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Quando L'Amore Brucia L'Anima – Walk The Line

Recensione: Quando L’Amore Brucia L’Anima – Walk The Line

I biopic sono pellicole rischiose e scivolano spessissimo nell’agiografia più spericolata e zuccherosa. A volte semplicemente riportano l’immagine di qualcuno solo per meta’: tossico più che sensibile, innamorato di una donna più che della musica.

SCHEDA TECNICA

SCHEDA DVDIl film dell’amato James Mangold (Ragazze Interrotte) racconta la storia (essenzialmente d’amore) di Johnny Cash, grandissimo del country e del rock contemporaneo di Elvis, e June Carter, fanciulla per bene che patisce le accuse e la caccia alle streghe tipiche del post Grande Depressione.è il timore di essere bollata, marchiata come cattiva  madre e di conseguenza esserlo per davvero, a tirare il freno a mano dei sentimenti di June, che non si concede a John che per una notte in quasi un ventennio, tiranneggiando il cuore del turbolento e fragile cantautore, distrutto dalle droghe e da un sentimento impossibile. La storia di Cash viene forse fin troppo “sporcata” dai cliché di genere: un padre perennemente recusatorio nei confronti di un figlio che non si sente mai “all’altezza” delle aspettative genitoriali, anche quando miliardario e famoso (praticamente la storia di Rino Gaetano su Rai Uno). Una madre silente e passiva, un fratello “figlio unico” morto prima di poter commettere errori, pertanto perfetto e irraggiungibile.Johnny suona una musica che abbraccia il blues e il rock e strizza l’occhio al boogey come al country, consegnandosi alla memoria dell’umanita’ per via di spericolate sperimantazioni testuali e scelte sopra le righe come eseguire una registrazione dal vivo alla Folsom Prison, Itaca e musa di tante sue narrazioni.
Rendere dunque la musica “narratore fuori campo”, consente ai testi di Cash di regalarci le più dettagliate scritture sulla sua anima, in una decisione registica apprezzabile, che  sfiora il musical o la commedia musicale per via di un folto minutaggio in note. Ma la leggerezza del film ne esce indenne: i pezzi di Cash o del duo Cash Carter sono talmente divertenti, interessanti e fortemente narrativi, da cullare lo spettatore in un universo di memorie artistiche e retrò affascinante e piacevole. Eppure non tutto gira a dovere in questa comunque fascinosa pellicola: la fotografia non riserva momenti particolarmente interessanti e si mantiene per lo più dalle parti del “fortemente hollywoodiano” quindi “fortemente patinato”. La sceneggiatura è in alcuni punti confusa e poco decisa, e proprio le evoluzioni dei due personaggi non sono esaurientemente approfondite: June, dura ed enigmatica per tutto lo scorrere degli eventi, sembra accettare di sposare John più per un colpo di testa o per sfinimento che per via di un sopraggiunto irrefrenabile amore.John, ossessivo ai limiti del maniacale, sembra quasi “ricorrere” alla musica come espediente per poter stare finalmente con la sua sfuggente amata. La musica e i concerti si prefigurano quindi come luogo d’incontro di una liason osteggiata dai suoi stessi protagonisti, e ciò che vibra fiammante dai fotogrammi ripresi da Mangold è un amore che cerca un contesto per esistere, ma è l’amore per una donna, non per le sette note.Phoenix è bravissimo nel dare carne e sudore (tanto sudore!) ai personaggi innervati di una vena schizzoide e borderline (vedi Commodo), possiede sfumature interessanti da attore completo e complicato: suscita rabbia, asfissia ma anche tenerezza e senso di protezione. L’Oscar era più suo che della Witherspoon, sicuramente in parte ma discontinua, e più capace nel secondo tempo del film, quando smagrita e indurita sotiene ferrea di non voler più “Rivestire i panni del ragazzino olandese che mette il dito nella diga”, alludendo alla sua incapacita’ di pensarsi come salvatrice, tutrice o infermiera, di qualcuno che non siano le sue figlie. E poi diciamolo, la Witherspoon ha condensato tutto il suo potere mimetico e istrionico nel parrucco alto e bruno che indossa per rivestire i panni di June, ma a parte la riproduzione di questo dettaglio il suo faccino solare da “rivincita delle bionde” resta credibile fino a un certo punto: l’impegno c’è stato, ma vuoi mettere come funzionava meglio una Ashley Judd, volto country granitico e ambivalente?
Walk The Line (Riga Dritto, è questo il titolo originale!) racconta in maniera non troppo innovativa la rincorsa esistenziale di un uomo nei confronti dell’unico grande amore della sua sballata vita, una corsa senza tregua a colpi di testi di canzoni e chitarre sfasciate, promesse di autonomia e dipendenza ostinata da qualsiasi sostanza alterante. Non sappiamo se i due grandi del rock avrebbero voluto essere raccontati così (l’amore su tutto), di certo le scritte in sovrimpressione che terminano il film e raccontano la morte di Cash quattro mesi dopo la dipartita della sua June, fanno supporre che si, forse la loro è stata un vita consacrata vicendevolmente all’amore, prima che alla musica.Quando L’Amore Brucia L’Anima – Walk The Line : Biopic non memorabile ma godibile: per chi non si spazientisce con i film cantatiLa Frase: “Lei ha niente contro l’aviazione?
Beh, io si.”, Joaquin Phoenix, Quando L’Amore Brucia L’Anima – Walk The Line, 2006
 
     

Nota: di Roberta Monno
Quando L’Amore Brucia L’Anima – Walk The Line

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