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Bordertown

Recensione: Bordertown

Patrocinato da Amnesty International Bordertown racconta una storia veria (e in corso) che supera le più macabre fantasie. Peccato che farlo con Jennifer Lopez si sia rivelato un suicidio in termini di credibilita’. Dannati pregiudizi.

SCHEDA TECNICA

SCHEDA DVDCiudad Juarez (Chihuahua, Messico) è l’inferno. Un mondo parallelo senza legge nè moralita’, una giungla dove tutto è lecito (anzi, consigliato), e uccidere, violentare e deturpare corpi femminili si prefigura come indispensabile atto dimostrativo di virilita’. Lauren Adrian (ahimè Jennifer Lopez) viene incaricata dal suo capo (Martin Sheen) di indagare su questo sistema di morti e di orrori dimenticato da Dio (e dall’Uomo). Lauren è inizialmente restìa ad impiegare tempo ed energie su di una storia dalla scarsa componente empatica (quale americana vuoi che si identifichi in un’operaia sfruttata e malmenata?
) e quindi dala scarsa vendibilita’, salvo poi farsi repentinamente coinvolgere (fino all’impossibile/inverosimile), e compiere un vorticoso giro su stessa, dimentica appunto delle leggi che governano il mercato (tutto) e dell’editoria (in special modo). La sua storia non vedra’ la luce in quanto, forse, dietro i silenzi del mondo intero circa le centinaia (migliaia) di uccisioni a Juarez ci sono (come sempre, come urlava Costa Gavras in Missing) proprio gli Stati Uniti, che da quei corpi destinati alla mutilazione qualcosa guadagnano.

E guadagniamo noi tutti, se pensiamo che le vittime sono operaie (pagate cinque dollari al giorno) delle maquilladora, fabbriche dove vengono assemblati schermi per Pc e Tv da destinarsi a ben più fortunati scaffali. L’ambizioso (ma in fondo più modesto di tante altre pellicole) film di Gregory Nava risente dolente di parecchie stonature: buchi di sceneggiatura vistosi e rumorosi, errori che il regista non poteva permettersi, vista la tematica trattata e la gia’ ingombrante presenza della Lopez (poveretta, recita bene e col cuore, ma ogni qual volta un campo medio ne rivela il fondoschiena tutta la baracca crolla al suono di “Let’s Get Loud” che risuona nelle nostre menti). Pensiamo all’imprudente relazione imbastita da Lauren col “padroncino” di Juarez; lo si sa e lo si intuisce che il giovane è implicato (quantomeno col silenzio) nelle morti su cui Lauren indaga, eppure la grintosa giornalista ci mette dieci minuti a sprofondare nel suo letto. Improbabile. Parecchie altre situazioni puzzano di “incredibile”, e il racconto di denuncia lascia spazio al thriller (mal riuscito), con tanto di colpi di scena e momenti rocamboleschi in cui lo spettatore dovrebbe essere rapito e consumato dal ritmo al cardiopalma.
Ovviamente non è così, ed è un peccato, perchéquesta storia non aveva per niente bisogno di “ulteriori” atti di fantasia. La verita’ bastava e avanzava. I perché degli omicidi non vengono affrontati come si deve, e in fondo in fondo si stenta a capire quanto incredibile sia la realta’ di Juarez: un folle luogo al confine dell’umanita’, in cui l’uccisione di una donna è il rito d’iniziazione buono per tutte le situazioni: per entrare nella casta chiusa e selettiva dei trafficanti di droga (o d’armi o di quel che volete voi), come sigillo di avvenuta maturazione, come prova di fedelta’ da indirizzare a qualcuno… Tanto non c’è legge che punisca nè diritto che tuteli queste femmine disperate le cui tombe affastellano il deserto.Bordertown: Da vedere, anche solo per conoscere la storia in questione. Non un capolavoro.La Frase : “Io tornerò indietro. Te lo prometto.” Jennifer Lopez, Bordertown, 2005.

Nota: di Roberta Monno
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