In bocca allo squalo

Azione, orrore, avventura e divagazioni turistiche per un intrattenimento piatto e prevedibile. Malgrado le cadute di ritmo e di tono, il film riesce a riempire l’ora e mezzo di durata e a coinvolgere lo spettatore in vena di distrazioni. Qualche dettaglio esplicito, poi, farà contenti gli estimatori del genere.

La giovane americana Nancy va in vacanza in Messico per visitare la spiaggia di cui le aveva parlato la madre morta da poco. Una volta arrivata, decide di andare sola a fare surf sulle onde dell’oceano. Non sa però che il braccio di mare antistante alla spiaggia è il territorio di caccia di uno squalo. Ferita ed impossibilitata a chiedere aiuto, si vede costretta a rifugiarsi su uno scoglio che affiora dall’acqua per salvarsi dalle incursioni del famelico cacciatore.

La trama del film è elementare e comune a molto horror americano coevo, da Hostel in poi: il protagonista si reca in una località straniera, solitamente per trascorrervi un periodo di vacanza, e qui, dopo essersi dato ai divertimenti, si trova in una situazione di difficoltà estrema che ne mette alla prova il coraggio e la capacità di resistenza. I turisti americani sono dunque innocents abroad (a voler riprendere il titolo del romanzo di Mark Twain, dove appunto s’ironizzava sul comportamento  degli americani all’estero), costretti a confrontarsi con popoli ed ambienti stranieri, spesso ostili o comunque propensi a profittare dell’ingenuità dei turisti. Qui, la protagonista ignora l’avvertimento datole dal suo accompagnatore e non comunica a nessuno, nemmeno l’amica rimasta in albergo, il luogo dove si trova, del quale ignora lei stessa il nome. Si espone così ad un pericolo potenzialmente letale. Anche qui, come si diceva, la popolazione locale viene presentata come infida e profittatrice: il messicano al quale Nancy chiede aiuto sfrutta la sua impossibilità ad uscire dall’acqua per rubarle il telefono e il denaro. Affiora poi un ulteriore tratto identificante la mentalità americana: il forte attaccamento alla famiglia che permette di superare anche le difficoltà più gravi. Infatti, Nancy riesce a trovare la forza di affrontare lo squalo pensando alla sorella, al padre e alla madre defunta, i volti dei quali, grazie all’inquadratura multipla, vediamo accanto a quello di Nancy  quando li rievoca col pensiero. Riguardo alla messinscena, neppure qui si ha un discostamento dai  modi di rappresentazione del cinema contemporaneo: rapidità del montaggio ed uso d’inquadrature molto brevi, con conseguente aumento degli stacchi; macchina a mano e movimenti bruschi e irregolari; abbondanza d’inserti digitali (le scene subacquee e lo stesso squalo sono ricostruiti al computer); musica invasiva che aggredisce lo spettatore-ascoltare con ritmi aggressivi e martellanti. Inoltre, in linea col modo di rappresentazione corrente, anche qui abbiamo una proliferazione dell’inquadratura multipla, in particolare del tipo che mostra diversi visori in azione nello stesso piano: lo schermo del telefono di Nancy quando chiama o invia messaggi all’amica e ai familiari; quello della videocamera (la GroPro) che riprende le evoluzione dei surfisti e poi gli assalti dello squalo. Così, grazie al girato, in digitale, della videocamera, il film incrocia un altro genere caratterizzante del cinema contemporaneo, specialmente dell’orrore: quello del mockumentary, il documentario fittizio (un ossimoro, come si vede), da The Blair Witch Project in poi molto diffuso ed ampiamente sfruttato. Nell’insieme si tratta di un film prevedibile tanto nella trama quanto nella messinscena, indistinguibile dai molti altri analoghi che l’hanno preceduto, e che tuttavia può risultare godibile almeno per lo spettatore meno pretenzioso. Vedere la protagonista che sutura un sanguinante taglio sulla gamba e la stessa che per combattere la fame cerca d’inghiottire un granchio vivo (per vomitarlo subito schifata), potrà divertire gli amanti del macabro.

Titolo originale: The Shallows
Regia: Jaume Collet-Serra
Soggetto e sceneggiatura: Anthony Jaswinski
Fotografia: Flavio Martinez Labiano
Montaggio: Joel Negron
Musica: Marco Beltrami
Interpreti: Blake Lively, Oscar Jaenada, Angelo Jose, Lozano Corzo, Jose Manual, Trujillo Salas, Brett Cullen, Sedona Legge
Prodotto da Lynn Harris, Matti Leshem
Origine: Stati Uniti
Genere: horror, avventura, azione
Durata: 86′
Anno: 2016