Doppia recensione per l’ultimo prodotto dell’universo Marvel.

Il ritorno dell’uomo-formica
di Michele Parrinello

Marvel torna a cavalcare toni leggeri per raccontare le nuove avventure Scott Lang. Quasi estraneo agli avvenimenti recenti dell’universo supereroistico di casa Disney, Ant-Man and the Wasp è fresco, divertente e non si prende mai sul serio. Pregi che smussano una scrittura scricchiolante e la sostanziale assenza di un vero antagonista.

Scott Lang è agli arresti domiciliari dopo i fatti di Berlino (raccontati in Capitan America: Civil War). Mancano ormai pochi giorni alla fine della pena ma i federali continuano a controllare ogni sua mossa, temendo possa scappare o utilizzare i poteri della tuta apparentemente andata perduta.
Quando, piombato in uno stato di semicoscienza, si ritrova prima nello stato quantico e poi nei panni di una donna che riconosce come la moglie di Hank Pym, cerca di contattare i diretti interessati e viene prelevato di forza da Hope. La ragazza sta costruendo, in segreto e insieme al padre, un congegno che permetta di raggiungere in sicurezza lo stato quantico e vuole scoprire di più sul collegamento tra sua madre e Scott, nella speranza di riportarla a casa.

Accantonati per due ore i toni plumbei da ineluttabile fine del mondo (o almeno di obliterazione di metà della popolazione della galassia), Marvel e Peyton Reed tornano a raccontare le (dis)avventure dell’uomo formica e le conseguenze della sua ingombrante performance tedesca.
In un universo denso, stratificato e sempre più intrecciato come quello dei supereroi di Casa Disney, un prodotto come Ant-man and the Wasp può spiazzare per il suo cantare fuori dal coro. Pur pieno di collegamenti e riferimenti (dal variabile livello di comprensibilità a seconda del grado di conoscenza individuale del brand), è un’avventura che, proprio come il suo diretto predecessore, ricorda per struttura e narrazione esordi lontani ormai dieci anni. In gioco non c’è la salvezza del mondo e il viaggio diventa pretesto per un percorso personale.
Il simpatico faccione di bronzo di Paul Rudd risente poco del reiterarsi del canovaccio narrativo, condito da eventi incomprensibili per il limitato grado di conoscenze scientifiche del suo personaggio. Eventi che comunque affronta con la solita flemmatica rassegnazione e altrettanta volenterosa goffaggine, bucando lo schermo anche nella temporanea interpretazione di un alter ego femminile.
Se però il film si conferma sugli stessi livelli di intrattenimento e umorismo del suo predecessore, addirittura migliorandosi nel comparto visivo e in quello degli effetti speciali, insiste altresì sugli stessi difetti. In Ant-Man il cattivo di turno, scienziato pazzo privo di scrupoli, era bidimensionale nella sua sete di potere e vendetta ispirata da un conflitto (in quel caso con il Dottor Pym) troppo volatile per convincere davvero. Ant-Man and the Wasp soffre dello stesso problema, ma declinato in senso opposto: non ha un vero antagonista. Sonny Burch, interpretato da un Walton Goggins comunque in parte, è la classica parodia di un gangster e i suoi scagnozzi sono utili più per ispirare le spalle comiche che per costituire una vera minaccia agli eroi e alla loro banda. D’altro canto Ava, rivisitazione del personaggio di Ghost in chiave femminile, è la solita ragazzina abusata dal sistema e ignorata dai buoni che vuole trovare il suo posto nel mondo e non saprebbe farlo senza ricorrere alla violenza e abbandonarsi all’odio. Uno scranno vuoto, quello del nemico, che alla lunga fa sentire il proprio peso, dal momento che l’evoluzione psicologica e il percorso di crescita di molti personaggi risultano già completi a metà pellicola.
Ant-Man and the Wasp ha il grande merito di non aspirare a essere più di ciò che è: una digressione colorata e divertente, un’avventura spensierata che gode della chimica instauratasi tra Rudd, Lily, Douglas e tutto il cast di comprimari. Risulta poco incisivo quando si avventura dalla commedia nel registro drammatico e paga alcune lacune narrative, ma riporta il concetto di supereroe alla sua dimensione originale (eccezion fatta per la scena dopo i titoli di coda, che forza un collegamento con Avengers: Infinity War e infatti stona per tempismo, stile e banalità di scrittura).

Potere ai piccoli…ancora una volta!
di Laura Silvestri

Dopo lo scioccante finale di Avengers: Infinity War, il destino dell’MCU è rimasto in sospeso in attesa della seconda parte del film corale, l’ancora privo di titolo ufficiale Avengers 4, che arriverà nelle nostre sale nel 2019.

Nel frattempo, gli eroi non sembrano andare in vacanza, e tra Ant-Man And The Wasp – che finalmente ci rivela cosa avranno mai combinato Scott Lang e soci dopo gli eventi di Captain America: Civil War per essere assenti all’appello nella battaglia contro il Mad Titan – e Captain Marvel – ambientato negli anni ’90, ma che avrà evidenti ripercussioni sul futuro dell’universo – di certo i fan Marvel non si annoieranno.

Scott Lang (Paul Rudd) ha passato gli ultimi due anni agli arresti domiciliari, perdendo i contatti con i Pym/van Dyne, ora perseguiti dalla legge in qualità di complici (inconsapevoli) degli Avengers.

Ma nuove minacce e una missione di speranza faranno in modo che il vecchio team si riformi, con una piccola, grande novità: The Wasp (Evangeline Lilly) è arrivata, e con lei in giro, la situazione si farà molto più… pungente.

Ant-Man And The Wasp si fa dunque carico “nel suo piccolo” di grandi responsabilità.

Per prima cosa, la responsabilità verso sé stessi e il tentativo di doppiare il successo del primo Ant-Man.

 Quando nel 2015 uscì la pellicola dedicata all’eroe in miniatura, lo scetticismo sulla sua riuscita non solo pervadeva fan e critica, ma era anche oggetto di battute e risate dello stesso cast – celebre il segmento di Entertainment Tonight dove Paul Rudd (anche sceneggiatore del sequel) rivela il “grande interesse” del figlio una volta saputo che il padre avrebbe interpretato Ant-Man: «Wow, non vedo l’ora di vendere quanto sarà stupido!» -.

Eppure, il film fu un successo: la Marvel trovò la chiave per renderlo un piccolo cult, puntando molto sull’umorismo e l’autoconsapevolezza, ed evitando il rischio di renderlo ridicolo con la pretesa di prendersi troppo sul serio, senza averne la capacità drammatica – pur costellandolo di emotività, come ad esempio i parallelismi nel rapporto padre-figlia Scott/Cassie e Hank/Hope -. Il cast poi, parla da solo.

Per questo secondo capitolo si punta quindi al rilancio, e tutto sembra essere amplificato (o ridotto al minimo, se vogliamo continuare con i giochi di parole): Il Regno Quantico offre opportunità visive e narrative che vengono colte, anche se forse non nella sua interezza (ma qui ci aspettiamo sviluppi futuri molto più soddisfacenti), la presenza di Janet van Dyne (Michelle Pfeiffer) nella storia apre la strada alla creazione di interessanti dinamiche tra i personaggi, soprattutto con Hope – che qui, con acume, coraggio e abilità, ruba decisamente la scena al suo compagno, per quanto sia possibile rubare la scena a Paul Rudd – e Scott, e l’assortimento di personaggi secondari (uno dei maggiori punti di forza della saga) si fa sempre più nutrito ed esilarante.

Punto debole di entrambi i film, però, sembrano essere i cattivi, che non vantano un particolare spessore rispetto a un Loki o a un Teschio Rosso e che, nonostante la buona interpretazione, finiscono abbastanza in fretta nel dimenticatoio.

La seconda, grande responsabilità di Ant-Man And The Wasp ha una ricaduta sull’intero MCU.

Come dicevamo, il compito principale della pellicola è quello di far progredire la storia senza svelare troppo, e nel frattempo, intrattenere un pubblico ancora profondamente segnato dalle azioni di Thanos.

Dopo due ore e mezza di tensione e palpitazioni a mille per Infinity War, l’audience ha bisogno di un sano, fresco divertimento per accompagnare il relax estivo.

E con Ant-Man And The Wasp il divertimento è assicurato, anche se forse è un po’ più telefonato (ma è obiettivamente difficile essere completamente innovativi e sorprendenti in qualcosa che ha già avuto il suo apice nella prima iterazione).

E come direbbe Luis: «Sono venuto a sapere dalla zia del macellaio del cugino della moglie di Scott che Ant-Man And The Wasp sarà al cinema dal 14 Agosto! Da non perdere!»

Curiosità

  • Ant-Man And The Wasp è il ventesimo film dell’Universo Cinematografico Marvel.
  • Hannah John-Kamen, l’attrice che interpreta Ghost nel film, è stata consigliata al direttore del casting da Steven Spielberg in persona.
  • Ghost nei fumetti è di sesso maschile, ed era in origine un villain della serie di Iron-Man.
  • L’attore che interpreta il personaggio di Lawrence Fishburne da giovane, Bill Foster, è il figlio di Fishburne, Langston.
  • Wasp è la prima eroina ad apparire nel titolo di un film dell’MCU, e come Black Panther, anche lei ha ereditato il ruolo da un genitore.
  • Questo è il primo film in cui vediamo sullo stesso schermo Michelle Pfeiffer, Michael Douglas e Lawrence Fishburne. I tre, nonostante le loro storiche carriere, non avevano mai lavorato insieme prima.
  • Nel film ci sono due scene dopo i titoli di coda. Consigliamo caldamente di non perdersi la prima, di fondamentale importanza per gli sviluppi futuri dell’MCU.

Titolo originale: Ant-Man and the Wasp
Nazionalità: Stati Uniti
Anno: 2018
Genere: Supereroi, Azione
Durata: 118′
Regia
: Peyton Reed
Interpreti: Paul Rudd, Evangeline Lilly, Michael Douglas, Laurence Fishburne, Michael Peña, Walton Goggins, Hanna John-Kamen, Michelle Pfeiffer
Sceneggiatura: Chris McKenna, Erik Sommers, Andrew Barrer, Gabriel Ferrari, Paul Rudd
Montaggio: Dan Lebental, Craig Wood
Fotografia: Dante Spinotti
Produzione
: Kevin Feige, Marvel Studios
Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures
Colonna sonora: Christophe Beck

Nelle sale italiane da giorno 14 Agosto 2018