L’opera seconda di Michela Andreozzi è un film incerto, indeciso su quale registro adottare. Il risultato è una pellicola confusa e confusionaria che finisce con scontentare tutti i generi a cui si ispira.

Siamo a Gaeta, piccolo paesino in provincia di Latina agli inizi degli anni ’80 – presumibilmente nel 1982 visto il poster di Borotalco che troneggia nei cartelloni pubblicitari – . Quattro amiche Anna, Maria, Chicca e Caterina cercano di sbarcare il lunario come possono: Anna sogna diventare parrucchiera ma al momento deve lavorare come domestica per accudire i suoi due figli, Maria ha un marito violento che la picchia, Caterina sogna di iniziare l’università e di andare a vivere in Inghilterra e Chicca sogna un futuro migliore. Vedendo che la società gli volta le spalle in ogni modo possibile, le quattro decidono di fare una rapina. Sulle loro tracce si mette il commissario Giovanni “Gianni” (sic!) Morandi ignaro che i banditi che sta cercando siano in realtà quattro donne, capitanate da Anna, proprio la donna di cui si è infatuato. Confuso, è questo il primo aggettivo che viene in mente dopo aver assistito alla pellicola di Michela Andreozzi. Alla sua seconda prova da regista; la cineasta romana decide di girare un film ispirato a eventi realmente accaduti. Peccato che lo svolgimento della pellicola sia farraginoso costantemente in bilico non solo su che direzione prendere – se l’heist movie o il film romantico – ma anche sul tono da adottare. Si pensi per esempio ai collaboratori del commissario Morandi, stereotipate macchiette che sembrano uscite da una fiction televisiva in seconda serata piuttosto che da un film. Soprattutto stonano col tono generale, andando a smorzare o a rendere ridicoli, momenti che sarebbero dovuti essere estremamente seri. Tuttavia quello che affossa definitivamente la riuscita del film, è, come detto, l’indecisione della pellicola sua quale strada prendere. Poteva essere un heist movie dedicato esclusivamente al gruppo delle quattro ragazze lasciando sullo sfondo il personaggio del commissario, ma così non è stato, perché spesso la regista si sofferma sulle indagini del commissario e dei suoi improbabili collaboratori. Poteva essere una sorta di partita a scacchi tra polizia e rapinatori, sulla scia di Inside Man e Heat, con il commissario ignaro dell’identità del suo avversario. Poteva essere un film sulla falsariga di The Town – con tanto di ribaltamento di ruoli –, ma così non è stato. Invece che prendere una direzione precisa tra le tre elencate sopra, il film preferisce prendere spunti diversi tra le varie soluzioni, creando un pastiche poco coeso e interessante. Ed è un peccato perché le interpretazioni delle quattro protagoniste e di Luca Argentero sono davvero convincenti – menzione d’onore per Ilenia Pastorelli, per una volta non obbligata a vestire i panni della svampita –, senza contare il bell’inseguimento tra il furgone delle quattro ragazze e le auto della polizia che conclude la prima rapina. In conclusione Brave Ragazze non è un brutto film, è semplicemente un film che lascia l’amaro in bocca per quello che poteva rappresentare e che invece non è stato.

Titolo originale: Brave Ragazze
Produzione: Italia, Spagna
Anno: 2019
Regista: Michela Andreozzi
Sceneggiatura: Michela Andreozzi; Alberto Manni
Produzione: Vision Distribution, Paco Cinematografica, Neo Art Producciones, EsseQuamVideri
Attori: Ambra Angiolini; Silvia D’Amico; Ilenia Pastorelli; Serena Rossi; Luca Argentero
Genere: Commedia
Durata: 104′
Musiche: Maurizio Filardo