I danzanti pinguini imperatore tornano alla carica superando le avversità con senso del ritmo e buoni sentimenti.

Like a Rick Roll’d
di Gianni Barchiesi

Il pinguino Mambo, ora padre, si trova ad affrontare, con alterna fortuna, il suo ruolo di genitore del giovane Eric, cucciolo sensibile e impaurito alla ricerca di un modello forte, un modello che, almeno all’inizio, non vede nel suo papà. Nel frattempo, a causa del riscaldamento globale, un grande iceberg si stacca dal continente antartico e travolge le baie vicine, tra cui quella dove abita proprio la colonia di Mambo, la quale rimane così intrappolata in una conca di ghiaccio creata dallo scontro. Il nostro pinguino, però, al momento dell’impatto era lontano, intento a recuperare il piccolo Eric scappato di casa: padre e figlio rimarranno dunque l’unico tramite tra tutta la colonia e il mondo esterno e saranno in qualche modo responsabili della sopravvivenza di tutti quanti. Sarà con l’aiuto di altri pinguini di colonie vicini (e di altri animali), che i due rpotagonisti riusciranno alla fine a salvare tutti i loro simili.
Cosa ci si deve aspettare dal sequel di un cartone animato che punta a bissare il successo del primo episodio? In ordine (sparso): doppiatori famosi – così, per riempire i titoli, per accattivare – una storia facilmente digeribile e buona al punto giusto, qualche parola un po’ di colore – del genere di “culetto” piuttosto che “sederino”, anche qui, per accattivare – un taglio decisamente pop, possibilmente un uso del 3D e una sotto trama che sia più valida di quella principale.
Così come nella saga de L’era glaciale le avventure dal gusto vagamente chapliniano dello scoiattolo-topo Scrat sono ben più interessanti delle vicende del trio protagonista, anche in Happy Feet 2 le peripezie del duo di krill Will e Bill rappresentano l’apice del film: l’unico momento dove tutto il gusto per la composizione dell’immagine e per l’animazione tridimensionale, nonché per la scrittura comica, ma al tempo stesso di riflessione, viene espresso in maniera compiuta, equilibrata, produttiva, vincente. Il resto del film, invece, arranca. Le dinamiche padre/figlio sono ben sviluppate, ma oggettivamente ritrite, al punto tale da non essere quasi più drammatiche già nel caso di un pubblico di teenager. Il buonismo della trama, fondamentale in un prodotto di grande budget a destinazione familiare (nonché a destinazione “familiare ma con genitori interessati ad altro”) c’è, logicamente, ma è forse fin troppo invadente, zuccherato ulteriormente dalla vena musicale che si esprime in coreografie sconfinate su ritmi ben consolidati per l’orecchio “globale” (Queen, Rick Astley, al punto da pensare a un giocoso omaggio al fenomeno del Rick Roll’d). I doppiatori celebriin Happy Feet 2 ce ne sono, come si dice, “a pacchi”. Tuttavia, il doppiaggio in italiano elimina completamente questa interessante possibilità di sentire le sfumature e i giochi di parole e di intonazione, che restano sì intuibili, ma non verificabili: se l’argomento interessa, l’unica soluzione resta quella del DVD. Il 3D ha una funzione puramente attrattiva e, oltretutto, a osservarlo senza occhialini la distinzione tra le due inquadrature sovrapposte è molto palese, al punto che viene lecito chiedersi se sia, sempre se esista, a “norma di sicurezza” (una stereoscopia esasperata consumata per molto tempo può causare nausea e anche problemi più seri – non sarà il caso di un film al cinema, soprattutto di uno che duri poco: ma è una cosa da sapere e da tenere da conto).
La morale, comunque, non è negativa: questa tecnologia in Happy Feet 2 non nuoce alla salute sotto nessun punto di vista (non considerando l’esagerato tariffario del cinema tridimensionale), ma incide soltanto a tratti, cavalca modelli facili (come per la maggior parte delle pellicola sul mercato, sia chiaro), punta più a distrarre che al tradizionale “divertire facendo riflettere” e rappresenta, se non al meglio comunque in buona sostanza, una sempre più potente tendenza all’entertainment fine a se stesso. Peccato, perché ripetiamo, a vedere le vicende dei due krill, noi ci eravamo quasi sorpresi, quasi emozionati: ma, forse, chiedere a Happy Feet 2 di diventare Happy Krill significherebbe domandargli di diventare altro, un altro che questo sequel non può e, tutto sommato, non vuole essere.

Quattro passi tra i ghiacci
di Andrea Ussia

Riapre i battenti il palcoscenico antartico. La compagnia musicale del Polo Sud affronta in modo incantato – nuovamente – le diversità e i rapporti familiari.

Mambo è cresciuto, ha sposato Gloria ed è il padre apprensivo di Erik, un pinguino imperatore che non ha ancora trovato il suo posto all’interno della comunità. Sogna di volare, non canta e non sa ballare, ma è ribelle e deciderà di avventurarsi da solo nei ghiacci del Polo Sud.

Happy Feet 2, secondo episodio della fortunatissima pellicola d’animazione del 2006, restringe il proprio target, narrando una storia che si rivolge principalmente ad un pubblico infantile. Contrariamente alla ricetta del successo dei film animati degli ultimi anni – abbracciare e coinvolgere un pubblico differenziato, attraversando più d’una generazione – Happy Feet 2 effettua un vigoroso passo indietro e, pur mostrando un’animazione risoluta e luminosa (capace di sfruttare la profondità delle tre dimensioni in modo funzionale) e una vasta gamma di colori (esaltata dai riflessi del ghiaccio), racconta una storia semplice, anche banale. Se la pericolosità del surriscaldamento globale e dello scioglimento dei ghiacci rappresenta la principale minaccia per la comunità (non solo dei pinguini imperatori), la vicenda che vede protagonisti il piccolo Erik e il padre Mambo risulta scontata e poco avvincente.

La pellicola diretta da George Miller spazia nell’universo musicale in modo vario: rock, pop, hip hop e lirica contrappuntano le sequenze animate, immancabilmente contraddistinte da enormi coreografie corali. E qui si nota una riscrittura totale delle canzoni, utile ad enfatizzare e aggiungere significato alle scene mostrate sullo schermo, anche se la scelta di stravolgere E lucevan le stelle di Puccini non appare delle più azzeccate. Per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi si tenta di ricalcare gli stilemi del primo episodio, inserendoli in contesti narrativi pressoché identici. Come personaggio principale troviamo Erik (un Mambo in miniatura), figura che diverge dal gruppo di appartenenza senza però possedere uno strumento di riconoscimento forte all’interno della collettività. Erik vive in modo negativo il suo status di pinguino, condizione sociale che gli va stretta e che considera un limite costrittivo; la sua massima ambizione è quella di volare e non si capacita del perché non possa farlo. Per quanto riguarda i personaggi di contorno riconosciamo lo zio Ramon, pinguino dal sangue caliente, e Adone, una sorta di guru che si eleva al di sopra dei suoi simili a causa della conoscenza e della convivenza felice con gli esseri umani. Figure divertenti (che ricordano troppo vividamente il personaggio di Scrat della saga de L’era glaciale) sono Will e Bill, due krill che si rendono conto di essere all’ultimo gradino della scala alimentare e cercano avidamente di risalirla.

Capitolo doppiaggio: la versione americana propone un cast eccellente che presta le proprie voci ai pinguini ballerini e canterini. Elijah Wood, Robin Williams, Matt Damon e Brad Pitt vengono sostituiti nella versione italiana da Beppe Fiorello, Pierfrancesco Favino, Linus e Nicola Savino; soprattutto quest’ultimi due, coppia affiatata in radio, non riescono ad imprimere ai due krill animati la giusta verve comica e di puro intrattenimento.

Happy Feet 2 non convince fino in fondo, narrando in modo spensierato un rapporto padre-figlio e una diversità che rifugge in modo evidente l’omologazione. Il tentativo di sensibilizzazione sui temi dell’ambiente portato avanti dalla pellicola di Miller poggia in modo troppo energico a un buonismo bambinesco. In conclusione, Happy Feet 2 non è l’eccezione che conferma la regola, ma il classico cliché del mondo cinematografico: si sa il seguito non regge – quasi mai – il confronto con il primo capitolo.

Titolo: Happy Feet 2
Regista: George Miller
Sceneggiatura: George Miller, Warren Coleman, Gary Eck, Paul Livingston
Voci principali: Robin Williams, Elijah Wood, Pink, Hugo Weaving, Brad Pitt, Matt Damon, Hank Azaria, Anthony LaPaglia, Magda Szubanski
Fotografia: David Dulac, David Peers
Musiche originali: John Powell
Produzione: George Miller, Christopher DeFaria
Genere: commedia, animazione
Durata: 100′
Uscita nelle sale italiane: 25 novembre 2011