In cerca di se stessa

Presentato alla Quinzaine des réalisateurs dell’ultimo festival di Cannes e vincitore di diversi premi per la miglior attrice (fra cui il César), il film è un superficiale e anodino ritratto femminile che annega nel proprio pressapochismo e nell’indulgenza mostrata verso la protagonista.

La pittrice parigina Isabelle, divorziata e madre assente e distratta, passa con facilità da una relazione all’altra senza convinzione né piacere, in cerca di un incontro definitivo che possa dare stabilità e certezza alla sua esistenza peregrina. Tale è la confusione che alberga nella sua mente, che la donna non esita a rivolgersi ad un veggente o presunto tale per far chiarezza nei propri sfuggenti e ambigui sentimenti.

Questo secondo adattamento cinematografico (molto libero, va detto) del saggio barthesiano, dopo quello dei registi hongkonghesi  Derek Tsang e Jimmy Wan del 2010, vuol essere una commedia al femminile, romantica e drammatica insieme, che racconta, ora con toni più seri ora faceti, le inquietudini sentimentali ed esistenziali di una donna di mezz’età dalle velleità artistiche incapaci di tradursi in una costante pratica quotidiana (Isabelle si vede dipingere una sola volta in tutto il film) e tanto presa da se stessa da abbandonarsi con malcelato piacere ad un tourbillon di avventure effimere e fugace, che ne aumentano la confusione e finiscono col renderla schiava di un esistenza priva di centro e di consapevolezza. Isabelle e gli altri personaggi si compiacciono di conversazioni verbose e inconcludenti, dove si dice tutto e il contrario di tutto(sono le parole della protagonista) e nulla cambia, perché nessuno vuole davvero cambiare. Lo sguardo della regista è poi tanto indulgente verso il personaggio principale da essere privo di qualunque profondità ed incapace quindi di scandagliarne l’interiorità e di renderla visibile allo spettatore: si limita a mostrare Isabelle gesticolare e muoversi incessantemente (in automobile, in metropolitana, a piedi) per una Parigi da cartolina, con tanto di Tour Effeil ben in vista, in un’inquadratura che più turistica non si può. Anche i personaggi maschili che ruotano intorno ad Isabelle, dal banchiere all’attore al geloso gallerista, sono soltanto figurine piatte e senza un’individualità ben definita, come del resto la stessa protagonista, che gira a vuoto per un’ora e mezzo senza saper imboccare una direzione chiara. La regista sembra aver smarrito la capacità di raccontare la profondità anche patologica dei sentimenti (si pensi a quanto aveva saputo realizzare in Cannibal love- Mangiata viva, 2001) e s’accontenta qui di tratteggiare un veloce e superficiale ritratto femminile, interpretato da una protagonista che adotta una recitazione talmente sopra le righe da lasciare in dubbio circa l’effettiva convinzione con cui ha interpretato questo ruolo, che nulla aggiunge alla sua filmografia e a quella della Denis. Se la regista voleva satireggiare la borghesia parigina, con la sua ronde sentimentale e le sue elucubrazioni pseudointellettuali, l’operazione non è riuscita: più che da ridere o da sorridere,  ad  ascoltare i frequenti sproloqui di Isabelle e dei suo vari amanti viene da sbadigliare e da pensare di trovarsi davanti ad una sitcom allungata più che al cinema. L’apparizione finale di Depardieu nel ruolo del veggente Denis, poi, si vorrebbe spiritosa ma riesce soltanto risibile, affossa definitivamente un film privo d’interesse e di qualità, nonostante i nomi illustri coinvolti che hanno certo conosciuto giorni migliori.

Titolo originale: Un beau soleil intérieur
Regia: Claire Denis
Soggetto e sceneggiatura: Christine Angot e Claire Denis dal saggio Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes
Fotografia: Agnès Godard
Montaggio: Guy Lecorne
Musica: Stuart A. Staples
Scenografia: Arnaud de Moleron
Interpreti: Juliette Binoche, Xavier Beauvois, Philippe Katerine, Josiane Balasko, Sandrine Dumas,  Nicolas Duvauchelle, Alex Descas, Laurent Grévill, Valeria Bruni Tedeschi, Gérard Depardieu
Prodotto da Olivier Delbosc
Genere: commedia
Durata: 94′
Origine: Francia/Belgio
Anno: 2017