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L'Albero Della Vita

Recensione: L’Albero Della Vita

Darren Aronofsky
Questo il nome del regista e sceneggiatore del film da poco uscito in Dvd “L’albero della vita”. Interpreti principali Rachel Weisz e Hugh Jackman.

SCHEDA TECNICA

SCHEDA DVDNoleggiare un film che come regista e sceneggiatore ha un tizio di nome Aronofsky, avrebbe già dovuto mettermi in guardia dall’inizio, ma sono di indole ottimista; indole che però, purtroppo, è definitivamente scomparsa dopo la terza scena. All’inizio tutto mi è sembrato un po’ confuso, ma poi è andata anche peggio. Credo (e dico credo perché non ci giurerei) che il film parli di due coniugi, Tommy e Izzy, lui dottore e lei malata terminale, che affrontano l’infausta situazione in due modi diametralmente opposti: Tommy alla disperata ricerca di una cura per il tumore al cervello che sta dilaniando la sua amata e che sperimenta i suoi progressi su Donovan,(piccolo primate che invece di arrampicarsi felice sugli alberi fa da cavia nel suo laboratorio) e Izzy, scrivendo un libro che la aiuterà a trovare una rassegnata pace mentale e che  racconta di come un conquistadores cerchi disperatamente il leggendario “Albero della Vita” nella giungla amazzonica per poter salvare l’amata Regina di Spagna dal terribile Inquisitore.Tommy trova una cura per il tumore della moglie il cui ingrediente determinante è tratto dalla corteccia pelosa di un albero del Guatemala il “Natul Tortuosa” che sembra addirittura avere un potere ringiovanente sulle cellule del primate su cui l’ha sperimentata. Purtroppo, la moglie muore poco prima che lui riesca a somministrargliela e sembrerebbe che il film possa finire qui, invece prosegue imperterrito con la stessa ostinazione del protagonista che non si arrende neanche di fronte a questo ostacolo e si mette nuovamente al lavoro per cercare una cura anche a quella che, secondo lui, è solo “un’altra malattia”: la morte. Detta così, la trama del film può apparire semplice, in realtà Hugh Jackman si trova a dover interpretare una sorta di personaggio trinitario, tanto misterioso quanto il dogma stesso, perché si divide tra il “presente reale” in cui veste i panni del ricercatore, il “passato fittizio” in cui impersona il conquistadores alla ricerca dell’albero miracoloso e un non ben precisato “futuro surreale” in cui interpreta sé stesso innalzato a una condizione metafisica inspiegabile dove, nell’universo, all’interno di una nebulosa che gli antichi additavano come il regno dei morti, tenta di salvare l’esistenza di questo ricorrente “albero peloso”, ormai quasi secco. Nobile il tentativo, purtroppo vano, di dare un perché e un “dopo” alla morte, che pervade l’intera sceneggiatura, ma che si perde nel dedalo intricato della trama e nell’amalgama inconsistente di troppi spunti malgestiti: si va dalla Sacra Bibbia alla meditazione trascendentale zen, dall’ateismo scientifico all’inquisizione spagnola, dai sacrifici umani dei Maia all’astronomia, passando per una storia d’amore esasperata, ai limiti della realtà che sfiora il ridicolo quando lei rivela al marito di aver appena perso la sensibilità al caldo e al freddo, allarmandolo e, pochi istanti dopo, lo tira a forza, vestito, nella vasca da bagno spinta da un’irrefrenabile raptus di passione, da lui impetuosamente condivisa.L’albero della vita: Film cupo, a tratti allucinogeno, alonato di misticismo e retorica che si risolve in una duplice morale tanto semplice quanto inspiegabilmente complessa e arzigogolata per Aronofsky: stare vicino alla persona amata nel momento del bisogno ricordandosi che, chi troppo vuole, nulla stringe

Nota: di Ellebi
L’Albero Della Vita

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