Polar dalle tinte intimiste

Il film di genere torna prepotentemente di moda e French Connection è un prodotto che fa rivivere nelle sale italiane il polar transalpino. Tuttavia French Connection non spicca il volo, racconta una storia vera e si arena sull’eccessiva lunghezza.

Marsiglia 1975. Il giovane magistrato Pierre Michel viene incaricato di un’inchiesta sul crimine organizzato con a capo il napoletano Gaetan Zampa. I delinquenti controllano il traffico dell’eroina di tutto il mondo. Rifiutandosi di dare ascolto a chi gli consiglia cautela, Michel comincia una crociata personale contro l’intoccabile Zampa.

Mentre in Italia spopolava il poliziottesco, in Francia il polar (un misto di poliziesco e noir) era il genere più in voga. E French Connection ricalca quella formula e porta al cinema una pellicola che ripercorre la criminalità marsigliese degli anni settanta. A una prima visione sembra di vedere una versione più “ammorbidita” del nostrano Romanzo criminale, ma la grande differenza è che se nell’opera di Placido erano i cattivi a provocare maggiore empatia (la controversa apologia del criminale), in French Connection l’obiettivo della macchina da presa preferisce concentrarsi sul giudice Pierre Michel. Tuttavia il confronto con Romanzo criminale, oltre a essere impietoso, è anche poco giustificato perché, come anticipato, il polar francese ha radici lontane (uno dei primi prodotti è Quai des Ofevres del 1946).

Qual è il maggior difetto del film diretto da Cedric Jimenez? Sicuramente mette sul piatto due apprezzabili interpretazioni di Jean Dujardin e Gilles Lellouche (due personaggi che, seppur ai poli opposti della “partita”, condividono delle caratteristiche caratteriali), ma queste non bastano a cancellare l’enorme esibizione di cliché che si susseguono sullo schermo. Inoltre mette in scena una vicenda che, non facendo leva sull’azione, perde di verve e si fa diversamente trascinante. Le tante interruzioni dall’operato criminale e investigativo sono utili per sviscerare le perplessità che attanagliano il giudice e il suo alter ego delinquente, ma divengono armi a doppio taglio che finiscono per allungare il brodo e non far trasudare la pericolosità di una Marsiglia immersa nel terrore.

Nonostante ciò French Connection è un film dalle finalità puramente narrative, che può provocare qualche sparuto interesse nello spettatore, ma non necessariamente. La pellicola diretta da Jimenez è lineare, si dimentica di innalzare la tensione e prosegue diritto verso la conclusione senza picchi realmente significativi. Un’opera che andrà esclusivamente a rimpolpare l’offerta cinematografica senza provocare scossoni rilevanti.

Titolo originale: La French
Regia: Cedric Jimenez
Sceneggiatura: Audrey Diwan, Cedric Jimenez
Attori principali: Jean Dujardin, Gilles Lellouche, Céline Sallette, Mélanie Doutey, Benoit Magimel
Fotografia: Laurent Tangy
Montaggio: Sophie Reine
Musica: Guillaume Roussel
Prodotto da Gaumont, France 2 Cinema, Scope Pictures RTBF
Distribuzione: Medusa
Durata: 135′
Genere: poliziesco