2019: odissea nell’abisso

Visivamente stupendo, l’adattamento cinematografico del manga di Daisuke Igarashi è un film bulimico, spirituale e che presenta una storia non lineare ed estremamente altalenante…come il moto ondoso.

Ruka è un’adolescente ribelle: vive con genitori separati, ed è appena stata allontanata dalla squadra di pallamano per aver assestato una gomitata a un’avversaria. Con la prospettiva di passare le vacanze estive da sola, Ruka decide di andare a trovare il padre che lavora all’acquario. Qui Ruka fa la conoscenza di Umi e di suo fratello Sora, due ragazzi che nuotano insieme ai pesci e che sono stati allevati dai dugonghi. Nel 1968 Stanley Kubrick in Odissea nello spazio faceva percorrere al suo astronauta David Bowman il video corridor, un lungo viaggio psichedelico che avrebbe portato l’uomo prima sul letto di morte e successivamente, lo avrebbe fatto rinascere secondo il mito dell’eterno ritorno. Cinquantuno anni dopo il regista Ayumu Watanabe decide di far percorrere ai propri protagonisti un simile viaggio psichedelico questa volta non nello spazio ma nelle profondità degli abissi. Il risultato é altrettanto criptico, al limite dell’incomprensione. Al netto di una regia semplicemente bellissima e spettacolare – alcune scene sembrano dei veri e propri quadri animati – che utilizza molte soggettive per far immergere – letteralmente è il caso di dirlo – lo spettatore all’interno della storia. Peccato però che a cotanta bellezza visiva non corrisponda una trama altrettanto fluida. Sia chiaro il problema non è il fatto che la storia sia piena di spunti filosofici, quanto piuttosto il fatto che non ci sia una vera e propria trama. Non vi è una struttura lineare, una semplice concatenazione di causa-effetto che porti avanti la storia, anzi a ben pensarci non c’è neanche una vera e propria storia. All’inizio, sembra che la protagonista sia Ruka, poi il focus del film si sposta sui due fratelli Sora e Umi, poi l’attenzione del film si concentra nuovamente su Ruka, ci sono personaggi che scompaiono dalla storia senza un motivo preciso, altri la cui utilità non è chiara. Un altro elemento che mina la riuscita della sceneggiatura è che lo spettatore fatica ad appassionarsi ai suoi tre protagonisti: Ruka vive un rapporto conflittuale con la madre che non solo non viene mai affrontato, ma neanche risolto; Sora risulta freddo per tutta la pellicola e la conclusione del suo arco narrativo non può farci appassionare a lui; Umi risulta quello con cui legare maggiormente ma abbiamo davvero pochissime informazioni per legare con lui. In conclusione, I figli del mare rimane una pellicola bellissima dal punto di vista visivo, ma fredda come l’acqua del mare durante l’inverno.

Titolo originale: Kaiju no kodomo
Produzione: Giappone
Anno: 2019
Regista: Ayumu Watanabe
Sceneggiatura: Ayumu Watanabe (dall’omonimo manga di Daisuke Igarashi)
Produzione: Studio 4° C
Attori: Mana Ashida (voce); Hiiro Ishibashi (voce); Seishu^ Uragami (voce)
Genere: Animazione, Fantastico
Durata: 110′
Musiche: Joe Hisaishi