Ritratti d’autore

Francesco Rosi, il regista più rappresentativo di quella tendenza culturale, quella temperie artistica che con gli imbarazzi e le difficoltà che ciò comporta, si suole chiamare cinema politico italiano, compie novant’anni.

Rendiamo pertanto il giusto omaggio a colui che è riuscito a portare sul grande schermo, intrecciando con abilità i moduli dell’inchiesta, del documentario e del poliziesco, le contraddizioni e i nodi problematici della realtà sociale italiana. All’autore che, meglio di altri, ha rilevato un’inquietante continuità tra la cosiddetta questione meridionale, da sempre centrale per la politica e lo sviluppo dello stato unitario (e che affonda le radici nella cultura italiana) e i misteri e gli intrecci politico-criminali che hanno contraddistinto gli ultimi settant’anni del Belpaese.
Ovverosia di una nazione a sovranità molto limitata. Opere come La sfida (1958), Salvatore Giuliano (1962), Le mani sulla città (1963), Il caso Mattei (1972), Lucky Luciano (1973), Cadaveri eccellenti (1976), ma anche film come Tre fratelli (1983) e Dimenticare Palermo(1990), infatti, non denunciano solo le fragilità, i paradossi, le pericolose ambiguità che paiono connaturate al DNA dei popoli del Sud e più in generale a quello di tutti gli abitanti dello stivale (soprattutto il cinismo, l’individualismo, il trasformismo dei cittadini e l’immoralità della politica che fa affari disinteressandosi di questi ultimi), ma narrano anche di piani eversivi, di intrighi volti a ridimensionare il ruolo dell’Italia nel sistema economico-finanziario internazionale, di complotti tesi a tutelare gli interessi di forze esterne alla Penisola. Con il suo sguardo critico e lucido, con una lezione di stile e coerenza e, soprattutto, con una grande passione civile, Rosi ha mostrato che, senza la paura di sporcarsi le mani, si può indagare la realtà, insinuare il dubbio nella verità e il forse nelle trame che la storia ci tramanda.
Il regista campano ha sostanzialmente incarnato il lato serio e civile della nostra settima arte.
Il volto di un cinema che non si fa quasi più.

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