Un notevole esempio di noir italiano, genere purtroppo scarsamente diffuso nel cinema italiano coevo. Una trama complessa e articolata, una regia capace di costruire una tensione avvolgente e continua, ambientazioni ben utilizzate e buone interpretazioni ne fanno uno dei film nostrani più interessanti e riusciti degli ultimi anni.

Nell’immaginario paese alpino di Avechot, avvolto dalla nebbia e dalla neve, si verifica un incidente notturno: il conducente, solo alla guida, il noto agente di polizia Vogel, è incolume e non riporta traccia di ferite, eppure macchie di sangue compaiono suoi abiti. Grazie all’aiuto di uno psichiatra, Vogel cerca di rammentare l’evento misterioso nel quale si è trovato coinvolto. La soluzione del mistero sembra trovarsi in un episodio altrettanto oscuro avvenuto alcuni mesi prima, sul quale l’agente, bramoso di fama e sapiente manipolatore dei mezzi di comunicazione, era stato chiamato ad indagare: la scomparsa di un’adolescente di nome Anna Lou, accaduta in quello stesso luogo l’antivigilia di Natale. Ma la comunità chiusa del piccolo borgo non vuol essere coinvolta nella indagini, tanto da arrivare ad ostacolarle, e il clima di mistero e di segreto s’infittisce sempre di più.
L’indagine poliziesca va di pari passo con la descrizione ambientale di questo fittizio paese abbarbicato sulle Alpi, dove tutti si conoscono ed ognuno è disposto a giurare sulla probità e la buona fede dei propri compaesani. A complicare una trama attentamente costruita ed elaborata, si aggiunge un clima di complotto e di congiura, che sembra rinviare al cinema di Polanski, che permea il luogo teatro della vicenda: infatti, la ragazza scomparsa e la sua famiglia appartengono ad una setta religiosa autonoma, priva di una guida spirituale ed estremamente chiusa e restia a qualunque contatto con l’esterno. Un’importanza particolare è inoltre rivestita dall’ambientazione insolita, che con le sue strette vallate cinte dalle innevate vette alpine, sembra ostacolare i movimenti stessi dei personaggi nella ricerca della verità, intrappolarli nel buio e nel gelo che gravano su di loro. Il film riesce a convogliare allo spettatore un profondo senso di malessere, unito ad una tensione avvolgente e continua, che non l’abbandona dall’inizio alla fine; non solo in virtù di una trama sapientemente architettata, ma anche dell’efficace utilizzo del paesaggio alpino, adoperato come autentico attore del dramma e non come semplice sfondo, da un lato; e da un riuscito lavoro sugli attori che li colloca spesso in ruoli inediti e talvolta sorprendenti per lo spettatore (si pensi a Boni in versione barbuta e vestito con abiti semplici e dimessi). Proprio per tali aspetti che lo caratterizzano, il film può essere proficuamente confrontato con un altro noir italiano, risalente ormai ad un decennio fa, che condivide con questo, oltre al genere, anche una trama ed un’ambientazione simile: La ragazza del lago, diretto da Andrea Molaioli (si noti la somiglianza non casuale fra i due titoli) ed uscito nel 2007, dove pure si vedeva la presenza di Servillo in un ruolo di primo piano. Ambedue i film riguardavano la misteriosa sparizione di una giovane avvenuta in un remoto villaggio alpino; in entrambi un poliziotto si scontrava con l’omertà locale; infine, particolare attenzione era riservata alla descrizione della vita placida e monotona del paese d’improvvisa sconvolta da un evento tragico, fattore questo avvicina queste due opere al noir di costume, dove il contesto ambientale riveste un’importanza pari all’indagine poliziesca. A differenza del film di Molaioli, viene qui introdotto il tema della fallacia della memoria e del tentativo di far riaffiorare gli eventi in essa sepolti, essenziali in questo contesto alla risoluzione dell’enigma. Come si vede, si tratta di un film indubbiamente riuscito e interessante, sostenuto anche da una certa ricchezza produttiva (della Medusa, per intenderci), dove ogni elemento (dalla scrittura, alla regia, alle interpretazioni, all’ambientazione) contribuisce alla costruzione di un clima di angoscia, di sospetto e di mistero essenziale alla riuscita dell’opera e al suo impatto sullo spettatore. L’unico rammarico è dovuto alla scarsa attenzione che, salvo le rare eccezioni rappresentate da questo stesso film e da quello di Molaioli sopra citato, il cinema italiano sembra riservare a generi come il giallo e il noir, che pure avevano goduto per lungo tempo di un grande successo di pubblico non solo nel nostro paese, ma anche all’estero. Ma forse anche opere come questa possono contribuire ad un auspicato cambiamento di rotta.

Titolo originale: La ragazza nella nebbia
Regia: Donato Carrisi
Soggetto e sceneggiatura: Donato Carrisi, dal suo romanzo
Fotografia: Federico Masiero
Montaggio: Massimo Quaglia
Musica: Vito Lo Re
Scenografia: Tonino Zera
Costumi: Patrizia Chericoni
Interpreti: Alessio Boni, Toni Servillo, Jean Reno, Galatea Ranzi, Michela Cescon, Lucrezia Guidone, Greta Scacchi, Lorenzo Richelmy, Greta Scacchi, Massimo Rigo, Jacopo Olmo Antinori, Antonio Gerardi
Prodotto da Maurizio Totti, Alessandro Usai
Genere: noir
Durata: 127′
Origine: Italia/Francia/Germania
Anno: 2017