La vera storia del Clan Puccio

Vincitore del Leone d’Argento per la miglior regia alla 72° Mostra del Cinema di Venezia e ispirato a una storia vera, Il Clan è cupo, intenso e disturbante, ma è anche una ventata d’aria fresca per perfezione e arguzia visive e stilistiche. Immensa l’interpretazione di Guillermo Francella nei panni di Arquimedes Puccio.

Inizio degli anni ottanta. Il regime militare, che ha governato l’Argentina per sette anni fino alla Guerra delle Malvinas , è decaduto ed è stato ripristinato il governo democratico. Arquimedes Puccio, uomo della segreteria dei servizi segreti e da sempre a capo del proprio clan malavitoso-familiare che si occupa di sequestri a fine di estorsione che culminano sempre con l’uccisione del prigioniero dopo l’ottenimento del riscatto, si ritrova alle strette senza la copertura dei suoi generali.
Ma le abitudini sono dure a morire e Puccio e la sua famiglia, i cui membri sono complici sebbene su gradi differenti, continuano nei rapimenti mentre il cerchio della polizia si stringe loro intorno e Alejandro, figlio di Arquimedes e campione locale di Rugby, sogna un futuro lontano dal clan con la ragazza di cui si è innamorato.

Pablo Trapero non ha certo bisogno di presentazioni e il suo nono lungometraggio dimostra ancora una volta la purezza del talento cristallino che è riuscito a far fiorire.
Il Clan  infatti è una vera e propria lezione di regia e di cinema che ruota intorno ad Arquimedes Puccio, di fronte al quale l’Argentina è inorridita scoprendo nel tempo i crimini da lui perpetrati negli anni e cui Guillermo Francella presta volto e sembianze, ai suoi occhi gelidi, al suo carisma perentorio e inarrestabile. Puccio è  il mostro che si nasconde sotto le sembianze dell’uomo di provincia che vuole un’istruzione per i propri figli, che ha vissuto in prima persona  gli orrori della guerra, che pulisce ogni mattina il marciapiede davanti la propria casa e il negozietto di articoli da surf dei un secondo figlio che mai riuscirà a prendere nel suo cuore il posto del primo, reo di aver abbandonato la famiglia e il Clan ed essere fuggito in Nuova Zelanda.
Puccio è freddo, meccanico, divorato da un’anima corrotta con la quale circonda la propria famiglia come filo spinato dagli assalti dei lupi al gregge di pecore. Ed è un padre ingombrante da cui è impossibile sfuggire se non fuggendo lontano, impossibile affrancarsi senza incorrere nel tradimento.
Un orrore che si esplicita in due volti opposti e(ppure) complementari, contrapponendo la sua ingombrante personalità a una barbarie tanto più disturbante quanto più perpetrata con un’automatica freddezza che ne amplifica l’intrinseca crudeltà.
Senza mai perdere di vista il rigore della messa in scena, Trapero regala un impianto visivo ruvido, sporco, virtuoso senza scadere nella gratuità autoreferenziale e al servizio di una narrazione i cui toni cupi, in un riuscitissimo gioco di contrasti, finiscono per essere persino esasperati da una colonna sonora dai lampi sfacciatamente pop e che strizzano più di un occhio al rock degli anni settanta.
Il Clan è  un film stilisticamente perfetto, visivamente disturbante e dalla storia appassionante. E’ una piccola gemma del florido cinema sudamericano e il miglior  viatico per (ri)scoprire un regista che gode di molta meno notorietà di quanta ne meriterebbe. Ed è di certo uno dei migliori film dell’anno.

Titolo originale: El Clan
Nazionalità: Argentina
Anno: 2015
Genere: Drammatico, Thriller
Durata: 108’
Regia
: Pablo Trapero
Cast: Guillermo Francella, Peter Lanzani, Lili Popovich, Gaston Cocchiarale, Giselle Motta, Franco Masini, Antonia Bongoechea, Stefania Koessl
Sceneggiatura: Pablo Trapero
Produzione: Hugo Sigman, Matias Mosteirin, August Almodovar, Pedro Almodovar, El Deseo, Instituto Nacional de Cine y Artes Audiovisuales (INCAA), Instituto de la Cinematografía y de las Artes Audiovisuales (ICAA)
Distribuzione: 01 Distribution
Fotografia: Julian Apezteguia
Musiche:
Vicente D’Elia
Montaggio:
Pablo Trapero, Alejandro Carrillo Penovi

Nelle sale italiane dal 25 Agosto 2016