L’utopia della convivenza

Palma d’oro al settantaduesimo Festival di Cannes, tratteggia una società sfilacciata in cui il contrasto ha polarizzato ogni aspetto della vita. Un po’ commedia senza pagliacci, un po’ tragedia senza cattivi, sottolinea la forza disgregante lasciataci in retaggio da un sistema economico profondamente ingiusto.

I membri della famiglia Ki-taek, padre, madre, figlio e figlia, sono molto uniti ma vivono di lavoretti saltuari e mal pagati, sempre sull’orlo della povertà e dell’incertezza. La situazione sembra volgere al meglio quando Ki-woo, il figlio maschio, viene raccomandato da un amico per un lavoro ottimamente pagato come insegnante privato di inglese presso una famiglia benestante.
Ki-woo quindi, con l’aiuto della sorella, falsifica le sue credenziali per massimizzare le possibilità di successo e si presenta al colloquio presso la famiglia Park. Questo primo incontro però metterà in moto una serie di eventi dalle conseguenze tutt’altro che prevedibili.

Secondo le stime degli esercenti, in Corea del Sud Parasite è stato visto al cinema da circa dieci milioni di spettatori. In pratica, il venti percento della popolazione. Questo dato, più di ogni altra statistica, coglie il nocciolo della questione: la Palma d’oro di Cannes 2019 ha toccato un nervo scoperto. In un paese dove le credenziali accademiche sono fondamentali, se conosci le persone giuste in fondo i risultati degli esami contano meno di quanto dovrebbero.
Parasite è una satira feroce e impietosa dell’eterna lotta di classe e di una società (quella coreana e, in senso lato, quella contemporanea) che ha smarrito sia equilibrio che un sistema di valori. Bong Joon Ho, che già in Snowpiercer aveva affrontato le gerarchie delle classi sociali e che in Okja aveva evidenziato l’inumano processo del capitalismo, tratteggia dinamiche narrative che gravitano intorno a due famiglie, una di borghesi arricchiti che si godono la vita arroccati nel loro castello dorato fatto di giardini, vetrate, legno pregiato e ostentazione, e una di diseredati che sopravvivono in uno scantinato le cui bocche di lupo danno su strade frequentate da ubriachi e nullafacenti. Sebbene tra i membri dei due nuclei familiari possano potenzialmente esistere individui che aspirano a vivere in simbiosi con il prossimo, la realtà non può che spingerli verso una condizione di dominio o parassitaria. E d’altro canto chi avrebbe il coraggio di definire parassiti degli uomini in difficoltà, intrappolati in una lotta senza quartiere per la sopravvivenza? L’indigenza forzata può giustificare il parassitismo?
Parasite non cerca una risposta. Si limita a evidenziare la possibilità che i parassiti non fossero tali all’inizio. Potrebbero essere conoscenti, vicini di casa, persino parenti o amici distrutti dalla progressiva polarizzazione economica e da un capitalismo aggressivo che sembra aver spazzato ogni possibilità di un sistema alternativo. Il tessuto sociale è talmente sfilacciato che gli eventi raccontati non sono più così incredibili, ma potrebbero far pensare a un fatto di cronaca letto sul giornale, diventato virale sui social o di cui abbiamo sentito parlare in tv.
La brillantezza della sceneggiatura, mai deludente nella filmografia del regista, viene esaltata da un cast in stato di grazia. Tutti gli attori, dai protagonisti ai secondari fino alle comparse, dai giovani ai veterani, riescono a infondere spessore nei personaggi senza sforare in un grottesco troppo marcato, li caratterizzano senza trasformarli in macchiette, accompagnano lo spettatore lungo tutti i tortuosi tornanti in cui si dipana la vicenda sottolineando ancora una volta come la pellicola non necessiti di un vero antagonista. Tale assenza, comunque, non rende il conflitto meno intenso né la lotta tra le due fazioni più morigerata.
Parasite è una commedia che non necessita di clown. Sbatte in faccia quella struttura di caste e ranghi che ci illudiamo possa essere considerata reliquia da relegare nel passato e lascia in bocca un sapore di profondissima amarezza. E lo fa divertendo, spiazzando einventando abissi sempre nuovi dove annegare eccesso e disperazione.

Nazionalità: Corea del Sud
Anno: 2019
Titolo originale: 기생충(Gisaengchung)
Genere: Commedia, Drammatico, Grottesco
Durata: 131′
Regia
: Bong Joon Ho
Sceneggiatura: Bong Joon Ho, Han Jin Won
Interpreti principali: Song Kang Ho, Lee Sun Lyun, Cho Yeo Jeong, Choi Woo Shilk, Park So Dam, Lee Jng Eun, Chang Hyae Jin
Produzione: Kwak Sin Ae, Moon Yang Kwon, Miky Lee, Barunson E&A, CJ Entertainment
Distribuzione
: Academy Two
Direttore della fotografia: Hong Kyung Pyo
Musiche: Jung Jae Il
Montaggio: Yang Jinmo

Nelle sale italiane dal 7 novembre 2019