Doppia recensione per l’ultima fatica di Paolo e Vittorio Taviani, Maraviglioso Boccaccio.

Terrificante Boccaccio
di Francesca Ruina

Il 26 febbraio uscirà nelle sale italiane il nuovo e attesissimo film dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani, che si annuncia come uno dei grandi eventi di questa stagione cinematografica.

Aspettative, queste, decisamente troppo alte, per un film che più che di un grande evento ha il sapore di un grande flop. Dopo il successo di Cesare deve morire – vincitore dell’Orso d’oro al Festival di Berlino 2012 e di ben cinque statuette ai David di Donatello – ci si aspettava che i due registi toscani firmassero un nuovo capolavoro, in grado di risollevare le tristi sorti della cinematografia italiana. Maraviglioso Boccaccio si presenta, invece, come un calderone di stili e personaggi che, ben lungi dal rappresentare una cinematografia d’autore, sembra più affine a una fiction televisiva, di quelle venute pure male.

Liberamente ispirato al Decameron di Giovanni Boccaccio, i Taviani raccontano la peste del Trecento con gli occhi, i volti e le parole di dieci ragazzi che, per scampare al morbo, si rifugiano in campagna, dove riempiono le loro giornate raccontandosi delle novelle d’amore.

I protagonisti della pellicola e delle vicende narrate sono un cocktail di volti noti: da Lello Arena a Paola Cortellesi, da Vittoria Puccini a Michele Riondino, da Kim Rossi Stuart a Riccardo Scamarcio. E ancora: Carolina Crescentini, Flavio Parenti, Kasia Smutniak, Jasmine Trinca e Josafat Vagni. Un elenco, appunto. Una sfilata in costume di attori che si ritrovano a vestire ruoli che decisamente non gli appartengono, ottenendo come unico risultato una grottesca caricatura di loro stessi.

Tra il teatro e la fiction, tra la cupa sobrietà trecentesca e la promiscuità contemporanea, quella che si vede sullo schermo è un’accozzaglia di generi e stili, che, proprio quando vorrebbe far sorridere, tocca i suoi punti più bassi. Come la scena in cui la povera Paola Cortellesi recita la parte della tutt’altro che casta badessa Usimbalda, o quando Michele Riondino, nei panni di Guiscardo, commenta il rincorrersi di due rondini in volo con termini decisamente poco trecenteschi: “lei non gliela dà”.

Insomma, delle performance attoriali decisamente scarse, oltre a un copione che, nell’incertezza tra il documentaristico e il satirico, non riesce a essere né l’uno né l’altro.

Unica soddisfazione nell’assistere alla pellicola è data dai suggestivi luoghi in cui il film è girato. Tra ville e paesaggi toscani e castelli e basiliche laziali, in un’aura di bellezza e di cultura. Purtroppo, profanate da un film che è tutto un “buttar lì” piuttosto casuale e, a tratti, addirittura insensato. Come la villa in cui i dieci ragazzi si rifugiano, un’oasi bucolica che sembra spazio-temporalmente lontana anni luce dalla peste (e anche dal Trecento) che non si sa da dove sia uscita, né come i giovani innamorati (si fa per dire) ci siano arrivati.

Anche l’amore – tema che dovrebbe essere il centro nevralgico della pellicola, quello che permette ai giovani di sopravvivere alla peste – risulta svilito, qualcosa che vorrebbe avere la solennità che gli conferiva Boccaccio, ma che sembra piuttosto un flirt adolescenziale, nemmeno troppo tormentato.

Insomma, un film decisamente da dimenticare, una pellicola che non propone e non dice assolutamente nulla di nuovo e che non toglie, ma aggiunge, alla cinematografia italiana un ennesimo strato di polvere.

L’amore ai tempi della peste
di Alessio Neroni

I fratelli Taviani rileggono il Decamerone e in Maraviglioso Boccaccio schierano uno stuolo di attori italiani per raccontare cinque novelle. Al cinema dal 26 febbraio.

La peste di Boccaccio finora non l’aveva rappresentata nessuno al cinema, e partendo da questa piaga che caratterizza le prime pagine del Decamerone, Paolo e Vittorio Taviani hanno realizzato questa pellicola, che giunge nelle sale italiane dal 26 febbraio in 100 copie distribuito da Teodora Film.

Lo scrittore e poeta di Certaldo aveva camminato al fianco dei due maestri del cinema (mentalmente) per anni, ma solo adesso i fratelli Taviani hanno pensato di omaggiarlo con Maraviglioso Boccaccio, dopo tre anni dal premiatissimo Cesare non deve morire, Orso d’oro al Festival di Berlino.

Maraviglioso Boccaccio, rispetto proprio al loro pluripremiato film del 2012, ha in comune solo il messaggio. Se in Cesare non deve Morire, infatti, era un gruppo di ergastolani a trovare nell’arte della rappresentazione la libertà, in quest’ultima pellicola dei registi toscani sono alcuni ragazzi a sentirsi liberi e lontani dalla Firenze appestata, grazie all’arte del raccontare attraverso le novelle, ridotte a cinque, e caratterizzate ognuna dalla personale interpretazione che diversi attori del nostro cinema hanno dato.

Tra i vari personaggi spicca il Calandrino interpretato da Kim Rossi Stuart al quale viene fatto credere di essere invisibile agli occhi degli altri. L’attore romano con questo personaggio, il più riuscito del film, dà vita magistralmente a uno stolto, un po’ come avvenne in Senza pelle, «immergendosi in un universo ludico» dove è vittima della superficialità altrui, da cui deriva la poca fiducia in se stesso.

Interessante anche il Duca Tancredi di Lello Arena, quasi una mascotte per i Taviani, avendo preso parte ad altri loro titoli e la Badessa Usimbalda, che ha tutte le espressioni della comicità di Paola Cortellesi, nella novella più leggera e divertente del film.

Un omaggio all’opera letteraria, la cui trasposizione su schermo appare però statica e troppo teatrale. Dietro ogni scena si avverte una struttura impostata che non rende naturale l’avvicendarsi della narrazione, arricchita da importanti location come il Castello di Spedaletto e Torre Tarugi a Pienza e il Castello Odescalchi a Bassano Romano, l’Abbazia di Sant’Andrea in Flumine e la benedettina Basilica di S. Elia.

La fotografia di Simone Zampagni è molto suggestiva, seppur si avverte in alcune sequenze la presenza di filtri, soprattutto lì dove si vuole mostrare un cambiamento rapido della luce tra il giorno e la notte.

Forse era talmente tanta l’attesa che le aspettative sono state un po’ deluse, seppur la firma dei Taviani è di tutto rispetto. Del resto Boccaccio non era uno sceneggiatore; velocemente esprimeva il clima che si respirava in una storia e arrivava al nocciolo della questione, cosa ben più difficile per un regista, che deve gestire più situazioni per trasmettere simili emozioni.

Maraviglioso Boccaccio raccontando la peste del trecento vuole essere metafora  dell’orrore che vive oggi il mondo, come le uccisioni e le stragi in Medio Oriente e del clima sfavorevole che respirano quotidianamente i giovani nel nostro Paese, che emigrano in altre terre nella speranza di un futuro migliore.

 

Titolo originale: Maraviglioso Boccaccio
Regia: Paolo e Vittorio Taviani
Sceneggiatura: Paolo e Vittorio Taviani
Cast: Lello Arena, Paola Cortellesi, Vittoria Puccini, Michele Riondino, Kim Rossi Stuart, Riccardo Scamarcio, Carolina Crescentini, Flavio Parenti, Kasia Smutniak, Jasmine Trinca e Josafat Vagni
Fotografia: Simone Zampagni
Costumi: Lina Nerli Taviani
Scenografia: Emita Frigato
Montaggio: Roberto Perpignani
Musiche: Giuliano Taviani e Carmelo Travia
Prodotto da: Donatella Palermo e Luigi Musini
Produzione: Stemal Entertainement, Cinemaundici e Barbary Films
Distribuzione: Teodora Film
Genere: Drammatico
Durata: 123′
Uscita nelle sale: Giovedì 26 Febbraio 2015