50% Bangla, 50% Italia, 100% Torpigna

Pellicola d’esordio di Phaim Bhiuyam, si instaura nel solco del cinema adolescenziale, avventurandosi nella contemporaneità italiana dell’integrazione. Diverte a tratti e si perde sul finale, ma si fa latore di sentimenti universali di uguaglianza e guerra ai pregiudizi.

Phaim ha ventidue anni, è musulmano ed è nato in Italia da genitori bengalesi.
Come gli piace ripetere, si definisce 50% Bangla, 50% Italia e 100% Torpigna, Roma.
Cresciuto in un quartiere multietnico della capitale (Torpignattara, appunto), deve comunque fare i conti con le difficoltà di integrazione sociale e culturale e vive con la perenne paura che la famiglia decida davvero di trasferirsi a Londra, miraggio di grandi occasioni per tutti i bengalesi.
Durante un contest musicale Phaim conosce Asia, ragazza italiana spigliata, diretta e senza peli sulla lingua. I mondi dei due ragazzi si attraggono, ma la loro storia dovrà fare i conti non solo con i rigidi dettami della religione di Phaim sul sesso, ma con due universi che devono trovare il modo di convivere.

Phaim Bhuiyam , regista oltre che attore protagonista, non ne ha fatto mistero: Bangla, il suo esordio sia davanti che dietro la macchina da presa, non può che avere una forte componente autobiografica.
Pellicola dall’impostazione fresca e giovanile, rivela fin da subito le sue intenzioni: raccontare le vicissitudini di un ragazzo normale alle prese con i pruriti sessuali repressi, i problemi (post)adolescenziali e una situazione socio-familiare un po’ complicata.
Apprezzabile, in tal senso, come la pellicola si tenga ben lontana dall’appesantire la narrazione con spunti drammatici o riferimenti alla contemporaneità della situazione migratoria, decidendo invece di concentrarsi sulla nascita e sullo sviluppo di una storia d’amore. Con coraggio Bhuiyam sceglie un taglio che pesca a piene mani in un repertorio surreale di scuola più statunitense che europea, e che giochi con gli spettatori in equilibrio sulla quarta parete, servendosi di pensieri ad alta voce, momenti di rewind e avanti veloce e invasioni ripetute di una stralunata voce fuori campo.
Gli stereotipi vengono affettuosamente sbeffeggiati da entrambe le parti di una barricata che esiste solo nelle nostre menti e che in realtà è poco più di una linea di demarcazione tratteggiata e porosa. Sulla lunga distanza però Bangla tende a esaurire la dinamicità iniziale, sedendosi sulla banalità e sulla ricerca della perfetta quadratura del cerchio. Le coincidenze si accumulano sempre più numerose e la storia finisce per necessitare di tanti piccoli interventi esterni per giungere a una chiusura che vorrebbe essere agrodolce ma lascia anche un retrogusto di forzatura e prevedibilità. Inoltre le poche stoccate esplicite a ius soli e cittadinanza sembrano buttate nel mucchio per mostrare ciò che è già evidente agli occhi di uno spettatore attento: il cuore del film è ancorato in un luogo impossibile da fraintendere, un mondo permeo di accoglienza e uguaglianza, in cui non c’è spazio per pietismo, buonismo e razzismo.
Divertente ma forse troppo superficiale sui personaggi secondari (che finiscono per diventare più contesto folcloristico e macchiette comiche che vere e proprie spalle narrative), Bangla deve comunque i suoi momenti più riusciti ai due protagonisti: Bhuiyam ha la giusta faccia da imbranato per impersonare l’omonimo, caustico, (auto)ironico protagonista e Carlotta Antonelli, al suo esordio sul grande schermo dopo le esperienze televisive di Suburra e Solo, riesce a tratteggiare una ventenne solare, forte e non banale.

Titolo originale: Bangla
Nazionalità: Italia
Anno: 2018
Genere: Commedia
Durata: 84′
Regia
: Phaim Bhuiyam
Interpreti: Phaim Bhuiyam, Carlotta Antonelli, Milena Mancini, Simone Liberati, Pietro Sermonti
Sceneggiatura: Phaim Bhuiyam, Vanessa Picciarelli
Produzione
: Domenico Procacci, Annamaria Morelli, Fandango, Tim Vision Production
Distribuzione: Fandango
Colonna Sonora: Dario Lanzellotti

Nelle sale italiane da giorno 16 maggio 2019