Un gioco che non vale la candela

Un giallo rosa che non divertire e nemmeno aggiungere qualcosa di nuovo sui rapporti coniugali: poche risate e nessuna tensione.

La coppia formata da Annie e Max vedono una tranquilla serata in compagnia di amici trasformarsi in una corsa contro il tempo per risolvere un macabro mistero.

Se i primi dieci minuti sfoggiano un certo brio e risultano persino di piacevole visione, grazie anche alle interpretazioni professionali (se non particolarmente eccelse) dei protagonisti e dei comprimari, il film scivola presto nella più scontata prevedibilità, come molte opere consimili giunte negli ultimi anni da oltreoceano. Passato il prologo, il film latita presto d’idee e comincia a girare a vuoto per un’ora e mezza, senza saper fondere i due filoni che dovrebbero sostanziarlo: quello nero, o se si preferisce horror, e quello più schiettamente comico ed umoristico. Così, non si va oltre qualche battuta indovinata, capace tutt’al più di strappare una risata allo spettatore. Se il giallorosa è un sottogenere che, almeno in ambito americano, ha dato frutti anche interessanti (si pensi su tutti a Misterioso omicidio a Manhattan, 1993, di Woody Allen), si rimane qui lontanissimi da quel modello, per l’insipienza nel mescolare gli aspetti più decisamente gialli e quelli legati invece alle schermaglie coniugali dei protagonisti. Anche la caratterizzazione dei personaggi è banale e risaputa: la solita coppia borghese che abita in una villetta in periferia e soffre di problemi sessuali (questa di metter in piazza la vita intima dei personaggi è divenuta, ahinoi, una costante dei film e dei telefilm americani), contornata di amici uno più strano e improbabile dell’altro. E quando il gioco imbastito dai protagonisti sfugge loro di mano e la finzione si muta in realtà, i personaggi sembrano troppo stolidi e assuefatti ad un infantile desiderio di giocare a tutti i costi per accorgersene. Così, dopo un inizio se non promettente almeno passabile, il film scivola al livello di una sit-com che si vorrebbe spiritosa e brillante e riesce invece soltanto puerile priva di qualunque interesse. Da un copione che esaurisce le trovate dopo una decina di minuti non si poteva del resto cavare molto di più; la doppia regia, d’altra parte, non sa infondere un minimo di ritmo alla storia, che procede per episodi giustapposti privi di organicità e slegati l’uno dall’altro. Nemmeno la colonna sonora elettronica di Cliff Martinez, compositore fra i più dotati del cinema americano coevo, riesce a sollevare il modesto livello di un film che non sa coinvolgere lo spettatore: né spaventandolo, né divertendolo, privo com’è di qualunque forma di tensione, sia essa comica o drammatica. Forse agli autori sarebbe giovato di rivedere, oltre al film di Allen, anche la serie dell’Uomo ombra, capostipite del genere giallorosa cui questo Game Night vorrebbe appartenere.

Titolo originale: Game Night
Regia: John Francis Daley, Jonathan Goldstein
Soggetto e sceneggiatura: Mark Perez
Fotografia: Barry Peterson
Montaggio: David Egan, Jamie Gross, Gregory Plotkin
Musica: Cliff Martinez
Scenografia: Michael Corenblith
Costumi: Debra McGuire
Interpreti: Rachel McAdams, Jason Bateman, Kyle Chandler, Sharon Horgan, Billy Magnussen, Lamorne Morris, Kylie Bunbury, Jesse Plemons, Michael C. Hall, Danny Huston
Prodotto da Jason Bateman, John Davis, John Fox, James Garavente
Genere: commedia nera
Durata: 100′
Origine: Stati Uniti
Anno: 2018