Pian(g)o solo

Il tour Piano solo di Marco Castoldi, istrionico personaggio noto ai più come Morgan, tocca, con un concerto dal carattere intimistico, il Teatro delle Celebrazioni di Bologna.

C’è grande attesa per il cantante, soprattutto dopo la clamorosa esclusione della propria  canzone La sera dalla scorsa edizione del Festival di Sanremo, e il pubblico bolognese risponde positivamente, riempiendo interamente platea e galleria del teatro.

Ad aprire la serata sono i Versus, che ci accompagnano con le canzoni del loro ultimo album, Retròattivo, sino all’atteso arrivo di Morgan in sala.

L’esibizione si fa in effetti aspettare, iniziando circa un’ora dopo l’orario da cartellone, e, a tal riguardo, non sono mancate tra il pubblico parole di diniego e altre rivolte a meglio incalzare l’artista. Ma quando arriva sono tutti uniti ad accoglierlo, in trepidante attesa delle sue note.

Il palco, semplice ed essenziale, con tutto intorno strumenti diversi, è circordato da un tendaggio rosso, quasi a simboleggiare una serata che si annuncia infiammata.

La prima parte del concerto scorre, passando da One degli U2, al più aggressivo Light My Fire del compianto Jim Morrison, sino all’omaggio a Mia Martini con la sua Almeno tu nell’Universo, intonata assieme al pubblico a suggellare la rinnovata intesa (dopo la lunga attesa iniziale).

Chiusa questa prima parentesi musicale, si apre quella in cui Morgan intrattiene il pubblico con il famoso theme dei gialli di Alfred Hitchock, un modo – forse – per dare il via al suo outing, polemizzando su diversi argomenti, da Sanremo alle recenti querelle familiari con l’ex compagna Asia Argento.

L’atmosfera creata, vagamente ponderosa, fortunatamente viene spezzata dall’arrivo sul palco del tastierista Megahertz (Dupuis) accompagnato dal ritorno dei Versus, con cui il cantante di Muggiò viene a proporre vecchie ballate rock dei Pink Floyd, da Nobody Home a Money. Il momento è adesso carico di emozioni, brividi ed energia, di complicità col pubblico, e le canzoni divengono un collante, che giunge all’idillio suggellato dagli applausi che piovono a cascata.

La serata continua con l’esecuzione di canzoni on demand, grazie anche all’utilizzo della  tecnologia dell’iPad, con piano, l’ukulele e il fagotto accanto, in un concerto marcatamente improvvisato.

Ed è proprio qui che l’artista brianzolo riesce a dare il meglio di sé, passando, con estrema padronanza, da uno strumento all’altro, fondendosi quasi con essi. Seduto, con gambe accavallate, o in piedi, si sbizzarrisce al piano, trasportando il pubblico in una sonorità unica, in un vortice abissale, assumendo sia nelle movenze, sia nell’aspetto – sempre ricercato – le fattezze di un Mozart – per così dire – contemporaneo.

Un concerto di cover e omaggi in cui risalta la sua unica canzone della serata: proprio l’esclusa La sera.

Il concerto termina la sua libera e folle corsa all’una meno un quarto, con un pubblico diviso tra coloro che chiedono ancora un’ultima canzone e coloro che sono già pronti ad uscire dal teatro. Morgan conferma di essere un personaggio che divide, si ama o si odia, ma di cui è impossibile non riconoscere le capacità esecutive e musicali.