Un vecchio patetico venditore e il suo mondo

Loro 2 completa il film di Sorrentino con l’uomo Berlusconi al centro di una riflessione su politica, società e sfera privata.

La rotta tutt’altro che delineata di Loro 1 apriva un grosso interrogativo circa la direzione che avrebbe seguito la seconda parte del film: più politica o maggiormente “sociale”?

La risposta è chiara: nessuna delle due. O meglio, entrambe, ma politica e società rappresentano il contesto di drammi personali, capaci poi di ripercuotersi nell’una e nell’altra.

Berlusconi è in difficoltà: a livello politico, ha perso (per pochi voti) le elezioni; sul piano sentimentale, non riesce a riavvicinarsi a Veronica Lario. Reagisce al primo corrompendo sei deputati e al secondo facendosi allietare le serate dalla compagnia di belle ragazze procurate da Sergio Morra. Riuscirà a riconquistare il governo del Paese, ma non a recuperare la serenità e l’autostima dei tempi andati, quando le abilità da “venditore” lo avevano portato alla ribalta del panorama nazionale.

Se in Loro 1 il personaggio di Berlusconi (o almeno il suo peso nella trama) risultava quasi secondario rispetto alla schiera di personaggi che gli ruotavano attorno per opportunismo o interesse, in questo secondo capitolo si rivela il fulcro indiscusso della pellicola, centro di gravità di persone, fatti e, soprattutto, sentimenti, sebbene assai difficile da decifrare nella sua completezza. Durante una cena, Mike Bongiorno (Ugo Pagliai) racconta all’amico Silvio di quando, durante una sua vacanza in montagna, una persona lo aveva fermato e gli aveva chiesto: “chi è lei veramente?”. È proprio la domanda che ogni spettatore – e più in generale ogni italiano – può farsi: chi è veramente Berlusconi?

«È probabilmente il primo uomo di potere a essere un mistero avvicinabile – afferma Sorrentino, che chiarisce anche uno dei temi che hanno ispirato il film –Quali sono i sentimenti che muovono le giornate di Silvio Berlusconi in quegli anni? Quali le emozioni, le paure, le delusioni di quest’uomo nell’affrontare eventi che sembrano montagne? Questo, per me, è un altro mistero di cui si occupa il film».

Il Berlusconi di Servillo è un uomo segnato dal tempo che passa e dalla vecchiaia in cui si rende tristemente conto di precipitare. È un personaggio malinconico, mesto, addirittura contraddistinto, come gli viene detto da un politico, dal complesso d’inferiorità (lui! Berlusconi!), a tratti solo nonostante il gran numero di persone che si ritrova attorno, che tenta di mascherare col sorriso le proprie sofferenze e le proprie paure. L’inadeguatezza che sembra filtrare da alcuni suoi atteggiamenti, le sue insicurezze e, in fin dei conti, i festini con le ragazze sembrano avere una causa ben precisa: la delusione d’amore e, conseguentemente, la frustrazione per il fallimento – che rende esplicita la terza sfera d’interesse del film, quella più intima, che si affianca a quella politica e a quella sociale. Ne risulta un infelice quadro in cui è “tutto molto patetico e triste”, come confessa a Berlusconi Stella, la più refrattaria tra le ragazze dei festini di villa Certosa, in una delle scene più significative del film. Oltre a questa vi sono molte altre sequenze ben scritte e ben condotte: da segnalare quella del duro confronto tra Silvio e Veronica e, senza dubbio, quella della telefonata a una signora scelta a caso dalla guida telefonica, a cui il politico tenta di vendere una casa inesistente, sfoggiando le sue doti imprenditoriali, comunicative e di venditore – le stesse che lo hanno reso agli occhi del popolo un esempio di successo e di fascino.

L’interesse primario di Sorrentino sembra dunque ruotare attorno alla sfera privata dell’uomo Berlusconi (vero? falso? È un mistero, e comunque non è importante) per indagare cosa accade al di là dei fatti politici, senza preoccuparsi di fare una biografia del personaggio né tantomeno badare a stendere una trama fine a se stessa, che in fin dei conti non muove neanche verso un finale netto. I fatti storici, però, non vengono esclusi e diventano in alcuni casi immagini metaforiche – in pieno stile Sorrentino: il terremoto dell’Aquila, per esempio, diventa il simbolo del disfacimento (dei valori? Dell’Italia? Dello stesso Berlusconi? O di loro?); in ugual maniera la scena finale può suggerire che, nel disfacimento, c’è ancora qualcosa da salvare.

Nel complesso, il regista sembra ovviamente voler tracciare un quadro di un personaggio, ma anche di un periodo storico e della sua società. Lui e loro insomma. Ma se nella prima parte era netta la demarcazione, a film concluso si può dire che la questione è più articolata, e intendere “loro” come tutte le persone che tentano di trarre profitto da Berlusconi è riduttivo.

Chi è, allora, Berlusconi nel film di Sorrentino? Un vecchio venditore, fondamentalmente. In primis di se stesso, capace di vendere la sua immagine, attrarre e fare innamorare di lui (la moglie lo dice chiaramente).

E chi sono loro? Non solo gli opportunisti attorno a lui, ma tutti coloro che sono rimasti affascinati e attratti dal suo carisma: politici, imprenditori, faccendieri, donne, elettori, cittadini.

In un certo senso, noi.

Titolo: Loro 2
Regista: Paolo Sorrentino
Sceneggiatura: Paolo Sorrentino, Umberto Contarello
Attori principali: Toni Servillo, Elena Sofia Ricci, Riccardo Scamarcio, Kasia Smutniak, Euridice Axen, Fabrizio Bentivoglio
Fotografia: Luca Bigazzi
Scenografia: Stefania Cella
Montaggio: Cristiano Travaglioli
Musiche: Lele Marchitelli
Costumi: Carlo Poggioli
Produzione: Indigo Film, Pathé, France 2 Cinéma
Distribuzione: Universal Pictures
Genere: drammatico/biografico
Durata: 104’
Uscita nelle sale italiane: 10 maggio 2019