68, gli anni di piombo, l’Italia craxiana, le campagne pubblicitarie per proteggersi dall’Aids, le crisi economiche e tanti altri fatti che la televisione vuole raccontare, ma anche alleggerire. Quando nel 1978, per esempio, la Carrà, che appariva per la prima volta a colori in Ma che sera cantando Tanti auguri e le Brigate Rosse rapirono Moro, non ci fu verso di interrompere il programma, registrato precedentemente, nonostante le suppliche di Raffaella.

Tante, quindi, le sensazioni che Raffa trasmette, seppur alla fine del docufilm ci sia un senso di smarrimento, di vuoto. Il docufilm è un colpo al cuore, mostrando entrambe le personalità di Raffaella; nata sotto il segno dei gemelli, infatti, ha vissuto sempre questo dualismo, queste “lotte interne”, come dichiarò in un’intervista di Minoli, tra la Carrà e la Pelloni. E l’impressione che si manifesta è che quest’ultima, più fragile, che non amava trucco e parrucco, ma una vita semplice, abbia indossato quei costumi straordinari luccicanti e innovativi come un’armatura, diventando oltre che un’icona, un’eroina senza tempo, dotata di super poteri, immortale. L’una circondata da folle oceaniche di ammiratori in tutto il mondo, l’altra sola, col rammarico di non aver potuto avere un figlio quando lo avrebbe desiderato, poiché impossibile da programmare come si fa con uno spettacolo televisivo.
Raffa, indubbiamente è l’unione di entrambe e una cosa è sicura, insieme hanno fatto tanto, tantissimo Rumore.

Nexo Digital presenta un titolo originale Disney+ prodotto da Fremantle
Titolo: Raffa – Il ritratto di un’icona senza tempo
Regia: Daniele Luchetti
Sceneggiatura: Cristiana Farina con Carlo Altinier, Barbara Boncompagni, Totò Coppolino, Salvo Guercio
Con: Rosario Fiorello, José Luis Gil, Loles Leon, Tiziano Ferro, Barbara Boncompagni, Salvo Guercio, Matteo Pelloni, Licia Turchi, Anna Vasini, Caterina Rita, Frida Vasini, Gino Stacchini, Chiara Zoppolato, Marco Bellocchio, Renzo Arbore, Loretta Goggi, Nick Cerioni, Emanuele Crialese, Enzo Paolo Turchi, Bob Sinclar, Saverio Ariemma, Luciana Verdeggiante, Danilo Vaona, Giovanni Benincasa, Francesco Boserman, Juan Luis Iborra, Luca Sabatelli, Paola Dee
Prodotto da: Gabriele Immirzi, Alessandro De Rita
Executive Producer: The Walt Disney Company Alessandro Saba
Fotografia: Debora Vrizzi
Musiche originali: Teho Teardo
Montaggio: Luca Manes, Chiara Ronchini, Emanuele Svezia
Uscita in Italia: 6 luglio 2023
Durata: 3 h