Un impietoso occhio nel cielo

Diretto dal regista di origini sudafricane Gavin Hood, Il diritto di uccidere non si accontenta di mostrare un’azione serrata e coinvolgente, ma si fa portatore di un forte messaggio pacifista e disincantato. Ultima apparizione cinematografica del compianto Alan Rickman.

Un’operazione congiunta dei servizi segreti britannici e kenioti entra nel vivo quando due iniziati di una cellula terroristica vengono condotti a Nairobi per procedere ai preparativi di un attentato suicida.
Il Colonnello Katherine Powell, che da anni supervisiona la missione, autorizza l’utilizzo di missili Hellfire, sganciati da droni pilotati da remoto, ma la presenza di una bambina nelle immediate vicinanze del luogo dell’impatto fa insorgere remore morali nel consiglio al quale partecipano le massime autorità politiche e militari britanniche.

Dove posizionare la linea sottile che separa un danno collaterale ritenuto accettabile da un omicidio deliberato mascherato da male minore? Il diritto di uccidere (il titolo originale, Eye in the Sky, fa riferimento all’occhio digitale dei droni atti alla ricerca e all’eliminazione di obiettivi potenzialmente pericolosi) esplora, nella sua struttura a reticoli convergenti, il discutibile dilemma morale di uomini che decidono della vita e della morte di altri uomini mentre sono comodamente seduti in poltrona, magari tra una cena di gala e una tranquilla serata in famiglia.
Alla polverosa e militarizzata bidonville della profonda periferia di Nairobi, così come all’algida e oleata meccanicità degli ingranaggi e delle catene di comando di una base militare nel deserto del Nevada, fa da contraltare un salottino di procuratori prezzolati, ministri avvinghiati alle loro poltrone e vecchi pragmatici generali, tutti ugualmente incapaci di prendersi una responsabilità che non sia influenzata da copertura legale, conseguenze propagandistiche o l’apparente candore di una coscienza nascosta dietro un doppiopetto insanguinato.
In un immaginario neanche troppo lontano dalla realtà, in cui lo scarico di responsabilità travalica il confine del buon senso precipitando in un grottesco dalle tinte amarissime, le vittime di guerra si riducono a numeri da conteggiare come pallini su un abaco, con la vita pesata dal freddo valore percentuale della probabilità di sopravvivenza a un attacco missilistico.
Solido nell’asserto e teso nella narrazione, Il diritto di uccidere non lascia spiragli alla facile retorica, rifuggendo una visione reazionaria e guerrafondaia in favore di una posizione fortemente pacifista e schierandosi con i diseredati e le vittime di un sistema che, al netto delle ideologie, sospira di sollievo alla vista di una bambina viva ma in un bagno di sangue, come se morire sotto i ferri in conseguenza di un bombardamento equivalesse a sopravvivere, lavandosene sostanzialmente le mani.

Titolo originale: Eye in the Sky
Nazionalità: Gran Bretagna
Anno: 2016
Genere: Drammatico, Guerra
Durata: 102 minuti
Regia
: Gavin Hood
Cast: Helen Mirren, Aaron Paul, Alan Rickman, Barkhad Abdi, Jeremy Northam, Iain Glen, Phoebe Fox, Monica Dolan, Aisha Takov
Sceneggiatura: Guy Hibbert
Produzione: Colin Firth, Ged Doherty, David Lancaster, eOne Films, Entertaiment One Features, Raindog Films
Distribuzione: Teodora Film
Fotografia: Haris Zambarloukos
Musiche:
Paul Hepker, Mark Kilian
Montaggio:
Megan Gill

Nelle sale italiane dal 25 Agosto 2016