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La Stanza 1408

Recensione: La Stanza 1408

Non vi è nulla di più impersonale di una stanza d’albergo. Ancora prima di entrarvi, sappiamo gia’ quale tipo di suppellettile ci aspettano, immaginiamo il colore delle tende, interpretato con fantasie di broccato, o rigato veneziano.
Ma le camere di quegli hotel-motel-b&b dove è avvenuto un omicidio, un suicidio, un incidente o un qualsivoglia fatto di sangue, quelle sì, possiedono una certa originalita’. Mike Enslin (John Cusack) le visita spesso.

SCHEDA TECNICA

SCHEDA DVDPer lavoro, ovviamente, ma anche come controprova oggettiva del proprio scetticismo. Il nostro eroe dello pseudo-paranormale, si barcamena tra la scrittura di fallimentari romanzi, ormai venduti a peso negli autogrill, e la stesura di guide agli alberghi infestati dagli spiriti.

In una giornata come tante, passata con la rassegnazione di chi deve adattarsi ad una vita ormai distrutta, (segnata da un pessimo rapporto col padre, dalla perdita prematura della figlia e dal conseguente divorzio dalla moglie), Mike riceve una cartolina anonima dal Dolphin Hotel di New York, che recita “Non entrare nella stanza 1408”. La 1408 batterebbe ogni statistica d’obitorio con il suo elenco di disgrazie e decessi, avvenuti in circostanze misteriose: il direttore del Dolphin (Samuel L. Jackson) li elenca uno ad uno, nel disperato tentativo di convincere Mike a non affittare quella precisa stanza. Con tanto di do*****entazione fotografica splatter, il recensore-di-ricoveri-ammorbati-da-anime-dannate fa valere il proprio diritto di scelta, rimarca il potere del libero arbitrio e si fa consegnare la chiave per la stanza dei misteri. Settimo piano,1408, Cusack fa scattare la serratura e siamo tutti dentro. Un’anonima suite newyorkese, location senza uscita per i successivi cinquanta minuti di pellicola. Fin qui, la tensione e la curiosità catturano la nostra attenzione, perché, si suppone, Stephen King avra’ certamente pensato a qualche sottile ingranaggio narrativo, in modo da stupire le platee e giustificare terrorizzanti eventi mozzafiato con delicati passaggi chiaroscurali orditi tra sogno e realta’.
Macché. Un mercato a buon prezzo di muri sanguinanti, quadri parlanti, ectoplasmi che si gettano dalle finestre, neonati piangenti, porte sigillate, sconosciuti con la mannaia (ma dai!), reincarnazioni della figlia deceduta di Mike, irresistibili forze gravitazionali che risucchiano i vivi verso il marciapiede sottostante, per non parlare dei singolari “face-to face” con il proprio alter ego. Una prigione vivente, anche per lo spettatore che ormai nella sua poltronissima ci si è incastonato a mo’ di gemma preziosa, e insieme a tutti gli altri presenti è diventato parte di un pavè di faccine riluttanti, adagiate sullo sfondo ceruleo dei posti a sedere. Cinquanta minuti dopo, in preda al venticinquesimo attacco di pazzia, Cusack da’ fuoco alla stanza, ma invece che entrare nella lista dei decessi della 1408 (cosa che peraltro sarebbe stata anche originale, dato che nella lista di disgrazie la causa-incendio mancava), viene salvato dalla polizia, dai vigili del fuoco, dalla protezione civile e dalla ex-moglie che ancora lo ama. Questa è la vera vena horror del film: tutte noi donne abbiamo più paura di doverci ricaricare sulle spalle un marito alcolista, visionario, pazzoide e disoccupato piuttosto che dormire una notte nella 1408. Un plauso alla regia di Mikael Hafström (Derailed): dirigere un singolo attore in uno spazio scenografico così limitato, senza l’ausilio della computer grafica per gli effetti speciali è effettivamente una bella e lodevole sfida, da cui esce vittorioso. Il buon vecchio King, invece, dovrebbe fare qualche trasfusione di novita’ alla sua vena creativa… i quadri parlanti li abbiamo gia’ visti in Harry Potter, i fantasmi trasparenti in Ghostbusters, le stanze infestate da una maledizione ci sono anche nel cartone Disney “La Bella e la Bestia” che, sinceramente, è quasi più spaventoso.La Stanza 1408: un iniziale mix d’intelligente tensione e buone premesse, sviluppate in modo banale e senza particolari prospettive. Forse i produttori non hanno tenuto conto che il risultato della somma dei numeri della stanza non è di buon augurio negli USA?
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Nota: di Alice Peruzzo
La Stanza 1408

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