L’avvento dell’epoca dell’uomo

Parte integrante di un progetto multidisciplinare che evidenzia l’invasività dell’essere umano sul pianeta, Antropocene soffre della necessità di dover toccare tutti gli elementi della crisi ambientale ma si mette al servizio della causa ecologista senza cadere nel ricatto morale e regalando immagini mozzafiato.

Antropocene – L’epoca Umana arriva nelle sale in un 2019 che ha patito una delle estati più calde degli ultimi due secoli e ha testimoniato la crescita esponenziale dell’interesse della comunità nei confronti della questione ambientale. La sfera sociale sta tendendo senza sconti a una polarizzazione arbitraria e umorale: che si tratti di un’opinione sul condimento di un’insalata o di una posizione sulla crisi ecologica, sempre più spesso si è propensi a dimenticare che alcuni macroproblemi andrebbero affrontati e analizzati partendo dalla raccolta di dati. Un’insalata può essere abbellita con l’aceto o con il succo di limone tenendo conto del gusto personale, ma il pianeta sta subendo mutamenti globali e si sta surriscaldando a ritmi tali da lasciare poco spazio all’interpretazione.
Il progetto Anthropocene, un corpo di lavoro multidisciplinare che combina documentario, virtualità, realtà aumentata, fotografia e ricerca scientifica, sta indagando sul se e su quanto le attività umane stiano influenzando le dinamiche ambientali e influendo sul futuro del pianeta. Antropocene – L’Epoca Umana vorrebbe essere una delle frecce al suo arco per dimostrare che la risposta non può che essere univoca: l’uomo sta portando la terra sull’orlo del baratro, o comunque sta flirtando sfacciatamente con la possibilità di cataclismi di portata planetaria.
Il documentario, diretto da Jennifer Baicheal, Edward Burtynsky e Nicholas de Pencier, prende spunto dall’idea, sostenuta da geologi e scienziati, che l’Epoca Olocenica sia in realtà terminata e che stiamo testimoniando l’avvento dell’Antropocene. Presi per mano dalla voce narrante di Alba Rohrwacher (nella versione originale l’onore toccava ad Alicia Vikander) gli spettatori vengono condotti in un viaggio intorno al mondo che immortala le prove più evidenti dell’invasività umana. Scavi minerari, terraformazione, urbanizzazione, smaltimento e deposizione di tecnofossili. Agricoltura intensiva, acidificazione degli oceani, industrializzazione.
Il rischio principale cui va incontro ogni progetto appartenente alla categoria è quello di sfornare una pellicola autoreferenziale, che finisca per parlare agli attivisti già impegnati nella lotta per un’esistenza sostenibile e dimentichi il primo passo verso l’ampliamento della base della consapevolezza: la sensibilizzazione. Il difetto più evidente di Antropocene – L’epoca Umana è proprio un comparto narrativo altalenante, che si dilunga nella ricerca di tutte le sfaccettature della questione ambientale e finisce per partorire alcuni segmenti troppo spezzettati o accennati. Un mezzo passo falso comunque figlio dell’urgenza di esporre un quadro complessivo che restituisca la criticità e la profondità della problematica trattata. D’altro canto non si può negare che le immagini, gli scorci e le inquadrature di spazi sconfinati, spesso stuprati e deturpati dall’irruzione umana, riescano a lasciare senza fiato e restituire una strisciante sensazione di inquietudine.
Piuttosto che dilungarsi in verbose trattazioni dei singoli argomenti, la pellicola decide di fidarsi dello spettatore e lascia che sia lui a valutare la portata di ciò che sta guardando. Malgrado l’intento ecologista del progetto sia impossibile da fraintendere, la voce narrante e le testimonianze si limitano a fornire dati e dettagli, al massimo toccando qualche nervo scoperto, senza indirizzare su una chiave di lettura che potesse risultare banale o stucchevole. C’è persino spazio per un paio di finestre di luce e ottimismo, di riutilizzo sostenibile di ambienti e spazi figli dell’espansionismo tecnologico degli ultimi cento anni, che cercano di bilanciare un dipinto altrimenti dominato solo da pennellate lugubri.
Antropocene – L’epoca Umana non ci dice cosa dobbiamo fare e pensare, ma ci fornisce strumenti sufficienti per una prima infarinatura su cosa concentrarci quando affronteremo lo spauracchio di un futuro diventato presente e impossibile da rimandare. Non anela a indottrinare sul cambiamento climatico né a diventare a un bignami di risposte semplici e, di conseguenza, incomplete. È prima di tutto una composizione che, pur con i suoi difetti, mette a frutto le tecnologie di ultima generazione per regalare un’ora e mezzo di stupore audiovisivo. Che lo faccia al servizio della causa ambientalista non può che essere un ulteriore vanto.

Titolo originale: Antropocene: The Human Epoch
Nazionalità: Canada
Anno: 2018
Genere: Documentario
Durata: 87′
Regia
: Jennifer Baicheal, Edward Burtynsky, Nicholas de Pencier
Produzione
: Mercury Films
Distribuzione
: Fondazione Stensen e Valmyn
Con il sostegno di: Fridays for future Italia, Extinction Rebellion Italia, Greenpeace

Nelle sale italiane da giorno 19 Settembre 2019