Nowhere

Venerdì 7 aprile l’Arci Ohibò di Milano ha ospitato il Siberia Reloaded tour dei Diaframma, pietre miliari della new wave italiana, dagli anni ottanta ad oggi. 

Correva l’anno 1984 quando l’album Siberia andava prepotentemente ad infilzarsi in mezzo allo sterno di una generazione incastrata tra gli anni di piombo e l’illusione di un’imminente rinascita. Memoria – storica canzone della band, che apre il concerto – di un’epoca che attira “nei suoi passi fantasma”, che non può essere del tutto lasciata alle spalle, che continua a rigurgitare la sua inquietudine. 

Federico Fiumani, storico leader della band fiorentina, sale sul palco dell’Ohibò insieme a Luca Cantasano (basso), Lorenzo Moretto (batteria) ed Edoardo Daidone (chitarra). Sale davanti a un pubblico di giovani, non più giovani e giovanissimi – un bambino, in prima fila davanti a lui, lo fissa masticando le sue parole. 

Fin dai primi pezzi – Neogrigio, Delorenzo, Impronte, Amsterdam – emerge tutta l’energia di una band che ha saputo dare vita a un sound dove il reloaded non implica una mera autocelebrazione nostalgica, ma una riscrittura ex novo delle proprie tracce, dei propri passi, umani e musicali. I vecchi brani di Siberia vengono riarrangiati e riproposti in una nuova veste, più matura, forse, ma non meno carica e urgente della precedente. 

La grinta è quella scavata negli occhi di Fiumani, che guardano dritto davanti a sé, mentre le sue mani afferrano e accarezzano la chitarra con la passione di chi la musica la trasuda, la necessita, la è. 

La scaletta non esiste, mi dicono quando, ingenuamente, la chiedo. E forse buona parte di quelle vibrazioni che Fiumani e soci sparano dal palco come proiettili impazziti deriva proprio dal lasciarsi guidare da un hic et nunc fatto di sguardi, voci e persone. La mia vita con una dea, Il portiere, Vaiano, L’amore segue i passi di un cane vagabondo e poi le celebri Gennaio e Diamante Grezzo su cui si scatena un inevitabile pogo, e poi Verde, Io ho te e ancora l’immortale Labbra Blu. Non mancano neanche gli omaggi, dai Television a De Andrè, che sembrano ballare insieme sotto lo sguardo glacialmente fiero e insieme impaurito di un Fiumani senza tempo.

Non una pausa, non un secondo tra una canzone e l’altra. Una fame che i Diaframma non smettono di avere e di trasmettere, nonostante siano passati trent’anni, nonostante ci siano di mezzo la vita e le rughe. 

O forse proprio per quello, per il tempo che si è inciso nella carne e negli sguardi, per il futuro che nasconde il passato, per il loro confondersi nelle notti senza patria, su palchi differiti in fondo a città addormentate, in mezzo a volti sconosciuti, presenze evanescenti che l’indomani, come un sogno, spariranno. 

L’ultimo pezzo, dopo due ore di pura intensità, è, non a caso, Libra. “Colpisci il passato al cuore / le illusioni di sempre / abbatti il futuro se non ti appartiene”. Questo è il gesto, la continua riscrittura après coup di se stessi, della propria storia, del proprio nome, del proprio volto frammentato. 

Il concerto ha avuto luogo
Arci Ohibò
via Benaco 1, Milano
Venerdì 7 aprile, ore 21.30