Monetine a Craxi, David di Donatello a Favino

Straordinario One Man Show di Favino che riesce quasi a farci dimenticare l’inconsistenza del film. Quasi.

Siamo nel 1999; Bettino Craxi, ex leader del Partito Socialista, è in esilio ad Hammamet in seguito allo sandalo Tangentopoli. Qui, accudito dalla figlia e in compagnia del nipotino, riceve la visita di ex colleghi, di vecchi avversari e persino di una sua vecchia amante. Un giorno la visita di Fausto, figlio dell’ex collega Vincenzo Balzamo, che deve consegnare una lettera scritta dal padre a Craxi prima di suicidarsi. Il vecchio politico decide quindi di prendere il giovane sotto la sua ala protettiva e di affidargli l’incarico di documentare le sue giornate ad Hammamet. Nando Martellone, mitologico personaggio della serie cult Boris, si lamentava del fatto che “Una volta c’erano i ruoli, ora li fa tutti Favino”. Ora, non ce ne voglia il buon Nando se noi a quella sua sentenza rispondiamo con un lungo sospiro di sollievo. Meno male che c’è Favino, forse il migliore attore italiano della sua generazione, con la sua straordinaria performance altrimenti questo Hammamet ce lo saremmo dimenticato in fretta.

Gianni Amelio opta per un ritratto realistico di Craxi – leggesi una lettura cerchiobottista –, che non mitizza né mette in croce l’ex leader del PSI. Amelio opta allora per un Craxi umano, afflitto dal peso degli anni, da una gamba malridotta e da tumore che cova nel corpo del vecchio politico. Intorno a lui si muovono figuranti poco tratteggiati con cui Craxi ha spesso un rapporto conflittuale – tipo la figlia –. Proprio questo è il massimo limite del film di Amelio: a parte la magistrale performance di Favino, il film risulta vuoto. Si dirà che era una scelta voluta, quella di incentrare tutto il film su Craxi-Favino, ma questo non basta a giustificare il nulla assoluto che a livello di storia e di personaggi circonda il protagonista. Hammamet è un film in cui non succede nulla; un film lento, senza un reale arco narrativo del protagonista, con troppi finali e in cui un personaggio apparentemente importante – e che a detta del regista doveva rappresentare il lato “thriller” del film – scompare a metà pellicola, per poi ricomparire nel delirante finale.

Si prenda per esempio un film per certi versi analogo a questo: Il Divo di Sorrentino. Se anche quello era un one man show di Servillo, il nostro protagonista era circondato da attori del calibro di Carlo Buccirosso e Anna Bonaiuto. Favino, in questa pellicola, è affiancato da Livia Rossi e Luca Filippi. Proprio questo giovane attore merita un discorso a parte. La sua performance, composta al 90% da un’unica espressione con le palpebre perennemente a mezz’asta e la faccia da cane bastonato e da un 10% di ridicola overacting da cattivo da operetta è assolutamente la peggiore del già non eccelso cast e che da vita a un personaggio monocorde, delirante e senza senso. Incomprensibile la scelta di Amelio di chiamare attori come Cederna, Carpentieri e il compianto Antonutti per relegarli a parti così marginali. Ogni volta che ognuno di questi tre grandi attori divide lo schermo con Favino il film sembra acquistare vita, peccato che si tratti di sporadiche fiammate in due ore e venti di nulla. In conclusione, Amelio è stato bravissimo a scegliere Favino come Craxi. Se avesse dedicato la stessa dedizione con cui ha scelto il protagonista a cercare di creare comprimari memorabili e una storia avvincente ora saremmo tutti più contenti.

Titolo: Hammamet
Produzione: Italia
Anno: 2019
Regista: Gianni Amelio
Sceneggiatura: Gianni Amelio, Alberto Taraglio
Produzione: Pepito Produzioni, Rai Cinema, Minerva Pictures Group,, SBH, Evolution People
Attori: Pierfrancesco Favino, Livia Rossi, Claudia Gerini, Renato Carpentieri, Giuseppe Cederna, Omero Antonutti, Luca Filippi
Genere: Drammatico
Durata: 126′
Musiche: Nicola Piovani