I ricavi de I bambini fanno oh, canzone sigla della raccolta fondi 2005 per il Darfur, non sono mai arrivati a destinazione. Parola di Angelo Carrara, ex discografico di Povia, che ha rilasciato un intervista a Io Donna, proprio nell’ambito di una inchiesta sulla vicenda Povia-Darfur-Sanremo 2005.

Ricostruiamo la vicenda: nel 2005 Povia non era stato ammesso a Sanremo in quanto aveva già partecipato al festival di Recanati (e il regolamento vietava la partecipazione alle due rassegne nello stesso anno). Tuttavia, il conduttore dell’epoca, Paolo Bonolis, aveva deciso di utilizzare comunque I Bambini fanno oh come colonna sonora di Avamposto 55, raccolta fondi a sostegno della martoriata regione africana.

I proventi non sarebbero stati versati dal pubblico, ma da “Sanremo” (comune, organizzazione, partecipanti, conduttore) allo scopo di far pervenire almeno 1 milione di euro per la costruzione di un centro ospedaliero, una struttura sanitaria satellite e una scuola elementare.

Bonolis aveva definito l’iniziativa: “Un’autotassazione da parte degli ospiti, di me stesso, della Rai, dei Monopoli, degli sponsor e delle case discografiche.

Alle belle parole non seguirono i fatti: da Sanremo arrivarono solo 250 mila euro – di cui 50 mila del solo Bonolis – la Target (la casa discografica di Carrara della quale faceva parte Povia) offrì 35 mila euro “quale anticipo in attesa dei rendiconti Siae“, mentre Povia – che si era impegnato a donare “tutti gli incassi della canzone” – non versò nulla dei 450 mila euro riucavati dalla venduta del disco (che in molti avevano comprato proprio sulla base del fatto quei soldi avrebbero finanziato una iniziativa benefica).

Carrara: “L’iniziativa per il Darfur fu determinante per lanciare Povia nel 2006, l’anno dopo il botto della serata benefica, vinse il Festival anche perché i bambini avevano votato per lui. Quando andava a cantare in giro, prima del concerto faceva sempre una visita ai bimbi negli ospedali.